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domenica 9 febbraio 2014

Paolo Di Nella, l'agonia della violenza politica

PaoloDiNella

Nell’anniversario dalla morte del giovane nazionalrivoluzionario, un ricordo, un pensiero, una preghiera.

 

Non sarà facile, stasera. Parleremo, come sempre facciamo qui a Telefono Giallo di un delitto rimasto senza colpevoli ufficialmente riconosciuti, ma parleremo soprattutto della morte di un ragazzo di vent’anni, Paolo Di Nella, fascista romano’.

Comincia così una puntata di Telefono Giallo, la trasmissione di Rai Tre condotta da Corrado Augias. ‘Parleremo di un delitto e parleremo di Paolo Di Nella e inevitabilmente ritroveremo il clima e l’atmosfera di tante nostre città di questo Paese nei primi anni del decennio che sta per concludersi. Disordini di piazza, scontri, la contrapposizione anche fisica di idee politiche opposte, la dissipazione di vite umane frutto di quella degenerazione della politica inutile, infantile, che è la violenza di piazza in un Paese democratico’.

La cronaca di quel 2 febbraio è storia nota, ne abbiamo parlato anche qualche giorno fa sul Giornale d’Italia, nell’anniversario dell’aggressione. Quello che accade, invece, il 9 febbraio del 1983, e di cui ricorre oggi il trentunesimo anniversario, è l’epilogo di quell’atto tremendo e irragionevole, di quell’attacco alle spalle, di quella violenza cieca e maledetta. Paolo muore il 9 febbraio 1983, il fiore è stato reciso, un’altra vita è stata spezzata, l’ultima di quegli anni infami. Il sangue di Paolo, il dolore di quei giorni, le lacrime di chi gli ha voluto bene, il senso di vuoto, un grido al cielo che lo vuole ‘presente’ suggellano la fine degli anni di piombo.

Ma chi è Paolo Di Nella? ‘Un militante politico – dice ancora Augias – che la sua militanza l’aveva cominciata giovanissimo, a 14 anni, iscrivendosi al Fronte della Gioventù’.

Il filmato è un documento eccezionale che trascina indietro nel tempo, in un’epoca a colori sbiaditi, che sembra lontanissima e forse lo è davvero. Le immagini di Telefono Giallo propongono un’intervista ad un giovane Gianni Alemanno con la celtica al collo, all’epoca (fine anni ’80) segretario nazionale del Fronte della Gioventù, che di Paolo era stato il migliore amico. Una bella foto inedita di Paolo, i capelli lunghi, gli occhiali. Un’altra che lo ritrae seduto a terra, vicino alla sua moto. E poi Daniela, giovanissima, graziosa, gli occhi grandi, che ci racconta Paolo con i capelli lunghi e sporchi di colla, con i jeans anch’essi sporchi della colla delle affissioni. E poi una giovane R. A., riconoscibilissima ormai come Roberta Angelilli, con la didascalia che recita ‘un’amica di Paolo’ che lo racconta come una persona sempre disponibile e attenta a i problemi degli altri.

Nel filmato vediamo anche la mamma di Paolo, la sua dignità nel dolore è grande, la sua testimonianza toccante, intensa. Quanto dolore nel rievocare quelle ore, la corsa forsennata al Pronto Soccorso, l’ambulanza che sfreccia in una inutile corsa contro il tempo. E ancora l’intervista al professor Merli, il medico che eseguì l’autopsia sul corpo di Paolo. Una testimonianza tecnica, la sua, che fa rabbrividire: l’osso temporale di Paolo era stato fatto a pezzi, con gravi lesioni a livello dell’arteria meningea media. E ancora, un’intervista ad Ugo Vetere, le sue parole di responsabilità, la sua riflessione sulla vita umana.

Uno speciale che varrebbe la pena di ascoltare – e guardare – dall’inizio alla fine, una trasmissione introvabile sul web ed estremamente particolareggiata. La visita del presidente Pertini al Policlinico, quella del sindaco di Roma Ugo Vetere, il telegramma di condoglianza di Berlinguer, il segno dei tempi che sono cambiati. E poi i funerali, ‘carichi di tensione’ dice Augias, di cui va in onda un servizio del tg. Anche questo è un viaggio nel tempo senza eguali. Quella bara, con il tricolore e la bandiera con la croce celtica, e il ‘presente’ che risuona nella piazza, tante voci che sembrano una voce sola. Augias ricorda come quell’evento tragico lasciò presagire che qualcosa di grave poteva ancora succedere, per rappresaglia. E invece non accadde nulla: il senso della responsabilità ebbe il sopravvento, quegli anni dovevano finire, per sempre. E finirono.

E poi le rivendicazioni, e le  indagini, gli identikit, i confronti all’americana a cui Daniela venne sottoposta, che sono una storia lunga e complessa che non possiamo approfondire in questa sede – ma non mancheremo di farlo - e  che non porteranno nessuno sul banco degli imputati. Un altro delitto impunito, un'altra vittima senza colpevoli. Per Paolo oggi resta un ricordo, un pensiero, una preghiera. Gli anni di piombo sono finiti, anche se ad un prezzo troppo alto.

Emma Moriconi


L'Esempio di un ragazzo semplice

Il filo rosso che unisce i militanti attraverso le parole di chi vuole ricordare

Paolo Di Nella è un simbolo di semplicità, un esempio per tutti i ragazzi che hanno scelto di fare politica. Quella politica vissuta ventiquattro ore al giorno, quella fatta di riunioni, volantini, affissioni e battaglie politiche e sociali. Come l'ultima di Paolo, quella per il verde pubblico del suo quartiere (il Trieste Salario di Roma). Come quelle che oggi, a distanza di anni, chi fa politica combatte ogni giorno. Scrivendo un articolo, girando un film, sforzandosi di trovare qualcosa di ancora puro in un mondo divenuto sempre più preda di arrivisti e poltronari.

A Paolo la sua sezione ha sempre dedicato uno striscione, affisso a Piazza Gondar a fianco al murales che lo ricorda. Con frasi scelte tra quelle che più rappresentano il modo di interpretare la vita e la politica che Lui e gli altri che si sono sacrificati per quello in cui credevano hanno saputo incarnare. A Paolo sono state dedicati anche pensieri, brani, giornaletti auto prodotti da quei ragazzi che hanno cercato di seguire il suo esempio. Leggerli oggi, a più di trent'anni dalla sua morte, dà una sensazione di malinconia e di orgoglio. Un misto di tristezza per tutto quello che è andato via per sempre e di gioia per essere riusciti, nonostante tutto, a portare avanti la fiaccola che Paolo non può più tenere tra le sue mani. Mani che oggi sono diventate di tutti coloro che si ritrovano in queste parole dedicate a Paolo.

Arrivederci Paolo

Sebbene i minuti seguitino a correre come sempre ed a quella notte sia seguito un altro giorno, come è solito al tempo, per noi niente è cambiato. La rabbia, il dolore. Il rimpianto per ogni momento passato con te è impresso nella nostra mente, nel nostro cuore. E’ il prezzo di una scelta di vita, di chi si misura con il mondo, le sue leggi e la sua morale, con la gente qualunque ed il suo modo di essere. Ora, per tanta della gente per cui lottavi, non sei che un ricordo lontano, un “povero ragazzo” finito male e da dimenticare in fretta. Per noi è diverso, ma non lo capiranno mai. Non si può capire ciò che non si è mai stati.

Uno di noi, questo sei. Le definizioni non contano quando si è esempio di vita anche nella morte. Un esempio fatto di gesti insignificanti e momenti gloriosi, che adesso assumono un valore enorme per chi con te lottava, soffriva, voleva vivere. Un esempio che è ricordo, ed è solo nostro.

Non abbiamo niente a che spartire con chi, nato dall’odio, è vissuto nell’odio e per l’odio; con chi è responsabile di questa società crudele ed ipocrita che ha spento le più vive componenti della personalità umana tentando di uccidere la stessa forza del pensiero. Ma lentamente, come l’acqua corrode le rocce, il nostro pensiero sconfiggerà il potere e all’oggi, che è rapido come un baleno, seguirà un domani eterno. Lì ci incontreremo! (Fronte della Gioventù Trieste Salario)

Noi ci siamo!

E’ difficile parlare di Paolo, che ha dato la vita per quell’Ideale in cui tutti crediamo, che è stato capace di sacrificare la propria giovinezza in nome di qualcosa di più alto, di più luminoso, di più vero. E’ difficile perché qualunque parola sembra inappropriata se usata per descrivere il gesto di un ragazzo come noi, che per il solo fatto di aver scelto la strada più dura, è morto a vent’anni. E’ difficile perché di fronte al sacrificio estremo spesso ci si sente estremamente piccoli e inadeguati e qualunque cosa si dica o si faccia sembra sciocca. E’ difficile, ma vogliamo provarci lo stesso, seguendo quel filo rosso che ci lega indissolubilmente a chi ha percorso prima di noi la strada sulla quale oggi stiamo camminando. Molti di noi hanno conosciuto Paolo solo ascoltando i ricordi di chi ha diviso con Lui la militanza quotidiana, leggendo la sua storia, guardando negli occhi sua madre. Eppure possiamo dire di aver vissuto con Lui, perché dividiamo la stessa anima.

Stasera, come in tutti gli altri giorni della nostra vita, vogliamo dire a Paolo, e a tutti quelli che sono con lui in quella verde valle lontana e senza tempo, è che noi ci siamo. Con tutte le nostre debolezze, con la stanchezza e lo scoraggiamento che a volte si fanno davvero pesanti, con i piccoli sacrifici di ogni giorno, che non sono niente se paragonati al loro. Ci siamo, e continuiamo, nel nostro mondo e nel nostro tempo, a percorrere la strada che prima di noi ha visto i loro passi svelti attraversare la vita, consapevoli del fatto che abbiamo scelto di vivere un ideale che va oltre il tempo e oltre la storia, un ideale che ha vissuto in loro e che ora vive in noi. Ci siamo, e sappiamo che in ogni semplicissimo atto della militanza di ogni giorno, come un’affissione, un volantinaggio, una riunione, un’assemblea, ci sono con noi anche loro.

C’è chi il sangue è chiamato a versarlo tutto insieme e chi goccia a goccia: quando ci sentiamo stanchi e scoraggiati, quando ci assalgono i dubbi sulla scelta della militanza, sarà sufficiente pensare a chi, ragazzo di vent’anni come noi, ha versato il suo sangue tutto insieme e ci ha lasciato il dono più prezioso che si possa mai ricevere: un esempio da seguire (da Coordinamento, bollettino a cura del nucleo Azione Giovani “Francesco Cecchin”).

Cristina Di Giorgi

Da: http://www.ilgiornaleditalia.org

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