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lunedì 16 settembre 2013

15 settembre 1943: nasce la Repubblica Sociale Italiana

bandierarsi

“Ai fedeli camerati di tutta Italia. Da oggi assumo nuovamente la suprema direzione  del Fascismo in Italia.

Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Partito repubblicano Fascista.

Ordino che tutte le autorità  militari, politiche, amministrative  e scolastiche, nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del Governo della capitolazione, riprendano immediatamente i loro posti e i loro uffici.

Ordino l’immediato ripristino di tutte le istituzioni del Partito con i seguenti compiti: appoggiare efficacemente e cameratescamente l’esercito germanico, dare al popolo immediata assistenza morale e materiale, riesaminare la posizione dei membri del Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di Stato, punendo esemplarmente i vili e i traditori.

Ordino la ricostituzione di tutti i reparti e le formazioni speciali della Milizia”.

Con queste parole Benito Mussolini dà il via alla Repubblica Sociale Italiana. È il 15 settembre 1943.

Gli ufficiali delle forze armate sono liberati dal giuramento al re, che, capitolando, “ha consegnato la Nazione al nemico e l’ha trascinata nella vergogna e nella miseria”.

Il 18 settembre il Duce lascia la Germania. Claretta Petacci ha riacquistato la libertà da poche ore.

“Tu non sai, Ben, cosa vuol dire fare il tuo nome tra queste mura spente e fredde. – ha scritto nelle sue ultime annotazioni durante la prigionia - È come se il sole biondo e vivo accendesse di gloria la stanza. È come se tutto splendesse e ogni male, vinto dalla luce, scomparisse. In questo momento passa un aereo da bombardamento come il tuo – ricordi? – quando volavi sulla mia casa e mi facevi tremare il cuore di paura, abbassandoti con la meravigliosa incoscienza della giovinezza che non teme né valuta il pericolo …”

Ma il Duce è stanco, lo nota chi gli è vicino: “Mussolini è smagrito – racconta nelle sue annotazioni Spampanato – ha la barba che gli fa sul viso un’ombra densa. Gli occhi sono più lucidi, o sembrano; e lo sguardo non si ferma in quegli attimi di fissità perentoria per cui i cortigiani parlavano di magnetismo … ma la voce lascia presto ogni riflesso emotivo, è chiara, lenta, s’alza sugli argomenti e li afferra, li tiene con un antico timbro di potere. È ancora il Duce”.

Quell’unità morale e politica perduta

“Io avevo fiducia nel re - confida Mussolini a Buffarini – quei signori sbagliarono – aggiunge, riferendosi ai traditori del 25 luglio – non  hanno solo smantellato il nostro regime. Hanno messo in pericolo l’unità morale, l’unità politica della nazione”. Sembra, ascoltando oggi queste parole, di sentire la voce di un oracolo: quell’unità morale e politica, da quel 25 luglio, l’Italia non la ritroverà mai più.

“Ai fascisti potrebbe convenire – aggiunge il Duce – che passi la tempesta della guerra prima di tornare all’azione. Oggi si caricherebbero anche di responsabilità non loro. Ma il Fascismo non fece mai dell’azione un  problema di convenienza. Per noi l’azione resta un problema di responsabilità”.

Mussolini, tornato in Italia, si mette subito al lavoro. Ma ha anche bisogno di riflettere. “Ditemi – chiede a Filippo Anfuso – quali sono i miei torti?”

“Il torto principale che vi attribuiscono gli Italiani – risponde Anfuso - è di essere entrato in guerra e di averli vestiti da soldati”.

“Voi vi ricordate come siamo entrati in guerra? – domanda il Duce – se voi ricordate, dissensi non ce ne furono. Dirò di più. Che venni incoraggiato dal re ad entrare in guerra. Ma, a parte questo dettaglio ed anche se io non mi fossi curato di raccogliere questi o altri consensi, credete che ci sarebbe stato un altro italiano che, nelle mie condizioni, posto cioè a raccogliere quanto gli Italiani dicevano di volere da tanto tempo, avrebbe agito diversamente?”

“Sempre socialista”

“Sono sempre rimasto socialista – dice il Duce a Ferruccio Gatti alla Rocca delle Caminate – ma del socialismo più puro e meno materialista, inteso solo nell’interesse del popolo”.

E infatti il manifesto-programma è socialista fin nel midollo, ricco di intuizioni assolutamente moderne, eccellente precursore dei tempi: “il primo rapporto nazionale del Partito Fascista Repubblicano leva il pensiero ai Caduti del Fascismo repubblicano, sui fronti di guerra, nelle piazze, delle città e dei borghi, nelle foibe dell’Istria e della Dalmazia, che si aggiungono alle schiere dei martiri della rivoluzione, alle falangi di tutti i morti per l’Italia …”. Quei morti nelle foibe, di cui Mussolini parla nella carta del 1943, per decenni saranno dimenticati, abbandonati al loro destino di oblio. Solo dopo lunghi anni di lotte, finalmente, si comincerà  a trovarne traccia sui libri di scuola.

E le direttive: “Sia convocata la Costituente, potere sovrano di origine popolare, che dichiari la decadenza della monarchia, condanni solennemente l’ultimo re traditore e fuggiasco, proclami la Repubblica sociale e ne nomini il Capo. La Costituente sia composta da rappresentanti di tutte le associazioni sindacali e di tutte le circoscrizioni amministrative, comprendendo i rappresentanti delle province invase, attraverso le delegazioni degli sfollati e dei rifugiati sul suolo libero. Comprenda altresì le rappresentanze dei combattenti; quelle dei prigionieri di guerra … e di ogni altro corpo o istituto la cui partecipazione contribuisca a fare della Costituente la sintesi di tutti i valori della Nazione”.

E i diritti del cittadino nella RSI: “diritto di controllo e di responsabile critica sugli atti della pubblica amministrazione; ogni cinque anni il cittadino sarà chiamato a pronunciarsi sulla nomina del Capo della Repubblica” … in tema elettorale “un sistema misto (ad esempio, elezione popolare dei rappresentanti alla Camera  e nomina dei Ministri per parte del Capo della Repubblica e del Governo …) sembra sia più consigliabile”. La tessera del partito “non è richiesta per alcun impiego o incarico”. “La religione della Repubblica è la cattolica apostolica romana. Ogni altro culto che non contrasti alle leggi è rispettato” … “realizzazione di una comunità europea, con la federazione di tutte le Nazioni che accettino i seguenti principi fondamentali: eliminazione dei secolari intrighi britannici dal nostro Continente; abolizione del sistema capitalistico interno e lotta contro le plutocrazie mondiali; valorizzazione, a beneficio dei popoli europei e di quelli autoctoni, delle risorse naturali dell’Africa, nel rispetto assoluto di quei popoli, in ispecie, musulmani, che, come l’Egitto, sono già civilmente e nazionalmente organizzati”.

E, in materia sociale: “base della Repubblica sociale e suo oggetto primario è il lavoro, manuale, tecnico, intellettuale, in ogni sua manifestazione. La proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana, è garantita dallo Stato. Essa non deve però diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini, attraverso lo sfruttamento del loro lavoro. … in ogni azienda … le rappresentanze dei tecnici e degli operai cooperano intimamente – attraverso una conoscenza diretta della gestione – all’equa fissazione dei salari, nonché all’equa ripartizione degli utili tra il fondo di riserva, il frutto del capitale azionario e la partecipazione agli utili stessi per parte dei lavoratori …” e in ambito agricolo: “l’esproprio delle terre incolte e delle aziende mal gestite può portare alla lottizzazione tra braccianti da trasformare in coltivatori diretti, o alla costituzione di aziende cooperative, parasindacali o parastatali, a seconda delle varie esigenze dell’economia agricola”. … “Quello alla casa non è soltanto un diritto di proprietà, è un diritto alla proprietà. Il Partito iscrive nel suo programma la creazione di un ente nazionale per la casa del popolo, il quale … provveda a fornire in proprietà la casa alle famiglie dei lavoratori di ogni categoria, mediante diretta costruzione di nuove abitazioni o graduale riscatto delle esistenti. In proposito è da affermare il principio generale che l’affitto – una volta rimborsato il capitale e pagatone il giusto frutto – costituisce titolo di acquisto”. “Come primo compito l’ente risolverà i problemi derivanti dalle distruzioni di guerra, con requisizione e distribuzione di locali inutilizzati e con costruzioni provvisorie”. “Il lavoratore è iscritto d’autorità nel sindacato di categoria … i sindacati convergono in un’unica Confederazione che comprende tutti i lavoratori … essa si denomina Confederazione generale del lavoro, della tecnica e delle arti”. Intuizioni dotate di socialità e del tutto moderne, attualissime, che ottimamente si adattano, a ben vedere, anche ai tempi odierni. Il diritto alla casa, i diritti dei lavoratori, il concetto di Europa, la socializzazione sono momenti dello Stato che oggi, settant’anni dopo, gli Italiani, per sempre divisi moralmente e politicamente, sognano. Forse invano.

Emma Moriconi

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