Vogliamo giustizia!

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Giustizia per i morti di Bologna

Ultimissime del giorno da ADNKRONOS

martedì 30 aprile 2013

Aggiornamenti EURASIA ( 22/04 – 28/04 2013 )

eurasia

 

Di seguito il sommario degli aggiornamenti della Rivista "Eurasia" dell’ultima settimana (dal 22 al 28 aprile 2013):

Indice

  • Articoli e saggi
  • Pubblicazioni

Articoli e saggi

William Bavone, LA TEORIA DEL COMPLOTTO IN AMERICA LATINA: SPUNTI PER INTERESSANTI RIFLESSIONI

Su Li, IL DOPPIO CRITERIO STATUNITENSE SUI DIRITTI UMANI MESSO IN EVIDENZA

Giacomo Barolo, PERCHÉ LE SANZIONI INTERNAZIONALI CONTRO L’IRAN SONO INUTILI

Andrea Fais, IL PRESIDENTE ASSUME MAGGIORI POTERI MENTRE L’ITALIA TRABALLA NELLA CRISI

Marco Bagozzi, IL RAPPORTO PRIVILEGIATO TRA MONGOLIA E COREA POPOLARE

INTERVISTA AL CONSOLE BIELORUSSO IN SARDEGNA GIUSEPPE CARBONI

Eleonora Peruccacci, U.S.A.: CAMBIAMENTI NEL BACINO DI VOTO E SCELTE POLITICHE

Fadil Moslemani, TRA «GEOPOLITICA UMANITARIA» E DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE. IL CASO DEL CICR IN PALESTINA (1947-1950)

Fabio Falchi, MASCHERA E VOLTO DELLA POLITICA ITALIANA

Carlo Fanti, GENESI DEL POTERE AEREO. GIULIO DOUHET E LA TEORIA DEL BOMBARDAMENTO STRATEGICO

Redazione, “LA REPUBBLICA ISLAMICA DELL’IRAN TRA ORDINAMENTO INTERNO E POLITICA INTERNAZIONALE”, FOTO

Pubblicazioni

E' attualmente disponibile in libreria l’ultimo numero (1/2013) di "Eurasia" (XXIX), intitolato "Imperialismo e Impero”.


...E tanti altri articoli sono disponibili sul sito!

La Redazione.

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lunedì 29 aprile 2013

In ricordo di Sergio Ramelli e Enrico Pedenovi

Aggredito il 13 marzo del '75 da Avanguardia Operaia, morirà il 29 aprile dopo un'orribile agonia.

SergioRamelli2013

ll processo per l'omicidio del giovane missino milanese si concluderà solo nel '90

“Hazet 36, fascista dove sei? Hazet 36, fascista dove sei? Hazet36, fascista dove sei?”

Uno slogan, quello di Avanguardia Operaia, che fa gelare il sangue anche a trentotto anni di distanza. Cinque parole che,ripetute ossessivamente, restano il sinonimo di una condanna a morte.

Milano, Marzo ‘75. Sergio Ramelli sta tornando a casa. Fino a qualche mese prima studiava all’Istituto tecnico Molinari. Sezione V J. È bravo a scuola, Sergio. Diligente ed appassionato. Di matematica e di chimica, così come di politica. È di destra, Ramelli. “Fascista” come lo si può essere quando ancora ci si siede tutti i giorni sui banchi, in classe. È un militante del “Fronte della Gioventù”, l’organizzazione giovanile del Msi. L’amore per la politica e l’essere così diligente, firmano la sua condanna a morte. Sì, capita anche questo nella Milano degli anni di piombo. Capita che un bravo ragazzo scriva un tema contro le Brigate Rosse. Capita poi che il collettivo di Avanguardia Operaia “intercetti” misteriosamente quel compito in classe. Ed il gioco è fatto. Basta niente per diventare il bersaglio dei “compagni” di turno. Sputi, insulti, minacce. Tutto nei corridoi di scuola. Tutto sotto gli occhi indifferenti di professori che simpatizzano per i ragazzi di sinistra. A difendere Sergio per aver scritto sulle facciate di un foglio protocollo che i brigatisti rossi non sono eroi, ma assassini (che hanno ammazzato due militanti del Msi a Padova, un anno prima), non si schiera nessuno. Dalla parte di Ramelli ci sono solo i “suoi” camerati del Fronte della Gioventù. Ma questo non basta.

Non ha nemmeno vent’anni, Sergio Ramelli, quando un gruppo di universitari comunisti, tutti più grandi di lui, lo aggredisce sotto casa. Ha cambiato scuola, Sergio. Dopo tutto quello che ha passato al Molinari, i suoi genitori lo hanno iscritto ad un istituto privato, che frequenta il pomeriggio. Per aiutare sua mamma va a fare la spesa vicino casa. Usa il “Ciao”, il motorino –usato- che gli hanno comprato i suoi. Dopo le commissioni, torna a casa puntualissimo, all’una meno dieci, per il pranzo. Il 13 marzo non fa eccezione. Ad aspettarlo, davanti al cancello, sono in cinque. Cinque contro uno. Sergio non ha alcuna possibilità di difendersi. Lo massacrano a colpi di Hazet 36. Una chiave inglese che è lunga 45 centimetri e pesa quasi tre chili e mezzo. Riesce ad essere letale proprio come un colpo di pistola, ma è molto più facile da reperire. Per trovarla basta andare dal ferramenta e costa poco. È perfetta per spaccare il cranio di un ragazzo che non può reagire in alcun modo. Un colpo, due, tre. E ancora, senza fermarsi. Sergio grida, cerca di coprirsi il volto con le mani. Ma non basta. Cade a terra.

Marco Costa, uno degli esponenti di AO, ricorda l’aggressione per filo e per segno. La racconta così, nel 1987, al processo. La sua lucidità è disarmante. “Ramelli capisce, si protegge la testa con le mani. Ha il volto scoperto e posso colpirlo li, al viso. Ma temo di sfregiarlo, di spezzargli i denti. Gli tiro giù le mani e lo colpisco al capo con la chiave inglese. Lui non è stordito, si mette a correre . Si trova il motorino fra i piedi ed inciampa. Io cado con lui. Lo colpisco un’altra volta. Non so dove: al corpo, alle gambe. Non so. Una signora urla ‘Basta, lasciatelo stare! Così lo ammazzate!’ Scappo, e dovevo essere l’ultimo a scappare”.

L’altro killer, Giuseppe Ferrari Bravo ha un ricordo altrettanto nitido: “Aspettammo dieci minuti, e mi parvero un’esistenza. Guardavo una vetrina , ma non dicevo nulla. Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice ‘Eccolo!’, oppure mi dà una gomitata. Ricordo le grida: ‘Basta, basta!’. Dura tutto pochissimo… Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era accaduto”.

Quando sua madre arriva, tenendo per mano Simona, la più piccola della famiglia, Sergio ha già perso conoscenza. Il suo “Ciao” è a terra. Intorno a lui c’è un capannello di gente. Mamma Anita si getta su di lui. Respira. È ancora vivo. Sul marciapiede c’è un lago di sangue e frammenti di materia cerebrale. È uno spettacolo agghiacciante. L’agonia di Sergio dura 46 giorni. Anita racconta quell’interminabile mese e mezzo al processo, con un dolore misto ad una dignità sconfinata: “Non dimenticherò mai, per tutta la vita, quando lo portarono all’ospedale. Gli amici di Sergio non lo potevano venire a trovare perché il Policlinico era proprio davanti alla Statale, e i rossi erano sempre la davanti.  Tennero anche loro un presidio: non erano in tanti, ma erano li apposta per vedere le facce di quelli che salivano da lui. Sergio, d’altronde, non poteva essere visto da nessuno. (…) Il dottore mi spiegò subito che, purtroppo, essendo Sergio destro e non mancino, sarebbe andato incontro alla sicura paralisi e al mutismo perché gli avevano colpito i centri nervosi più importanti proprio di quel settore cerebrale. Un giorno incontrai anche l’anestesista e mi dichiarò che non aveva mai visto niente di così spaventoso”.

Sempre Anita Ramelli: “Io andavo in ospedale al pomeriggio, mio marito la mattina. Un giorno entrai nella stanza, aveva gli occhi aperti e mi guardava, ma non riusciva a parlare. Emetteva solo suoni, si indicava con il dito la testa. Ricordo che gli chiesi: ‘Sergio, vuoi dirmi che ti fa male la testa?’ Lui scosse leggermente il capo come a dire di no.”

Per un mese e mezzo Sergio Ramelli combatte disperatamente la sua battaglia con la vita. Le lesioni al cranio, inferte con l’Hazet36 che pesa più di tre chili, però, ce l’hanno vinta. Troppo grave il trauma subito. Sergio muore il 29 aprile, a soli 19 anni. La sua colpa è solo quella di essere “fascista”, il peccato originale che condanna tanti ragazzi in quegli anni maledetti che hanno il colore del piombo e delle chiavi inglesi.

Pochi giorni dopo si celebrano i funerali. C’è un mare di gente, tutto il popolo della destra milanese, per dare l’ultimo saluto a quel ragazzo per bene ammazzato con una ferocia inaudita, sotto casa. Solo perché missino. Solo per un tema, in fondo. Eppure, i magistrati dell’Ufficio politico che stanno indagando su chi ha aggredito Ramelli, invece di concentrarsi sull’omicidio, pensano bene di arrestare per “apologia di reato” quattro militanti che, al termine delle esequie, accompagnano il feretro con il saluto romano. Nel frattempo, però, dalle finestre della Facoltà di Medicina che affacciano proprio su Piazzale Gorini, un gruppo  di studenti appartenenti ad Avanguardia Operaia sta facendo le foto a tutti i giovani missini che hanno partecipato alla funzione. Quegli scatti verranno ritrovati, anni dopo, nel covo di AO (poi divenuto di “Democrazia Proletaria”) in viale Bligny. A Milano.

Le indagini portate avanti dagli inquirenti nei giorni e nei mesi successivi alla morte di Sergio Ramelli arrivano ad un disarmante nulla di fatto. Tutti sanno come sono andate le cose, ma non ci sono le prove. In ogni caso, l’unica certezza è che i sospetti si concentrano su di un gruppo di universitari della Facoltà di Medicina.

Per conoscere la verità sulla morte di Ramelli si devono aspettare esattamente 10 anni. Il merito è tutto di due magistrati: Maurizio Grigo e Guido Salvini. È grazie ai due giudici istruttori (che nel 1985 stanno indagando sulla “falange” milanese di Prima Linea) che si torna a parlare dell’omicidio del giovane missino. Salvini e Grigo riescono a dimostrare che Autonomia Operaia decide di “condannare a morte” Ramelli appena diventa pubblico il contenuto del suo compito in classe. Roberto Grassi, uno dei capibastone di AO alla Statale di Milano, ex studente del Molinari (l’istituto frequentato da Sergio, prima di cambiare scuola), decide che il gruppetto di universitari, di cui si è autoproclamato capo, è pronto per il suo “battesimo del sangue”. Bisogna andare a“sprangare” un fascista. Questo è l’ordine. Il piano viene preparato da una decina di studenti, quasi tutti della facoltà di Medicina, fra di loro c’è anche una donna (che verrà identificata come Brunella Colombelli). Sotto casa di Sergio arrivano in 4 o 5. Ad aggredirlo, materialmente, sono in due: Giuseppe Ferrari Bravo e Marco Costa.

Il processo per l’omicidio di Ramelli comincia il 14 Settembre del 1987. A difendere la sua famiglia, che si è costituita parte civile, c’è Ignazio La Russa.  Sergio è morto da 12 anni.

Ad essere rinviati a giudizio (fra mandanti, preparatori ed esecutori materiali) sono in dieci. Claudio Colosio, Franco Castelli, Giuseppe Ferrari Bravo, Luigi Montinari, Walter Cavallari, Claudio Scazza. Tutti praticanti medici quando inizia il processo e studenti all’epoca dell’aggressione. A questi va aggiunta Brunella Colombelli, diventata nel frattempo ricercatrice.E ancora, Giovanni Di Domenico, al momento dell'arresto consigliere in forza a Democrazia Proletaria a Gorgonzola, nonché Antonio Belpiede, capogruppo del PCI a Cerignola (Foggia) e Marco Costa, che con Ferrari Bravo, oltre ad avere ucciso Ramelli, gestisce anche l'archivio segreto di viale Bligny.

Il 16 maggio 1987 la II Corte d’Assise di Milano assolve Di Domenico per insufficienza di prove. Cavallari viene dichiarato estraneo ai fatti. Tutti gli altri imputati vengono condannati per omicidio preterintenzionale. In sostanza, viene detto, l’idea di partenza non era quella di uccidere Ramelli, ma nel corso dell’aggressione, gli esecutori hanno deciso di correre il rischio che la vittima potesse rimanere uccisa. Marco Costa e Giuseppe Ferrari Bravo vengono condannati rispettivamente a 15 anni e sei mesi di reclusione. Claudio Colosio viene condannato a 15 anni; Antonio Belpiede 13; Brunella Colombelli 12 (per aver indicato al commando di Avanguardia Operaia il luogo e l'ora in cui colpire); Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari a 11 .

Il 2 marzo 1989 la Corte d’Assise d’Appello di Miano, presieduta da Renato Cavazzoni, riconosce l’attenuante del “concorso anomalo”, che riduce sensibilmente tutte le condanne decise dal Tribunale di primo grado.

Il 22 gennaio 1990 la I sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, rigetta i ricorsi della difesa e confermando la sentenza dei giudici d’Appello.

Per arrivare ad una condanna definitiva, sono stati necessari 17 anni. Gli unici ad aver pagato adeguatamente sono stati Costa e Ferrari Bravo, rimasti in galera non per aver massacrato a colpi di chiave inglese un ragazzino di 19 anni, ma per aver continuato nella loro attività terroristica anche negli anni successivi all’aggressione contro il giovane missino.

“È stata tutta una brutta storia/di quelle che ti restano dentro la memoria/dentro la memoria di uno che/la pensa e la pensava come te/come te che sognavi una terra migliore/come te che non volevi l'odio ed il rancore/come te i tuoi sogni spezzati/come te i tuoi progetti rubati/come te la tua morte violenta/come te la tua pur troppo lenta/e la stanza dell'ospedale/non c'è più niente da fare, più niente da fare”.

Micol Paglia

Ramelli2013

Enrico Pedenovi: avvocato e missino,
morto per commemorare Sergio Ramelli

Il consigliere provinciale del Msi viene freddato da cinque colpi di pistola a due passi da casa, di prima mattina, mentre si sta recando a lavoro. Quello stesso giorno avrebbe dovuto tenere un discorso in ricordo del giovane ucciso esattamente un anno prima a colpi di chiave inglese da Avanguardia Operaia.

“Vivevamo per essere contro chiunque non la pensasse come noi”.Queste le parole di Marco  Donat Cattin, terrorista comunista. Questo il motto dei militanti di Prima Linea e Lotta continua,organizzazione terroristica della sinistra extra parlamentare, responsabili della morte di Enrico Pedenovi. Lui, Enrico, è nato a Pavia il 2 settembre 1926. E quel 29 aprile del 1976 ha 48 anni.Avvocato, ex militante della decima Mas, descritto da tutti come una persona calma e tranquilla. Uno che non perde mai la testa.Vive a Milano Enrico. Ha due figlie: Gianna, 22 anni e Beatrice di 11, ed è sposato con Ida.A chi gli domanda cosa pensi della lotta politica, Pedenovi,risponde così: “la guerra l’ho fatta da ragazzo, e non posso dire certo che sia bella”. Ha deposto le armi, già da tempo Enrico. Ma ha ancora una “colpa”, una “macchia” che non si cancella: è il consigliere provinciale dell’Msi.Quel giorno, il 29 aprile, è lo stesso dell’anniversario dell’omicidio di Ramelli. Non si tratta di una coincidenza, non è un caso. Sì, il povero Sergio, trucidato a colpi di chiavi inglese da un attacco infame, rivendicato da “Avanguardia operaia”, gruppo della sinistra extraparlamentare è morto appena un anno prima.Enrico, quel giorno, deve pronunciare il discorso in onore del giovane missino massacrato il 13 Marzo del ‘75. Sono trascorsi 365 da quando Sergio si è spento (dopo un mese e mezzo d’agonia) in una stanza d’ospedale, ma il vento di tempesta, soprattutto a Milano, soffia ancora, ed è sempre più forte. Non sa da dove iniziare il suo ricordo, Enrico. Di certo non vuole scrivere nulla. Niente di preparato che sappia di “rito” di circostanza.Vorrebbe improvvisare, forse gli sarebbe viene in mente l’applauso vergognoso con cui il consiglio di Milano aveva accolto la notizia della morte del giovane missino. Si,probabilmente vorrebbe iniziare col contestare quell’applauso.Vorrebbe appunto, perché Pedenovi quel giorno non pronuncia un bel niente.In quegli anni se sei “fascista”, ti porti addosso una colpa. Se finisci in tribunale, con un’accusa insensata, è tutto normale. Se muori ammazzato, poi, non c’è da meravigliarsi.Sono tempi difficili quelli. La “guerra civile”, quella degli Anni di piombo è iniziata già da un po’. Ma adesso si è evoluta, qualcosa nel meccanismo che regola gli omicidi politici è cambiato.L’obiettivo non sono più solo i giovani militanti, di destra o di sinistra, com’è stato fino a quel momento. Il nemico da colpire è uno solo: lo Stato. Giudici, avvocati, poliziotti sono le vittime. Brigate Rosse, Lotta Continua e Prima Linea da una parte, i Nar dall’altra, sono i carnefici.Come detto, è trascorso un anno dalla morte di Sergio Ramelli. A Milano si vive sotto una cappa di paura e di tensione. Non passa giorno senza che l'elenco delle aggressioni dell'"antifascismo militante" si allunghi.Il 29 aprile del ‘76, la sinistra extra-parlamentare, appoggiata dal Pci cittadino, è mobilitata con tutte le sue energie, per impedire qualsiasi forma di commemorazione pubblica dell'anniversario. La stessa famiglia di Sergio non riesce a trovare una chiesa in cui far recitare una messa in suo ricordo. Perfino il sacerdote della loro parrocchia, quella di  viale Argonne, si rifiuta di celebrare la funzione. Sembra assurdo, ma anche i preti hanno paura, e temono ritorsioni.Arriva così quel mattino maledetto. Tutti già sanno che sarà una giornata dura. Nel  pomeriggio è previsto il raduno dei militanti di destra in via Mancini, dove c’è la sede del MSI. Ma loro, i“compagni”, la loro personale “commemorazione” della morte di Ramelli l’hanno già preparata e decisa.Enrico esce di buon’ora. Prima di raggiungere lo studio legale, come  al solito, si ferma con la sua utilitaria al distributore di benzina, in via Durante, per acquistare dei quotidiani. Proprio li, tre persone a bordo di una Simca 1000, rubata la notte precedente, non fanno altro che aspettare che Pedenovi sia immerso nella lettura per poi colpire. All’improvviso due degli aggressori iniziano a sparare, contemporaneamente, e con una freddezza disumana. Forse ad Enrico torna in mente quella scritta impressa davanti la sua porta di casa: “10, 100, 1000, Ramelli”.Probabilmente capisce che ce l’avevano con lui. I tre colpiscono l’avvocato. Cinque colpi. Tutti al torace. Quattro lo  trapassano da parte a parte, uno rimane incastrato dentro il suo corpo. Soffre Enrico, capisce che la sua ora è arrivata. Eppure lui, il leone ferito,non è ancora morto. Ha la forza di muoversi. Esce dalla macchina. Non si sa come, riesce ad aprire lo sportello. Ha bisogno di aria. Non respira più. E a quel punto è costretto a cedere. L’ emorragia, purtroppo, è inarrestabile. Rimane lì, da solo, in una pozza di sangue. Morirà in ospedale, solo un attimo prima di entrare in sala di rianimazione.Diversamente dagli altri omicidi, l’azione non viene rivendicata da nessuna sigla della sinistra extra-parlamentare. Le indagini della Magistratura, inizialmente, non portano a nessun risultato.Ma Il nome di Enrico Pedenovi, è nell’elenco della lista di proscrizione dal titolo “Pagherete tutto”, che pubblica Lotta Continua su un volantino. Insieme a lui, altri militanti della destra milanese.Quando la notizia della morte di Pedenovi si diffonde, decine di missini, con la rabbia negli occhi, cercano di recarsi sul luogo del delitto per portare un fiore, per esprimere cordoglio alla famiglia. Ma l'intera zona è chiusa e presidiata da un cordone. Non di poliziotti o carabinieri, bensì da almeno seimila compagni che,con i volti coperti e le chiavi inglesi in mano cercano di non far passare i “camerati”. Scoppiano gli scontri, gli inseguimenti e i pestaggi. Chi riesce a forzare il blocco e ad arrivare sul luogo del delitto, non trova nulla, né un fiore, né l'ombra di un membro della forze dell’ordine. Incredibile, ma vero. Qualcuno riuscirà addirittura a sostenere che il delitto abbia una matrice di destra, che ad uccidere Pedenovi siano stati proprio i “suoi” camerati.Stessa assurda strategia utilizzata per il Rogo di Primavalle. Follia allo stato puro.Quello di Enrico è un attacco studiato, con una pianificazione preventiva e dalla spiccata matrice politica. Prima Linea, infatti, si preoccupa subito di garantire la latitanza ai tre killer, che, a tutti o quasi, sono ancora sconosciuti.Ma perché proprio Pedenovi? Innanzi tutto, lui, Enrico, era un“nemico” semplicemente perché esponente del Msi. Ma la risposta definitiva, quella giudiziaria, arriverà solo 8 anni dopo, nel 1984, durante il maxi-processo nei confronti di Prima Linea. Gli esecutori, militanti di Lotta Continua, che aspiravano a diventare futuri terroristi di P.L., scelsero Pedenovi perché era un bersaglio“più facile da colpire rispetto ad altri”.Ma anche perché, come dissero gli imputati: “l'omicidio era legittimato”. Una dichiarazione che Benito Bollati spiega nel suo libro, “Il delitto Pedenovi”, ricordando che, in quegli anni, “era comodo additare i fascisti quali responsabili di tutti i mali, anche quelli di natura sociale ed economica, che non potevano non pesare sui governi, per distrarre l'attenzione della violenza dalle loro persone”.Ecco perché Enrico Galmozzi, uno dei tre killer, disse davanti ai giudici che si sentiva legittimato alla violenza, soprattutto quella contro i "camerati". D’altra parte non c’era corteo organizzato dai comunisti in cui non si urlasse lo slogan “uccidere un fascista non è un reato”.Il 22 ottobre 1984, la Corte d’Assise di Milano condanna all’ergastolo Bruno La Ronga e Giovanni Stefan (latitante) quali esecutori materiali dell’omicidio di Enrico Pedenovi. Enrico Galmozzi dovrà scontare a 27 anni di reclusione in virtù dell’autocritica espressa in dibattimento.  Infine, Piero Del Giudice, viene condannato a 28 anni come “concorrente morale nell’omicidio”.Ida Pedenovi, la moglie di Enrico, non vuole parlare di quel giorno. “No, la prego, a casa non venga (riferito a Luca Telese,autore del libro “Cuori Neri”, ndr) io ho già sofferto troppo, e le mie figlie ancora più di me. Non resta nulla da dire. La ringrazio se scriverà qualcosa su mio marito, ma io non ho nulla da dire. Ho due figlie, e un giorno una mi disse: ‘mamma, anche se ti rompi la testa contro il muro, papà non tornerà più’”.A queste parole non si può aggiungere altro. E, intanto, su quel maledetto marciapiede, dell’avvocato missino rimaneva solo una macchia di sangue sull'asfalto, per la quale nessuno aveva il coraggio di mostrare pietà, in un grigio squallore, figlio della paura e dell'inciviltà, simboli di quegli anni impossibili.Forse è proprio destino che gli uomini di coraggio muoiano così, uccisi dai vili.

Paolo Signorelli

Pedenovi

domenica 28 aprile 2013

Officina Fiumana

giornatafiumana

L’Associazione Dinamica Officina Fiumana si propone di recuperare lo spirito della straordinaria esperienza che fu l’epopea di Fiume, iniziata il 12 settembre 1919 per volere di Gabriele d’Annunzio e conclusasi nel gennaio del 1921 con l’abbandono della città da parte dei legionari che l’avevano tenuta per sedici mesi.

Non si tratta, in tutta evidenza, di riproporre pedissequamente le progettualità del tempo: al contrario, l’intento è quello di riscattare, contestualizzandole, le intuizioni più efficaci dell’epopea fiumana per diventare — come diceva Marinetti riferendosi ai legionari fiumani — “disertori in avanti”. Disertori dell’attuale sistema politico-economico-culturale incentrato su una forzata contrapposizione tra fazioni che esprime troppo spesso sentimenti antinazionali; in avanti perché proiettati verso un futuro da costruire attraverso la compensazione delle migliori effervescenze nazionali, in un quadro armonico di fattiva attualizzazione.

L’Associazione Dinamica Officina Fiumana, pertanto, intende procedere in quest’ottica promuovendo iniziative culturali a tutto campo volte all’inveramento e allo sviluppo delle linee- guida indicate.

INFO: officinafiumana@gmail.com

officina_fiumana2

sabato 27 aprile 2013

L’ultimo saluto a Teodoro Buontempo.

Un pezzo della nostra gioventù è volato via, ciao Teo!
Tutta la destra sull’attenti per Teodoro. Il figlio: “Ciao papi, sei il numero uno”

C’erano proprio tutti. Teodoro Buontempo, il presidente della Destra scomparso mercoledì, ha saputo riunire nuovamente intorno a sé tutta la complicata e oggi divisa comunità della destra romana. Tutti coloro che negli anni Settanta e Ottanta lo hanno seguito nelle sue innumerevoli battaglie per cambiare questa nostra nazione si sono riuniti stamattina alla chiesa di San Marco a piazza Venezia per dare l’ultimo saluto al leader del Fronte della Gioventù che davvero cambiò il modo di fare politica dei missini e non solo dei missini. Ma non c’erano solo i sessantenni che hanno lottato con lui negli anni di piombo, perché il bello di Teodoro era che sapeva dialogare con tutti e così ha raccolto nuovamente almeno tre generazioni di attivisti, a cominciare da quello della Garbatella che a 15 si arruolò nella Repubblica Sociale per raggiungere il padre già arruolato, per finire ai giovanissimi di CasaPound e ovviamente ai militanti dell’organizzazione giovanile della Destra. In più, i “suoi” attivisti di via Sommacampagna, la sede negli anni di piombo della federazione provinciale del FdG di cui lui era segretario insieme, con i membri dei Gruppi operativi, il gruppo di autodifesa del Fronte voluto proprio da Teodoro. Erano tutti lì, alla chiesa di San Marco, a salutare per l’ultima volta un maestro di vita e di politica. «Ci ha insegnato l’importanza della semplicità», ha detto un attivista di lungo corso, oggi dirigente di una grande azienda, «ci ha insegnato che l’umiltà è un valore aggiunto».

Insieme con la moglie Marina e i tre figli Maria, Michele e Gianni, presenti tra gli altri il sindaco di Roma Gianni Alemanno, Francesco Storace, Maurizio Gasparri, Fabio Rampelli, Giorgia Meloni, Renata Polverini, Pier Ferdinando Casini, Adolfo Urso, Andrea Ronchi, Domenico Gramazio, Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco, Giuseppe Ciarrapico, Roberto Buonasorte, Pierluigi Fioretti, Gabriele Limido, Umberto Croppi, Flavia Perina, Adriano Tilgher e molti, molti altri. All’esterno della basilica uno striscione con la scritta «Un’altra aquila è volata in cielo. Ciao Teodoro», firmato da Gioventù Italiana. Si è commosso Francesco Storace, segretario della Destra ma in precedenza uno dei “ragazzi” di Buontempo al Fronte della Gioventù: salendo sul pulpito, ha detto «lui è un po’ come un padre per tutti noi. Adesso sarà chiamato il “presente” per lui perché questo significa continuare una storia. Oggi ci siamo tutti, finisce una storia ma ne comincia un’altra: quella della gente che non smette di essere di destra. Onore a te, nostro camerata», ha concluso Storace. «Teodoro Buontempo ci ha insegnato cos’è la destra sociale», ha detto da parte sua il sindaco Alemanno, in fascia tricolore, che ha ricordato le sue battaglie per il territorio: dalla casa al lavoro, all’impegno per le periferie. Non c’è stata periferia lontana – ha ricordato Alemanno, anche lui negli anni Settanta dirigente del Fronte – che non abbia visto apparire Buontempo. Lui era per battersi per gli ultimi e i disperati. Se questa città ha meno cicatrici e ingiustizie, e delle persone che hanno costruito una famiglia, é merito di Teodoro Buontempo, che spesso da solo, con la sua faccia e il suo corpo, si è arrampicato con coraggio e ha fatto le sue battaglie fino a diventare assessore alla casa. Vi giuro che mai una volta ho sentito parlare di altro da Buontempo. Onore a Teodoro». Buontempo è stato  ricordato dai suoi tre figli, che hanno letto per lui la poesia “If” di Rudyard Kipling. Anche il giornalista e scrittore Fabio Torriero, curatore del libro di Buontempo La Politica e il Coraggio, sunto dei suoi 16 anni di battaglia in Campidoglio, ha pronunciato un breve ricordo.

All’uscita, gli altoparlanti hanno diffuso le note di “Il domani appartiene a noi”, la canzone della Compagnia dell’Anello, resa celebre proprio da Radio Alternativa, l’emittente libera voluta e fondata da Buontempo nel 1976 che rappresentò una vera palestra di cultura e di musica per migliaia di giovani. Un lunghissimo e commosso applauso ha salutato la partenza del feretro, avvolto in una bandiera tricolore, per il cimitero monumentale del Verano. Qui l’hanno seguito una cinquantina dei suoi allora ragazzi del Fronte della Gioventù, che tra i cipressi del bellissimo cimitero, gli angeli di marmo e le colonne spezzate gli hanno dedicato l’ultimo “presente!”. Uno dei figli lo ha salutato così: «Papi, sei il numero uno». Addio Teodoro, e grazie.

Da:http://www.secoloditalia.it/2013/04/tutta-la-destra-sullattenti-per-teodoro-il-figlio-ciao-papi-sei-il-numero-uno/

Presente!

venerdì 26 aprile 2013

Aggiornamento n° 72 di GEOPOLITICA

logo_geopolitica

Vi segnaliamo le novità di questa settimana:

Nuovo numero in distribuzione:

America Latina: tentativi di unità
Geopolitica, vol. I, no. 4 (Inverno 2012) AMERICA LATINA: TENTATIVI DI UNITA' L'ultimo decennio ha visto l'America Latina muoversi a grande velocità sulla strada dell'™integrazione regionale. Il Mercosur ha inglobato il Venezuela e si prepara a fare lo stesso con la Bolivia. E' stata creata l'UNASUR che riunisce tutte le nazioni del Sudamerica. La CELC fa concorrenza all'OAS sul piano pancontinentale, ma esclude significativamente i due paesi anglosassoni. Infine, i ...

Report:

“Syrian Awakening” between revolution and stalemate: geopolitical implications of the conflict
No. 10 – April 2013 Author: Alessia Chiriatti Language: English Keywords:  Arab Spring  EU foreign policy  Syrian civil war   Download Report (PDF) / Scarica il Rapporto (PDF)   Abstract Syrian President Bashar Assad seemed to have done a power vacuum around him: USA, European Union, Turkey and most Arab states have called him to quit. Russia, which sells arms and has a naval base in Syria, said it backs a transition of power but that Assad’s departure should not be a precondition for any talks. Rebels control much of the north and east of the country. Crisis in Syria cracked equilibrium and could infect ...

Articoli:

All’Università di Perugia si è discusso di Geopolitica
Da Mahan e Mackinder fino alla scuola francese di Thual, la storia della geopolitica intesa come disciplina ha attraversato una parabola controversa: l’apice del primo dibattito in materia si ebbe quando, di fronte ad un globo ormai interamente conosciuto da un punto di vista geografico, in diversi vollero dare una spiegazione spaziale all’espansione coloniale dell’Europa e alla Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia. Fu con la Seconda Guerra Mondiale che la geopolitica venne tacciata ...

L’Australia, il Pacifico e la scelta necessaria: Cina o USA
L’Australia si trova, oggi, in una condizione decisamente particolare. Il contesto geografico la vede occupare la quasi totalità dell’Oceania, incastonata tra due oceani, l’Indiano e il Pacifico, e tra due mondi, quello occidentale e quello asiatico. L’Australia si è inoltre ritagliata nei decenni una posizione invidiabile: terminato il secondo conflitto mondiale, infatti, è riuscita a stringere rapporti politici sempre più solidi con gli Stati Uniti e, al contempo, a intrecciare relazioni economiche sempre più importanti ...

La difficile eredità di Nicolás Maduro
Nello scenario a geometrie variabili che si sta profilando a livello globale il risultato delle elezioni presidenziali venezuelane riveste un’importanza cruciale per la ridefinizione dei futuri equilibri regionali. Quello che doveva essere un trionfo per Nicolás Maduro si è rivelata contro ogni aspettativa e previsione una modestissima vittoria che, oltre a non rendere onore alla memoria del Colonnello, pone seri dubbi sulla effettiva e possibile prosecuzione del processo bolivariano. Il risultato delle consultazioni dello scorso ...

Il Manuale Tallinn della NATO: sintesi delle regole del diritto internazionale applicabile alla guerra cibernetica
Il 27 aprile 2007 l’Estonia subì un attacco cibernetico senza precedenti. Non fu una ordinaria azione di “illegal computer trespassing” ma una vera e propria “full-scale operation designed to wreak phisical destruction”. Ene Ergma, membro del Parlamento estone, descrisse l’attacco nel modo seguente: “Quando guardo una esplosione nucleare e quello che è successo nel mio Paese durante il mese di maggio, vedo la stessa cosa”. Le sue parole sono toccanti per due motivi. Il ...

L’importanza dell’accordo di libero scambio tra l’India e l’Unione Eurasiatica
Un accordo di libero scambio con l’Unione Doganale di Russia, Kazakistan e Bielorussia significherà un accesso preferenziale per le esportazioni indiane e potrebbe favorire in maniera estremamente positiva il commercio con la Russia. I colloqui dovrebbero essere avviati a Nuova Delhi questa settimana [la prima di aprile, ndr] per negoziare un “accordo di libero scambio” (Free Trade Agreement – FTA) tra l’India e l’Unione Doganale composta da Russia, Kazakhstan e Bielorussia. Il presidente del consiglio ...

Notizie dall'Istituto:

Martina Zannotti e Fabiana Urbani premiate come “Laureate eccellenti” della Sapienza
Martina Zannotti, ricercatrice associata dell’IsAG, è stata premiata assieme a Fabiana Urbani, altra giovane collaboratrice del nostro Istituto, col riconoscimento “Laureato eccellente” dell’Università di Roma La Sapienza per l’anno accademico 2011/2012. La premiazione è avvenuta lunedì 22 aprile 2013 presso il Palazzo del Rettorato in occasione della “Giornata del Laureato”, promossa dall’associazione “Noi Alumni” per celebrare i 710 anni dell’ateneo romano. Il premio è patrocinato dall’Istituto Storico Germanico d’Italia. Presenti esponenti del mondo sindacale (Guglielmo Epifani), politico (Gianni Letta) e imprenditoriale (Cesare Romiti), oltre ovviamente che accademico. Sia Martina Zannotti sia Fabiana Urbani sono entrate nell’Istituto come stagiste, decidendo poi di proseguire la loro collaborazione. ...

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mercoledì 24 aprile 2013

Ciao Teodoro!

Che la terra ti sia lieve.

teo

Altro che “pecora”, era un leone. È sempre stato un leone Teodoro Buontempo, Teo per gli amici, e di amici ne aveva tanti. Buontempo ci ha lasciati a 67 anni e lo piange non solo la famiglia, la moglie Marina e i tre figli, ma tutta una comunità umana, della quale Teodoro è stato per decenni protagonista. Iniziato in ambito locale, il suo impegno politico lo ha fatto apprezzare ben oltre la città di Roma, dove pure è stato consigliere capitolino dal 1981 ininterrottamente al 1997 e dove ha sempre svolto la sua attività di dirigente di partito, di parlamentare, di assessore regionale e oggi di presidente della Destra, che nel 2007 contribuì a fondare insieme con Francesco Storace. Buontempo era un leader naturale, e lo ha dimostrato guidando il Fronte della Gioventù di Roma (l’organizzazione giovanile del Msi) nei difficilissimi anni di piombo, esponendosi sempre in prima persona e pagando costi altissimi per  il suo impegno per i più deboli, per le fasce sociali più disagiate, per gli emarginati, per coloro che non avevano nessuno che li difendesse. Come una volta, al Casilino, da consigliere comunale fu chiamato da una donna che aveva un figlio in sedia a rotelle e che aveva innumerevoli difficoltà nella vita di tutti i giorni a causa dei marciapiede troppo alti: malgrado le reiterate richieste della donna all’amministrazione comunale, nessuno aveva fatto niente. Teodoro senza pensarci su prese un piccone e abbatté le barriere architettoniche, in particolare il ciglio di un marciapiede su cui la carrozzella non poteva salire, e se ne andò. E di episodi come questo ce ne sono a centinaia, che hanno visto Buontempo nelle strade di Nuova Ostia a controllare lo stato delle case popolari o al deposito dell’Atac per verificare l’inquinamento dei mezzi. Per questo Buontempo era amato a Roma, per questo era molto popolare: era l’unico missino che potesse andare impunemente in un certo bar al centro di Roma frequentato e gestito da estremisti di sinistra (e negli anni Settanta i comunisti erano una cosa seria) ed essere accolto amichevolmente, con il rispetto che si deve a un avversario coraggioso e leale. E le sue intuizioni politiche, spesso estemporanee, contribuirono non poco all’affermarsi del Msi a Roma. Come quando gli venne l’idea – che realizzò in pochi giorni – di creare una radio di destra, Radio Alternativa, che ubicò nei locali del Fronte della Gioventù a via Sommacampagna. La radio, che fu insonorizzata con le famose confezioni di cartone delle uova dallo stesso Buontempo con l’aiuto di attivisti di buona volontà, divenne in brevissimo tempo un punto di riferimento per i missini non solo della capitale, ma di tutta Italia. Molti giovani che sarebbero diventati deputati, senatori, ministri di questo Paese passarono per le stanze di Radio Alternativa dove Teodoro sempre indaffarato chiedeva una sigaretta. Fece conoscere la musica alternativa, allora guardata con diffidenza persino nell’ambiente missino. Ma ebbe ragione lui. E poi dibattiti culturali, discussioni, recensioni, musica, politica, impegno sociale. Fu una radio libera davvero rivoluzionaria.

Buontempo era nato a Carunchio, in provincia di Chieti, il 21 gennaio 1946. Dopo aver studiato a Ortona a mare dove iniziò anche a fare politica, nel 1968 si trasferì a Roma dove partecipò alle prime lotte studentesche. Per le sue qualità si impose come dirigente della Giovane Italia (la precedente organizzazione giovanile missina) per poi diventare, nel 1972, il primo segretario del neonato Fronte della Gioventù di Roma, incarico che conserverà sino al 1977. Contestualmente, lavorava al Secolo d’Italia, diventando capocronista, e occupandosi sempre dei problemi della città e di politica. Dal 1988 al 1992 è stato il “federale” di Roma, ossia segretario della federazione romana. Membro del Comitato centrale e della direzione nazionale del Msi-Dn, è stato deputato nelle legislature XI, XII, XIII e XIV. Ha ricoperto la carica di segretario regionale di Alleanza nazionale nel Lazio nonché membro dell’Assemblea nazionale dl partito. Rimase iscritto al gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale fino al 27 luglio 2007, quando passò al gruppo misto della Camera per poi entrare alla Destra. Nel 2008 divenne consigliere provinciale fino a che, nel 2010, la governatrice della Regione Lazio Renata Polverini lo vuole come assessore alla Casa e alla Tutela consumatori. In questa veste si è occupato delle periferie polemizzando spesso con urbanisti progressisti, teoreti dei palazzoni alla Corviale o alla Tor Bella Monaca con la semplicissima argomentazione: «Scusate – diceva spesso – ma dove sta scritto che una casa popolare debba per forza essere anche brutta?». E a proposito di case, memorabile fu la sua battaglia contro gli enti inutili, detentori, e questa fu la sua denuncia, di moltissimi immobili anche di pregio, assegnati magari agli amici degli amici di chi governava. E non era demagogia: per dimostrare che quegli enti esistevano, non facevano nulla ma costavano salato alla collettività, affittò un pullman e portò i giornalisti in un singolare tour per le sedi e i possedimenti degli enti inutili.

Insomma, un politico anti-politico, che aveva dietro di sé tutti i giovani missini di Roma ma che riusciva a dialogare e convincere i “vertici” del partito della necessità di svecchiare l’azione politica, indirizzandola verso le sfide sociali. Così come non si contano le iniziative politiche o gli incarichi di partito e istituzionali che ha avuto, allo stesso modo non si contano le volte che è stato aggredito, picchiato, fermato dalle forze dell’ordine, o le volte che gli hanno distrutto o incendiato l’automobile. E tutte le volte ricominciava, tornava a fare quello che aveva sempre fatto, armato solo dei suoi ideali e della sua caparbia determinazione. E incoraggiava tutti con quella sua caratteristica voce roca che non dimenticheremo mai.

Da:http://www.secoloditalia.it/2013/04/buontempo-ci-ha-lasciato-insegno-ai-giovani-a-combattere-per-quello-in-cui-credevano/

teodoro-buontempo

Il suo popolo tributerà l'omaggio terreno a Teodoro Buontempo venerdì mattina alle 11. 

Il rito religioso sarà celebrato nella chiesa di San Marco, nella omonima piazza romana e sarà officiato da don Walter Trovato.

Domani, sarà già possibile rendere onore allo scomparso presidente de La Destra nell'austera cornice della sala della protomoteca in Campidoglio, dalle 10 alle 20, messa a disposizione dal sindaco Alemanno, dove fu consigliere per sedici anni, oltre che presidente dell'assemblea di Giulio Cesare

martedì 23 aprile 2013

Aggiornamenti EURASIA ( 15/04 – 21/04 2013 )

 

eurasia

Di seguito il sommario degli aggiornamenti della Rivista "Eurasia" dell’ultima settimana (dal 15 al 21 aprile 2013):

Indice

  • Articoli e saggi
  • Appuntamenti
  • Video
  • Pubblicazioni

Articoli e saggi

Rachel Sanderson, GLI STATI UNITI SOTTO ATTACCO DOPO IL FALLIMENTO DEI COLLOQUI SU UN TRATTATO PER LE TELECOMUNICAZIONI

Matteo Pistilli, CHI CONTROLLA INTERNET? IL DIBATTITO NEGLI STATI UNITI

Andrea Fais, LA NUOVA DOTTRINA DIFENSIVA CINESE: POCHE PAROLE MA CHIARE

INTERVISTA ALL’ON. RICCARDO MIGLIORI

Appuntamenti

LA REPUBBLICA ISLAMICA DELL’IRAN TRA ORDINAMENTO INTERNO E POLITICA INTERNAZIONALE

Video

EUROPA-CINA: SFIDA OD OPPORTUNITÀ?

Pubblicazioni

E' attualmente disponibile in libreria l’ultimo numero (1/2013) di "Eurasia" (XXIX), intitolato "Imperialismo e Impero”.

...E tanti altri articoli sono disponibili sul sito!

La Redazione.

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lunedì 22 aprile 2013

Napolitano: no, grazie!

Napolitano

Roma 21/04/2013

L' On. Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, in merito all'elezione di Giorgio Napolitano a presidente della repubblica, comunica: “ ciò che siamo assistendo in queste ore non ha nulla a che fare con la tanto sbandierata democrazia parlamentare, ma rappresenta il colpo di coda di un sistema partitocratico che è destinato a soccombere quanto prima.

Giorgio Napolitano non sarà ricordato come il presidente che ha ricevuto, per la prima volta, un secondo mandato ne come la figura che ha salvato la patria bensì come il presidente legato alle intercettazioni il cui contenuto non è stato conosciuto e non lo sarà mai, come il presidente che ha voluto fare a tutti i costi la guerra alla Libia strappando un patto che ci legava a quel paese, un presidente che ha regalato l'Italia a Goldam Sachs.

Letta, Amato e lo stesso Monti, tutti papabili per presiedere un nuovo governo non rappresentano nulla di nuovo. Anzi. Sono espressione del vecchio, del marcio, del torbido, della politica corrotta e corrumpibile.

Sono espressione di sentimenti antinazionali, anti-italiani e antieuropei.

Sono l'avanguardia italiana, neanche tanto nascosta, del gruppo Bilderberg, della commissione Trilateral e della finanza internazionale.

Forza Nuova comunica fin da ora che sabato 4 maggio nelle principali città italiane, manifesteremo per ridare libertà al popolo italiano, per non morire per mano di banchieri ed usurai, per l'indipendenza nazionale”.

On. Roberto Fiore

Segretario Nazionale FN

sabato 20 aprile 2013

La Compagnia dell’Anello in concerto a Roma!

compagnia-dell-anello-area-19

Sabato 20 Aprile, la storica Compagnia dell’Anello si esibirà dal vivo a Roma, presso Area 19 in Via Monti della Farnesina.

Il concerto inizierà alle 21:30.

Per info: http://www.facebook.com/events/414343018661599/?fref=ts

venerdì 19 aprile 2013

Aggiornamento n°71 di GEOPOLITICA

logo_geopolitica

Vi segnaliamo le novità di questa settimana:

Nuovo numero in distribuzione:

America Latina: tentativi di unità
Geopolitica, vol. I, no. 4 (Inverno 2012) AMERICA LATINA: TENTATIVI DI UNITA' L'ultimo decennio ha visto l'America Latina muoversi a grande velocità sulla strada dell'™integrazione regionale. Il Mercosur ha inglobato il Venezuela e si prepara a fare lo stesso con la Bolivia. E' stata creata l'UNASUR che riunisce tutte le nazioni del Sudamerica. La CELC fa concorrenza all'OAS sul piano pancontinentale, ma esclude significativamente i due paesi anglosassoni. Infine, i ...

Eventi:

Geopolitica della democrazia sovrana: il 23 aprile a Roma
La dottrina della democrazia sovrana, elaborata dal vice-premier russo Vladislav Surkov, costituisce la più importante fonte di legittimazione della politica interna ed internazionale che la Russia abbia avviato a partire dal primo mandato presidenziale di Vladimir Putin. Condivisa da autorevoli esponenti della cultura russa come Aleksandr Solženicyn, la democrazia sovrana definisce l’orizzonte assiologico e ideologico dell’idea russa nel XXI secolo, perché basata sui fondamenti storici della sovranità statale e sulla cultura politica russa. Nell’epoca della ...

La Costituzione russa vent’anni dopo: cronaca del primo seminario del Colloquium 2013
Nel pomeriggio di giovedì 11 aprile 2013, presso la sala conferenze del Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma, ha avuto luogo il primo incontro nell’ambito del “Colloquium italo-russo 2013” dell’IsAG, organizzato in collaborazione con il Centro e con la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Sapienza. Mario Ganino, professore di Diritto pubblico comparato presso l’Università degli Studi di Milano, ha tenuto una lezione seminariale sulla Costituzione russa a vent’anni dalla sua entrata in vigore. ...

Le risorse naturali e il futuro dell’economia mondiale: intervista a Gian Carlo Delgado Ramos
Gian Carlo Delgado Ramos è ricercatore del programma “Il mondo nel XXI secolo” promosso dal Centro di Ricerche Interdisciplinari in Scienze Umanistiche dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM). È anche membro del Consiglio Nazionale di Scienza e Tecnologia del Messico (CONACYT) . È autore di Transporte, ciudad y cambio climático, Imperialismo tecnológico y desarrollo en América Latina, Ecología política de la minería en América Latina, México frente al cambio climático, Sin energía, Guerra por lo ...

Prospettive mediterranee dopo le rivolte arabe: la conferenza di Roma Tre
Lunedì 8 aprile si è svolta presso l’Università degli Studi Roma Tre la conferenza Dopo le rivolte arabe. Prospettive nell’area mediterranea. L’evento è stato organizzato dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG), assieme al progetto NEPAS (New European Policies to face the Arab Spring), all’Università degli Studi di Roma Tre, a Peacekeeping & Security Studies e a C.I.A. Lab ed ha visto la partecipazione di Maria Luisa Maniscalco (Università degli Studi di ...

La geopolitica marittima nell’era della globalizzazione: antecedenti storici e navi mercantili di nuova generazione
Lo storico francese Fernand Braudel, probabilmente uno tra i maggiori specialisti contemporanei sulla storia del capitalismo mondiale, ha formulato una delle più attendibili teorie geo-storiche volte a comprendere lo sviluppo, la dinamica e la proiezione dell’economia mondiale in seguito alla scoperta, alla conquista e alla esplorazione del continente americano. La teoria di Braudel ruota attorno alla convergenza di due scienze sociali, la geografia e la storia, che hanno uno scopo comune: studiare l’uomo, la società ...

Mercato transatlantico o Stato sovranazionale?
Negli Stati Uniti, attraverso il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato questo 11 marzo dal presidente Obama, o in Europa, grazie alle dichiarazioni di Karel De Gucht, commissario europeo per il commercio, il progetto di un grande mercato transatlantico è di nuovo sotto i riflettori. L’accordo prevede l’eliminazione delle barriere non tariffarie grazie all’armonizzazione delle regolamentazioni. Ai due lati dell’Atlantico, il progetto è presentato come un mezzo destinato a rilanciare la macchina economica e permettere la ...

Il Pakistan e il dialogo con i talebani: progressi in vista nel rapporto con gli USA?
Le forze politiche pakistane stanno facendo pressione sul governo affinché intavoli al più presto dialoghi di pace con i militanti talebani. L’obiettivo è contenere i loro violenti attacchi, che contribuiscono ad alimentare un clima di terrore e instabilità difficilmente sostenibile, soprattutto in un periodo di campagna elettorale. Un ambiente così ostile, in effetti, indebolisce ulteriormente le istituzioni civili, favorendo quelli che vengono considerati da tutti, analisti internazionali e locali, i veri detentori del potere, l’esercito ...

Notizie dall'Istituto:

Gl’interessi stranieri in Mali: Enrico Verga intervistato da “L’Indro”
Enrico Verga, direttore degli Affari pubblici per l’IsAG, è stato intervistato dal quotidiano “L’Indro” a proposito degl’interessi stranieri in Mali. Il dott. Verga ha spiegato come le principali compagnie straniere operanti in Mali siano l’algerina Sonatrach, la svizzera Petroplus, le australiane Oklo Resources e Resolute Mining, la canadese Rockgate. Tutte sono legate all’estrazione di materie prime: il paese africano è infatti ricco di combustibili fossili e di uranio. La Francia è interessata soprattutto a quest’ultimo, in virtù – come ha spiegato il rappresentante dell’IsAG – dell’ampia quota di produzione energetica derivante dal nucleare nel paese transalpino. L’intervento francese, secondo Enrico Verga, non ha generato una ...

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mercoledì 17 aprile 2013

Cinquanta artisti per ricordare Il Califfo

A Roma il concerto-evento in onore di Franco Califano

Franco-Califano

Un omaggio a uno dei simboli della romanita' per eccellenza. Il 21 aprile, a 3 settimane dalla sua morte e in coincidenza con il Natale della citta', Roma si ritrova ai Fori Imperiali per il concerto-evento dedicato a Franco Califano e dal titolo 'Non escludo il ritorno'. 

Una non-stop di 6 ore, dalle 18,30 alle 24, durante la quale per ricordare Il Califfo saliranno sul palco oltre 50 artisti, per eseguire dal vivo alcune delle canzoni piu' famose del Califfo e recitare alcune delle sue poesie. Tra gli artisti chiamati a ricordare il cantautore ci sono Edoardo Vianello, Raf, Marco Masini, Anna Tatangelo, Gigi D'Alessio, Federico Zampaglione, Mariella Nava. A condurre la serata Fabrizio Frizzi, supportato da Barbara D'Urso, Miriam Leone, Claudio Lippi, Giancarlo Magalli, Tiberio Timperi.

martedì 16 aprile 2013

Rogo di Primavalle:40 anni d’ingiustizia

fratelli_mattei

Il fatto
Nella notte del 16 aprile 1973 alcuni aderenti all'organizzazione extraparlamentare di estrema sinistra Potere Operaio versarono benzina sotto la porta dell'appartamento abitato dalla famiglia composta da Mario Mattei, dalla moglie Annamaria e i figli, al terzo piano delle case popolari di via Bernardo da Bibbiena.
Mattei era allora il Segretario della Sezione Giarabub del Movimento Sociale Italiano, in via Svampa a Primavalle.
Divampò un incendio che distrusse rapidamente l'intero appartamento. La madre Annamaria e i due figli più piccoli, Antonella di 9 anni e Giampaolo di soli 3 anni, riuscirono a fuggire dalla porta principale. Altre due figlie si salvarono: Lucia, di 15 anni, aiutata dal padre Mario si calò nel balconcino del secondo piano e da lì si buttò, presa al volo ancora dal padre. Silvia, 19 anni, si gettò dalla veranda della cucina e riportò incredibilmente solo qualche frattura. Due dei figli, Virgilio di 22 anni, militante missino nel corpo paramilitare dei Volontari Nazionali, e il fratellino Stefano di 10 anni morirono carbonizzati, non riuscendo a gettarsi dalla finestra. Il dramma avvenne davanti ad una folla che si era accumulata nei pressi dell'abitazione, e assistette alla progressiva morte di Virgilio, rimasto appoggiato al davanzale, e di Stefano, scivolato all'indietro dopo che il fratello maggiore che lo teneva con sé perse le forze.
« Il 16 aprile 1973 arrivai con una troupe poco dopo l'allarme, dato alle quattro del mattino. Vidi il corpo carbonizzato del figlio maggiore di Mattei, Virgilio, ricurvo sul davanzale della finestra come un'orrenda coperta nera. Alle sue spalle c'era il cadavere del fratellino Stefano, dieci anni, bruciato anche lui. Il resto della famiglia s'era salvato, a prezzo di ferite gravi, gettandosi dal terzo piano »
(Bruno Vespa nel suo libro "Rai, la grande guerra" rievoca l'orrendo spettacolo del Rogo di Primavalle)


Le indagini di Potere Operaio
Il vertice di Potere Operaio ebbe subito l'intuizione sullo svolgimento dei fatti. Valerio Morucci in un suo libro ha descritto come il vertice del movimento ebbe conoscenza precisa del fatto.
Furono interrogati i presumibili autori che negarono in maniera non convincente. Fu incaricato Valerio Morucci di accertare l'effettivo svolgimento.
In "Ritratto di un terrorista da giovane" 1999 di Morucci (che in seguito entrerà nelle Brigate Rosse) lo stesso parla di un "interrogatorio" che tenne all'epoca pistola alla mano onde "esortare" uno dei supposti colpevoli a farsi avanti ed ottenendo un'ammissione di responsabilità da parte di Marino Clavo.
Le indagini della magistratura
Le indagini seguirono piste collegate all'extraparlamentarismo di sinistra, in particolare vennero indagati esponenti di movimenti collegati a Potere Operaio che ribatté pubblicamente parlando di "montatura poliziesca".
Il 18 aprile 1973 fu arrestato Achille Lollo come presunto responsabile; avrebbe scontato 2 anni di carcere preventivo.
Furono poi rinviati a giudizio, per strage: Achille Lollo, Marino Clavo, Manlio Grillo.
L'ipotesi della faida interna e gli scontri durante le udienze
Fu redatto un opuscolo denominato "Controinchiesta", in cui la colpa fu attribuita a una faida interna tra esponenti di destra. Nel libro : "Collettivo Potere Operaio. Primavalle: Incendio a porte chiuse. Giulio Savelli, 1974", nella nota dell'editore nella prima pagina ed al secondo paragrafo, si scrive:
« La montatura sull'incendio di Primavalle non si presenta come il risultato di un meccanismo di provocazione premeditato a lungo e ad alto livello, tipo «strage di stato», «Primavalle» è piuttosto una trama costruita affannosamente, a «caldo» da polizia e magistratura, un modo di sfruttare un'occasione per trasformare un "banale incidente" o un oscuro episodio - "nato e sviluppatosi nel vermiciaio della sezione fascista del quartiere" - in un'occasione di rilancio degli opposti estremismi in un momento in cui la strage del giovedì nero con l'uccisione dell'agente Marino - avvenuta a Milano 3 giorni prima - ne aveva vanificato la credibilità. »
Molti gli intellettuali ed i giornali che si schierarono per difendere gli imputati. Tra i più autorevoli quotidiani a prendere queste posizioni ci fu Il Messaggero, il più diffuso quotidiano di Roma, il cui editore Alessandro Perrone era il padre di Diana Perrone, lei stessa militante di Potere Operaio e successivamente coinvolta nelle indagini.
Franca Rame, allora esponente dell'Organizzazione Soccorso Rosso Militante, in una lettera datata 28 aprile 1973 scrive al Lollo:”Ti ho inserito nel Soccorso rosso militante. Riceverai denaro dai compagni, e lettere, così ti sentirai meno solo.”
Al di fuori del Tribunale di Roma, durante le udienze ci furono manifestazioni della sinistra che chiedevano il proscioglimento dei tre militanti di Potere Operaio.
Alla campagna innocentista in favore dei tre indagati contribuirono anche alcuni autorevoli personaggi della sinistra quali il senatore comunista Umberto Terracini (già presidente dell'Assemblea Costituente e uno dei tre firmatari della Costituzione italiana), il deputato socialista Riccardo Lombardi (già membro anch'egli Assemblea Costituente e capo storico della corrente "autonomista" del suo partito) e lo scrittore Alberto Moravia.
Il 28 febbraio 1975, alla fine della quarta udienza del processo, vi furono scontri tra simpatizzanti di destra e di sinistra, lo studente greco Mikis Mantakas, simpatizzante del FUAN-Caravella, venne ucciso a colpi di pistola da estremisti di sinistra in via Ottaviano, vicino al Palazzo di Giustizia.


I processi
Furono rinviati a giudizio Achille Lollo, Marino Clavo, Manlio Grillo.
Processo di primo grado
Il processo di primo grado iniziò il 24 febbraio 1975, a quasi due anni dal rogo. In stato di detenzione Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo latitanti.
Durò più di tre mesi, tra violente manifestazioni della sinistra extraparlamentare che, al grido di "Lollo libero", sostenne i tre.
Inizialmente l'accusa ipotizzata fu di strage e la pubblica accusa richiese la pena dell'ergastolo.
Si concluse con l'assoluzione per insufficienza di prove degli imputati dalle accuse di incendio doloso e omicidio colposo.
Processo di secondo grado
In secondo grado, Achille Lollo, Marino Clavo, Manlio Grillo, furono condannati a 18 anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
Lollo, rilasciato in attesa di processo d'appello, riparò in un paese del Sud-America con il quale riteneva l'Italia non avesse trattati di estradizione, che invece vi erano, ma in realtà poté restarvi poiché per la legge brasiliana il reato era prescritto a causa del lungo tempo ormai trascorso al momento della domanda di estradizione. Manlio Grillo si rifugiò invece in Nicaragua grazie alla complicità, di cui aveva goduto anche il Lollo, di Oreste Scalzone. Marino Clavo tuttora non risulta rintracciabile.


La prescrizione
La pena è stata dichiarata estinta dalla Corte d'appello di Roma per intervenuta prescrizione, su istanza dell’avvocato Francesco Romeo, difensore di Marino Clavo.
Ciò è stato possibile per il tipo di condanna applicata in secondo grado, come lamentato da Ignazio La Russa. Anche Walter Veltroni, sindaco pro tempore di Roma al momento della notizia della prescrizione, emise una dichiarazione assai critica.
Tutti gli organizzatori, esecutori e comprimari della strage finora identificati sono a piede libero e taluni svolgono compiti di rilievo nell'informazione pubblica e della pubblicistica (Pace, Morucci, Piperno, Scalzone, Grillo); altri sono tuttora latitanti all'estero (Lollo); altri non sono rintracciabili (Clavo).

lunedì 15 aprile 2013

Aggiornamenti rivista EURASIA ( 08/04 – 14/04 2013)

 

eurasia

Di seguito il sommario degli aggiornamenti della Rivista "Eurasia" dell’ultima settimana (dal 8 al 14 aprile 2013):

Indice

  • Articoli e saggi
  • Appuntamenti
  • Pubblicazioni

Articoli e saggi

Redazione, GIRI DI VALZER. LA POLITICA ESTERA DELL’ITALIA NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE SELVAGGIA

Redazione, IDEOLOGIA DI STATO E POLITICA GIOVANILE DELLA REPUBBLICA DI BIELORUSSIA. PRIORITÀ E VALORI STRATEGICI

Shu Meng, I PAESI ASIATICI POSSONO UNIRSI CONTRO IL PROTEZIONISMO ATTRAVERSO IL FORUM DI BOAO

Sara Nardi, LA POLITICA DEL RISCHIO CALCOLATO NORDCOREANA ED IL RUOLO DELLA CINA

Yang Jingjie, IL PRESIDENTE CINESE XI: CINA E AFRICA CONDIVIDONO LO STESSO DESTINO

Andrea Fais, LA CORSA AL QUIRINALE: SCENARI E PROSPETTIVE

Salvatore Rizzi, UNO STATO FALLITO NEL CORTILE DI CASA: LA PARABOLA HAITIANA E IL DESTINO DI HISPANIOLA

Marco Bagozzi, LE RELAZIONI ESTERE DELLA COREA POPOLARE

XI JINPING: “LAVORARE INSIEME VERSO UN FUTURO MIGLIORE PER L’ASIA E PER IL MONDO”

DOSSIER KOSOVO – INTERVISTA AL PROF. LUCIANO BOZZO

INTERVISTA A GERARD GALLUCCI

LA VICENDA DEI MARO’. INTERVISTA A VINCENZO MUNGO

Appuntamenti

“EUROPA-CINA: SFIDA OD OPPORTUNITÀ?”. CONFERENZA ALL’UNIVERSITÀ DI MODENA VENERDI’19 APRILE

Pubblicazioni

E' attualmente disponibile in libreria l’ultimo numero (1/2013) di "Eurasia" (XXIX), intitolato "Imperialismo e Impero”.

...E tanti altri articoli sono disponibili sul sito!

La Redazione.

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domenica 14 aprile 2013

“Questo mondo non basta”. Dal 15 aprile scarica il singolo di Skoll!

Google lancia il testamento digitale

Nasce il servizio che ci permette di gestire i nostri dati online dopo che abbiamo lasciato questo mondo.

google_testamento_digitale

Foto via Fotolia

Che cosa sarà dei nostri dati digitali una volta che saremo morti?

La domanda, lungi dall'essere uno scherzo macabro, sta diventando sempre più una necessità in un mondo in cui, per esempio, molti profili Facebook tuttora esistenti appartengono a persone defunte.

Il problema, ovviamente, resta lo stesso quando si parla dei servizi di Google, e a questo proposito dalla società di Mountain View arriva una soluzione: l'Inactive Account Manager.

L’articolo continua qui.

venerdì 12 aprile 2013

Aggiornamento n° 70 di GEOPOLITICA

logo_geopolitica

Vi segnaliamo le novità di questa settimana:

Nuovo numero in distribuzione:

America Latina: tentativi di unità
Geopolitica, vol. I, no. 4 (Inverno 2012) AMERICA LATINA: TENTATIVI DI UNITA' L'ultimo decennio ha visto l'America Latina muoversi a grande velocità sulla strada dell'integrazione regionale. Il Mercosur ha inglobato il Venezuela e si prepara a fare lo stesso con la Bolivia. E' stata creata l'UNASUR che riunisce tutte le nazioni del Sudamerica. La CELC fa concorrenza all'OAS sul piano pancontinentale, ma esclude significativamente i due paesi anglosassoni. Infine, i ...

Eventi:

Che cos’è la Geopolitica? Il 16 aprile all’Università degli Studi di Perugia
Il termine “geopolitica”, dopo essere stato per molto decenni un tabù, non solo è stato recuperato, ma oggi è addirittura inflazionato: spesso lo si trova utilizzato per indicare genericamente tutto ciò che pertiene gli

Articoli:

Vertice Celac-UE: la svolta di Santiago
Si sono conclusi in Cile il 1° Vertice tra i Capi di Stato e di Governo della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (Celac) e dell’Unione Europea ed il 4° Vertice imprenditoriale Celac-UE. A Cuba la presidenza pro


Roma, l’Italia e il dialogo di civiltà. Resoconto della conferenza
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giovedì 11 aprile 2013

Forces Occultes film-denuncia sulla massoneria.

Forces_Occultes

Forces Occultes film-denuncia sulla massoneria. Autori giustiziati, Rai3 censura

Posted by Daniele Di Luciano on 10, apr, 2013 in

- di Daniele Di Luciano -

Forces Occultes è un film francese del 1943. È il più importante film-denuncia sulla massoneria.

La trama. Un deputato francese, in buona fede ma ingenuo, viene cooptato dalla massoneria. Dopo il rito di iniziazione, cominciano le delusioni di Avenel. Il deputato capisce che la maggior parte dei massoni utilizza l’ordine solo per ottenere favori, guadagnare soldi e prestigio e aggirare le leggi dello stato. Ma c’è di più. Avenel scopre che oltre alle misere ambizioni dei massoni di basso grado, esiste una volontà massonica internazionale molto più inquietante. Sarà infatti la massoneria francese a far entrare la Francia nella seconda guerra mondiale. Avenel proverà a fermare l’entrata in guerra ma sarà accoltellato da alcuni “fratelli” e si sveglierà in ospedale quando il conflitto è ormai iniziato.

Le conseguenze. Lo sceneggiatore del film, Jean-Marie Rivière, venne arrestato, mentre il regista, Jean Mamy (sotto lo pseudonimo di Paul Riche) e il produttore, Robert Muzard, vennero giustiziati per il loro ruolo nella realizzazione di questa pellicola.

Il “complottismo”. A differenza di quanto sostengono tanti debunker prezzolati che sono riusciti a convincere molte persone ignoranti e superficiali, le “teorie del complotto” non sono fantasie partorite dalla mente di visionari e diffuse tramite la rete. Il film è la prova che in passato, la consapevolezza dei cittadini riguardo alle “forze occulte” che dominano gli eventi mondiali, era molto maggiore. È anche la prova che in passato era più semplice trovare artisti, registi, sceneggiatori, produttori, ecc., disposti a raccontare la verità al grande pubblico. Oggi il sistema si è perfezionato. Da un lato è aumentata la censura, dall’altro la “dissidenza” è controllata: i paladini della “verità” sono uomini della massoneria, a cui viene data tanta visibilità ma a cui viene vietato di esporre la verità fino in fondo, con il risultato di allontanare i cittadini dalla percezione dei reali problemi e dal potere dei personaggi dietro le quinte. Tutti gli attivisti che vanno oltre i limiti del consentito, sono tacciati di complottismo, dietrologia, paranoia, ecc..

Rai 3. Il film è stato mandato in onda su Rai 3. La Rai, però, ha ben pensato di tagliare quasi tredici minuti che, coincidenza, sono i tredici minuti più importanti e significativi della pellicola. La censura della Rai, televisione massonica di stato, è la conferma di come il sistema si sia appunto perfezionato.

Le due versioni. Fortunatamente, in rete, è possibile trovare sia la versione integrale, sia la versione “ridotta” di Rai 3.

Qui il link per vedere l’originale. Qui il link per vedere la versione adatta al pubblico italiano.

Nella versione censurata il taglio avviene al minuto 31:55. Nella versione originale, come potete controllare, la scena corrispondente si trova al minuto 30:35. La scena tagliata dura fino al minuto 43:15.

Le scene tagliate. I tredici minuti censurati contengono quattro scene.

1° Scena: I massoni sono riuniti nella loggia mentre il popolo francese è in rivolta nelle piazze. La polizia reprime la rivolta sparando sulla folla. Quattordici cittadini francesi muoiono. Centinaia i feriti. Il film evidenzia come la responsabilità diretta della morte di quei cittadini sia da attribuire alla massoneria francese. Addirittura il Gran Maestro dice:

Il popolo francese può morire purché la massoneria viva.

2° Scena: Il parlamento francese elegge una commissione d’inchiesta per indagare sugli omicidi avvenuti nella rivolta. La massoneria esulta perché ben 35 commissari su 50 sono massoni e l’ordine ne esce pulito.

3° Scena: Il Gran Maestro organizza l’entrata in guerra della Francia telefonando ai fratelli massoni a capo delle più importanti istituzioni. Nell’ordine chiama: il Ministero degli Esteri, la Banca di Francia, lo Stato Maggiore, il Segretario del partito Radical Socialista, il quotidiano Le Temps e la fabbrica di aerei da guerra.

4° Scena: Sono i cinque minuti più importanti del film: il discorso tra il protagonista Avenel e il Gran Maestro. Trascrivo le battute più importanti del 33° grado. Riguardo ai massoni di basso grado dice:

Nella massoneria si nasconde tutto a chi ha un rango modesto. In basso non si sa niente.

Ma il Gran Maestro aggiunge che anche i massoni dei vertici, i gradi 33, non sono i dirigenti, come si potrebbe pensare:

Non ci sono dei capi tra noi, ci sono solo esecutori.

E allora chi è che detta gli ordini? Chiede Avenel. Il 33 risponde spiegando:

Cos’è la massoneria? Dei gruppi di uomini che si sono riuniti ai quattro angoli del pianeta per chiudere il mondo in una rete dalle maglie impenetrabili. Siamo 50 mila in Francia, 500 mila in Inghilterra, 3 milioni negli Stati Uniti.

Formiamo un unico blocco e una sola volontà.

Ci diffondiamo dappertutto, comandiamo dappertutto. Qui 300 parlamentari sono massoni. In Inghilterra il re fa parte del nostro ordine. Negli Stati Uniti il presidente è un 32°.

Non esiste un paese in cui non abbiamo appoggi segreti, i nostri uomini, le nostre banche, i nostri zelanti gruppi.

E questo è niente.

È solo la potenza materiale della massoneria.

C’è qualcos’altro. Una dottrina superiore.

La domanda finale. Se anche tra i massoni dei gradi più alti non ci sono dei capi ma solo esecutori, da chi è rappresentata quell’unica volontà che dirige la massoneria universale? Il film non lo dice esplicitamente ma lo lascia intendere. O almeno, lo lasciava intendere ai telespettatori degli anni ’40. Ma oggi, dopo altri settant’anni di propaganda e lavaggio di cervello, quanti telespettatori sono ancora in grado di capirlo?

Da: http://www.losai.eu/forces-occultes-film-denuncia-sulla-massoneria-autori-giustiziati-rai3-censura/

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