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sabato 10 marzo 2012

Springsteen, una "wrecking ball" contro la grande crisi

Nel nuovo disco l'invito alla riscossa e a mandare all'inferno i "capitalisti senza scrupoli"

springsteen

Federico Zamboni
Alla fine è sempre questa, la scintilla di ogni ispirazione: c'è qualcosa che ti succede intorno, o che ti si riverbera dentro, fino a diventare così pressante da costringerti a farci i conti. E per gli artisti farci i conti significa proiettarlo ingrandito su qualche tipo di schermo (un muro di periferia, una parete rocciosa, una tela immacolata e perfetta e chissà quanto robusta, o quanto fragile) per poterlo osservare meglio. Per consentire a chiunque di fare altrettanto.
Nel giro di una decina d'anni Bruce Springsteen ha vissuto due tragedie collettive: prima l'Undici settembre, con gli attentati che nel 2001 hanno colpito le Torri gemelle e che per la prima e unica volta dai tempi di Pearl Harbor hanno portato una distruzione di stampo bellico sul suolo americano; poi la crisi economica che a partire dal 2008, dopo l'esplosione dell'immane bolla speculativa sviluppata intorno ai mutui subprime e ai derivati di Borsa, si è abbattuta sull'intero sistema spazzando via milioni di posti di lavoro e resuscitando i fantasmi della Grande depressione del 1929, tra l'impoverimento di massa dei cittadini e il rischio di default del bilancio federale.
L'Undici settembre gli aveva ispirato un grande album come The Rising, pubblicato nell'estate del 2002. Il disastro sociale tuttora in corso - che tra le altre cose ha portato a quasi cinquanta milioni il numero di persone che vivono, o sopravvivono, al di sotto della soglia di povertà, e che ha costretto alla bancarotta lo Stato del Minnesota - gli ha ispirato questo nuovo, ottimo album che si intitola Wrecking Ball (la "palla da distruzione" con cui si demoliscono gli edifici) e che lo restituisce ai suoi livelli migliori, al contrario di quello che era accaduto sia con Magic, del 2007, sia con Working on a Dream, del 2009.
La genesi creativa è per molti versi simile: un artista, e per estensione la moltitudine cui egli si rivolge, che non intende cedere allo sconforto, contrapponendo alle difficoltà circostanti, per quanto gravi e insidiose, un'incrollabile volontà di riscossa. E quindi di giustizia, nel presupposto che non si possa ricominciare in un modo migliore fintanto che non si sia sgombrato il campo dai responsabili del Male. Un popolo è stato colpito. Un popolo è chiamato a scuotersi, a risorgere, a fare tutto ciò che è in suo potere per dischiudere le porte di un futuro diverso, e più giusto. Non si possono avere molte certezze, e forse quasi nessuna, ma almeno quella della solidarietà reciproca sì. Quella di una determinazione comune, sì.
«Forza, alzatevi per la resurrezione / Forza, alzatevi, mettete le vostre mani nelle mie / Forza, alzatevi per la resurrezione / Forza, alzatevi per la resurrezione questa notte»
Le parole del 2002. Dopo l'invasione dell'Afghanistan ma prima di quella dell'Iraq. Prima, soprattutto, che diventasse palese la miopia politica di George W. Bush e della sua amministrazione imperniata su "falchi" del calibro del vicepresidente Dick Cheney e del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld. Certo: per chi lo aveva subìto il fanatismo dell'attacco al World Trade Center autorizzava, e quasi esigeva, un patriottismo altrettanto acceso. Il governo muoveva l'esercito. Springsteen provava a smuovere le coscienze. Il presidente in carica smaniava dal desiderio di un'apoteosi personale, dopo essere riuscito ad arrivare alla Casa Bianca nonostante la sua conclamata mancanza di qualsivoglia talento e dopo una vita parecchio disordinata, se non proprio dissoluta, che solo alla svolta dei quarant'anni lo aveva condotto al fervore religioso dei "Born Again Christian". Il rocker di fama mondiale, ma agli antipodi delle semplificazioni e delle mistificazioni dello show business, inseguiva una ritrovata serenità, capace dapprima di diradare, e infine di dissolvere, le tenebre del lutto.
Dieci anni dopo, oggi, lo scenario è profondamente cambiato. Se all'epoca di The Rising l'aggressione era arrivata dall'esterno, sotto forma di un'offensiva terroristica dagli esiti eccezionali, ancorché stranamente incapace di far seguire iniziative analoghe a quel primo atto devastante, adesso l'emergenza non si può più addebitare a nemici arrivati da molto lontano e appartenenti a tutt'altre culture. Sulla cura dell'infezione i pareri sono discordi, ma sull'origine del virus non ci sono dubbi: è scaturito dai laboratori perversi di Wall Street, dove ogni genere di titolo viene sottoposto alle infinite mutazioni che lo trasformano in un agente patogeno pressoché invincibile.
Quello che è accaduto è accaduto nell'ombra. O comunque senza che i più se ne rendessero conto e reagissero per impedirlo. La gente comune lavorava e pensava (si illudeva) di non avere troppo da preoccuparsi, se avesse fatto fino in fondo il proprio dovere. Ma intanto, dalle banche d'affari a ogni altro operatore della speculazione finanziaria, si scavavano immense caverne nel sottosuolo del benessere nazionale, e internazionale. Qualcuno, più di qualcuno, stava compiendo un saccheggio di proporzioni spaventose.
«Mi sono svegliato in una notte tranquilla, senza udire rumore / Predoni hanno fatto incursione nell'oscurità, e hanno portato la morte nella mia città / Morte nelle mia città / Hanno distrutto gli stabilimenti delle nostre famiglie e si sono presi le nostre case / Hanno lasciato i nostri corpi sulle pianure, gli avvoltoi si sono presi le nostre ossa / Quindi ascoltami, ragazzo mio, stai pronto per quando arriveranno / Perché ritorneranno, è sicuro come il sole che sorge / Ora preparati una canzone da cantare e cantala forte / fino a che tutto non sarà finito / Sì, cantala chiara e forte / Manda i capitalisti senza scrupoli dritti all'inferno / I ladri avidi che sono arrivati / E hanno mangiato la carne di tutto ciò che hanno trovato / I loro crimini sono ancora rimasti impuniti / Essi percorrono la strada da uomini liberi».
Non basta più rialzarsi, come al tempo di The Rising. Ora è necessario tenere gli occhi bene aperti, e identificare i traditori nelle proprie file, e provare a liberarsene una volta per sempre.

N.B. Nell’articolo si parla dell’attacco alle Torri gemelle di New York come fosse stata un’azione terroristica arrivata dall’esterno: noi, chiaramente, non siamo d’accordo!

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