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mercoledì 11 gennaio 2012

Uno dei tanti modi per commemorare Franco, Francesco e Stefano

Acca Larentia 2012

Sabato 7 gennaio sono andato all'alberone, sulla via appia, dove si teneva il presidio antifascista in concomitanza con l'anniversario della strage di acca larentia. sul marciapiede, alle spalle la sezione del pd, già storica sezione del pci (secondo alcuni uscirono da lì gli assassini di franco e francesco), circa duecento urlanti, beceri, irosi a sventolare un paio di bandiere e lanciare l'infam...e slogan 'dieci, cento, mille acca larentia!'... direi anche, patetici come erano circondati da polizia in divisa (quanti in borghese, confusi tra i passanti e tra gli stessi manifestanti?), carabinieri e furgoni di vario formato. e patetici perchè sembravano più gregge protetto dai mastini che antagonisti contro tutto e tutti... ho avuto la tentazione di irrigidirmi sull'attenti, scattare nel saluto romano, nel mio giaccone verde ( da guardia padana, mentre è regalo di un alunno e porta il logo del centocelle calcio). così, tanto per respirare il gusto della rissa, della sfida, di quell'irriverenza di cui parlava mio fratello, il più caro, robert brasillach. poi mi ha trattenuto la reiterata accusa di provocatore e il timore d'essere equiparato e magari essere frainteso con i guardiani dell'ordine borghese presenti a presidio. qualcuno deriderà la mia curiosità e farà legittima ironia sui miei capelli bianchi e il fisico appesantito. Del resto non ho avuto, neppure da giovane, la struttura fisica del 'picchiatore' e poco hanno contribuito a compensarla il martello e il manico di scopa. un po' di coraggio, che, a ripensarci, era piuttosto incoscienza e cattiva indigestione di emilio salgari, di fumetti e dell'immortale cyrano de bergerac. allora, mi si dirà: che cazzo ci sei andato a fare? già... non lo so neppure io... forse perchè, nella confusione di un anniversario che poteva e doveva essere dimostrazione di memoria condivisa (la nostra memoria non la marmellata di ipocriti buoni sentimenti ad affastellare gli uni e gli altri), di un cameratismo passato e presente e tanto più orgoglioso d'esserlo in questo clima da stato d'assedio ( 'nè cani sciolti nè pecore matte') mi sono ricordato di una mattina di sole all'università di roma, di due o tremila compagni incazzati che ci venivano contro, di noi che, un pugno di incoscienti e con nessun senso lucido delle dinamiche politiche, invece di squagliarcela dal cancello di viale margherita, abbiamo seguito cataldo che s'era fermato e, sfilandosi il cinturone, ci guardava e... 'non mi va di scappare...io resto...'. e siamo restati. stupidamente, forse masochisti, ma convinti allora - come lo sono oggi - d'essere 'fascisti'... (uno dei tanti modi di commemorare franco francesco stefano)...

Dalla bacheca di Mario Michele Merlino

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