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giovedì 1 dicembre 2011

Una guerra come soluzione?

terza guerra mondiale

Il governo provvisorio della Libia obbediente a Washington ha accettato di inviare armi e combattenti in Siria per aiutare i «ribelli» locali. Il capo del Consiglio Militare di Tripoli, Abdulhakim Belhadji (un tempo indicato dagli USA come terrorista di Al Qaeda) ha incontrato i capi dell’Armata di Liberazione della Siria (Free Syrian Army) ad Istanbul e ai confini con la Turchia. La cosa si è scoperta perché una brigata rivale di ribelli che controlla l’aeroporto di Tripoli ha arrestato Belhadji perché aveva un falso passaporto; l’utile ex terrorista è stato liberato dopo l’intervento del presidente libico ad interim, Mustafa Abdul Jalil. (Leading Libyan Islamist met Free Syrian Army opposition group: http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/libya/8919057/Leading-Libyan-Islamist-met-Free-Syrian-Army-opposition-group.html )

Belhadji è stato il capo del Libyan Islamic Fighting Group ed ha combattuto in Afghanistan a fianco dei Talebani; inoltre i suoi militanti sono stati il secondo gruppo di jihadisti venuti dall’estero per combattere gli americani. Catturato dalla CIA in Malaysia nel 2003, Belhadji è stato spedito dalla medesima CIA al colonello Gheddafi, onde lo imprigionasse e trattasse a modo suo. Secondo uno studio della Accademia di West Point, la zona di Bengasi-Derna-Tobruk dove comanda Belhadji, è la principale zona di reclutamento di terroristi suicidi. (West Point Terror Center Confirms Al Qaeda in Libya: http://www.prisonplanet.com/west-point-terror-center-confirms-al-qaeda-in-libya.html)

Missili israeliani in movimento

Vari testimoni oculari segnalano «insoliti» movimenti di grandi autocarri militari israeliani che stazionano missili di grandi dimensioni alla periferia di Gerusalemme e nei Territori Occupati.
Dalle descrizioni, i missili sembrano essere dei Jericho, vettori di vario raggio, da medio a lungo, capaci di portare testate atomiche. Recentemente Israele ha lanciato per prova il Jericho III, guidato da radar, capace di portare carichi nucleari con un raggio che comprende l’intero Medio Oriente, l’Europa, l’Asia e parti del Nord America.

Due le ipotesi di questi strani movimenti: o è una preparazione all’attacco contro l’Iran, oppure sono in relazione alla situazione in Siria, come preparazione di un attacco della NATO contro Damasco, che può avere conseguenze per Israele, per esempio il lancio di missili di Hezbollah in Libano o dalla stessa Siria. Il presidente Assad, in un incontro con il ministro degli Esteri turco Davutoglu, avrebbe minacciato, in caso di aggressione occidentale contro Damasco, «in meno di sei ore il trasfertimento di centinaia di missili nelle Alture del Golan». (Eye witnesses claim ‘unusual’ movement of Israeli missiles: http://kleinonline.wnd.com/2011/11/28/unusual-movement-of-israeli-missiles/)

Portaerei russa in visita in Siria

La portaerei «Ammiraglio Kuznetsov» con il suo gruppo di battaglia si appresta a giorni a compiere una visita di cortesia al porto di Tartus in Siria, che è anche l’unica base navale di cui Mosca dispone nel Mediterraneo. Sarà l’inizio di una lunga serie di visite, sempre di cortesia, che porteranno la squadra russa a Beirut, Genova, Malta e Cipro e che dureranno molti mesi. Nel frattempo, la portaerei sarà raggiunta dall’incrociatore pesante anti-som «Ammiraglio Chabanenko», in movimento dal mare di Barents, e dalla fregata Ladny, della Flotta del Mar Nero.
L’ammiraglio Kravchenko, che comanda la squadra, ha detto alle Izvestia: «La presenza di una forza militare diversa dalla NATO è molto utile in questa ragione, perchè previene lo scoppio di un conflitto armato» (1).

La notizia delle «visite di cortesia» è stata data da Mosca poco dopo che la portaerei nucleare americana «George HW Bush» è apparsa al largo della Siria, accompagnata dalla sua intera squadra d’appoggio. La Sesta Flotta USA sta pattugliando la stessa area.

Ha commentato l’ammiraglio Kravchenko: «Ovviamente, le forze navali russe nel Mediterraneo sono incommensurabili rispetto a quelle della Sesta Flotta... Ma oggi, nessuno parla di possibili scontri militari, dal momento che un’aggressione contro una nave russa sarebbe considerata una dichiarazione di guerra con tutte le relative conseguenze».

La «Ammiraglio Kuznetsov» porta otto Sukhoi SU-33 ognitempo, un numero significativo di MiG 29K (intercezione e combattimento aereo) e un armamento navale molto pesante (12 missili antinave Granit, due sistemi ASM UDAV-1, un sistema terra-aria Kinzhal e otto batterie di cannoni per la difesa aerea ravvicinata). Sicuramente dispone di contromisure elettroniche e di ascolto, che possono costituire da sè una difesa passiva della Siria. Quasi sicuramente Mosca ha consegnato a Damasco batterie di missili S-300, temutissimi dalla Marina USA per la loro estrema velocità che li rende inintercettabili. (Sea alert: Russian warships head for Syria: http://rt.com/news/russian-aircraft-carrier-syria-363/ )

Pakistan: attacco NATO, e ritorsione

Sabato scorso elicotteri NATO hanno violentemente aggredito una base militare pakistana in una zona di frontiera del Pakistan, la Mohmand Agency, uccidendo 28 militari pakistani. L’attacco e il bombardamento sono proseguiti per due ore, e non sono stati interrotti benchè i comandi militari pakistani avessero contattato le forze della coalizione chiedendo loro di cessarli. Come ritorsione, il governo del Pakistan ha bloccato tutti i trasporti per i rifornimenti delle truppe NATO in Afghanistan, che risalgono la lunga camionabile dalla coste pakistane al Punjiab. Migliaia di autocarri sono fermi. Il blocco è inteso come «permanente», ha dichiarato il ministro dell’Interno pakistano. (NATO supply stopped permanently: Malik: http://paktribune.com/news/NATO-supply-stopped-permanently-Malik-245439.html)

Un memorandum teste rivelato testimonia di un accordo fra il presidente pakistano Zardari e l’ammiraglio Mike Mullen per eliminare tutti i capi militari e dell’intelligence pakistani onde rimpiazzarli con personalità più amichevoli verso gli Stati Uniti, e ciò con «il supporto politico e militare degli USA»: in pratica, un colpo di Stato, che conferma gli annosi sforzi americani per destabilizzare il Pakistan. (Secret memo on Pakistan to Adm. Mike Mullen: http://www.washingtonpost.com/wp-srv/world/documents/secret-pakistan-memo-to-adm-mike-mullen.html)

Obama contro la Cina

Nel suo recente viaggio in Estremo Oriente, il presidente Obama ha avvertito la Cina che gli USA sono nel Pacifico «per restarci» come «potenza residente», ed ha intimato a Pechino di «giocare secondo le regole». Per dare un esempio, ha stretto un accordo con l’Australia per insediarci una base americana con qualche migliaio di Marines. Un’altra base americana sarà presto aperta a Singapore.

Sul suo sito Antiwar.com, Justin Raimondo fa un elenco interminabile delle aggressioni, occupazioni, infiltrazioni, sovversioni e basi americane nel pianeta, «un ritmo crescente di violenza e interventismo» che secondo lui «ha il senso della disperazione, o di qualche folle piano per ‘dominare o rovinare’». (The Price of Empire: http://original.antiwar.com/justin/2011/11/27/the-price-of-empire-3/ )

Ma forse la giustificazione della follia si può trovare nella seguente citazione (da non citare nei salotti-bene) dell’economista francese Paul Jorion:

«La concentrazione delle ricchezze ha toccato i massimi negli Stati Uniti nel 1929 e nel 2007. Allora la macchina economica s’è grippata perché tutte le somme mobilitate per la produzione e il consumo danno luogo a versamenti di interessi, processo che non fa altro che aumentare questa concentrazione e libera delle somme considerevoli per attività speculative, le quali provocano variazioni di prezzo che non fanno che aggravare ulteriormente gli squilibri.

I rimedi alla concentrazione delle ricchezze sono noti:

1) ridistribuzione pacifica del patrimonio (solo esempio conosciuto: il New Deal di Roosevelt)

2) la rivoluzione che espropria e ridistribuisce per un periodo ma – non attaccando le vere cause della concentrazione di ricchezza – rapidamente rimpiazza la vecchia aristocrazia con una nuova, e infine,

3) la guerra che, distruggendo tutto, distribuisce la ricchezza tramite un grande livellamento dal basso.

La guerra è la soluzione più semplice perché non implica alcuna autocritica da parte di nessuno, e al contrario permette a ciascuno di assolversi delle proprie colpe additando un colpevole altrove, da qualche parte». (L’AVANTAGE DES SOLUTIONS SIMPLES: http://www.pauljorion.com/blog/?p=31381 )

Da leggere insieme alla citazione non-citabile di Winston Churchill, dal suo libro The Second World War, Berna 1960:

«Il delitto imperdonabile della Germania prima della Seconda Guerra Mondiale fu il suo tentativo di sganciare la sua economia dal sistema di commercio mondiale, e di costruire un sistema di cambi indipendente di cui la finanza mondiale non poteva più trarre profitto».

E questa:

«Non fu la politica di Hitler a lanciarci in questa guerra. La ragione fu il suo successo nel costruire una nuova economia crescente. Le radici della guerra furono l’invidia, l’avidità e la paura». (Generale J. P. C. Fuller, storiografo della Seconda Guerra Mondiale).

E questa, di James Baker, ministro degli Esteri USA, 1992:

«Abbiamo fatto di Hitler un mostro, un demonio. Sicché non abbiamo pouto sconfessare questo dopo la guerra. Dopotutto, avevamo mobilitato le masse contro il diavolo in persona. Così siamo stati obbligati a recitare la nostra parte in questo scenario diabolico dopo la guerra. In nessun modo potevamo dire al nostro popolo che la guerra era solo una misura economica preventiva».

Una misura economica preventiva.



1) Il presidente russo Dimitri Medvedev ha recentemente tenuto un discorso agli ufficiali della Regione militare Sud in cui ha indicato la guerra russo-georgiana del 2008 come un tornante geopolitico, un altolà all’espansione della NATO ad Est. “Per certi partner, compresa la Nato”, la rfeazione di Mosca all’aggressività della Georgia sono stati il segnale “che prima di prendere una decisione riguiardo all’espansione dell’Alleanza, bisognava pensare alla stabilità geopolitica”. (La guerre russo-géorgienne de 2008, un tournant géopolitique)

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