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martedì 28 giugno 2011

Crisi globale


Egregio Direttore,
leggendo la lettera del Sig. G. M. del 28 Giugno viene messa in evidenza la situazione di allarme economico che stiamo vivendo. Purtroppo va detto allo scrivente che questa crisi non avrà mai la parola "fine", almeno finché persiste l'attuale sistema politico-economico-finanziario.
La soluzione non sta nel ridurre o meno l'età del pensionamento o nell'aumento degli stipendi, anche se interventi in tal senso sarebbero eticamente auspicabili. Non sta nemmeno nell'andare alle urne perché ciò consente di cambiare le marionette ma non i burattinai.
La crisi globale che stiamo vivendo è stata scientificamente programmata a tavolino per creare debito, precarietà di massa e spolpare le ultime risorse economiche, non ultimi i risparmi dei cittadini. In un sistema simile è chiaro che, avendo noi raggiunto un tenore di vita abbastanza alto e non volendovi rinunciare, sempre più ampi strati della popolazione sono facilmente ricattabili e disposti ad ogni compromesso pur di avere, anche a tempo determinato, uno straccio di stipendio illusorio. Questo porta ad un decadimento morale, sociale e culturale, a disperazione e a rifugiarsi in uno stile di vita che spazia nei settori più degradanti.
E' l'iperliberismo economico degli ultimi 15 anni il motore della spinta globalizzatrice che ci ha regalato queste prelibatezze.
Tutti i paesi europei e non, sono afflitti, seppur in diversa misura fra loro, da questa malattia perniciosa e che sta per varcare il punto del non ritorno.
La cura sta nel riappropriarsi della propria sovranità, ad esempio quella monetaria, ossia l'uscita dal sistema schiavistico dell'Unione Europea e dell'Euro. La moneta va emessa dallo stato (sulla falsa riga dei "Greenbacks" emessi da Abramo Lincoln attorno al 1860, da Adolf Hitler negli anni 30 e da J.F. Kennedy nel 1963), essa deve essere di proprietà dei cittadini e non delle banche private come è oggi. Essa non va gravata da "signoraggio", cioè quel perverso utile che deriva dalla differenza tra il costo intrinseco di produzione della banconota ed il suo valore nominale stampato sopra più l'applicazione del 3,5% del tasso di sconto, vera origine dell'enorme debito pubblico e fonte di una gigantesca usura. La Banca d' Italia va nazionalizzata mentre oggi altro non è che una Spa i cui soci sono i vari istituti di credito privati.
Vanno reintrodotti i dazi all'importazione per tutti quei prodotti che, importati a costi troppo bassi, uccidono la nostra economia. Disincentivare l'imprenditoria italiana a delocalizzare all'estero le produzioni, tutelandola appunto nei suoi interessi. Non prendere più ordini dal Parlamento Europeo, vero e proprio alveare di parassiti che remano contro gli interessi di tutti noi a favore di una élite finanziaria criminale apolide che ha le sue sedi oltre oceano.
Uscire dalla NATO che ci obbliga a enormi spese militari, a combattere e a morire per conto terzi in guerre che non ci competono.
Uscire dal WTO/OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) il cui compito è di dominare interi settori strategici dell'economia, come l'agricoltura, impoverendola tramite "tariffe di mercato" che privilegiano i grossi gruppi multinazionali e mandando sul lastrico i produttori.
Abolire l'attendibilità che viene data alle agenzie di "rating" come Fitch, Moody's, Standard & Poor's che si permettono, da oltre oceano, di dare pagelle e voti a tutti gli stati rendendoli di fatto facili prede della speculazione e dell'usura finanziaria.
Uscire dalla Banca dei Regolamenti Internazionali con sede a Basilea dove si decide chi diventerà ricco e chi povero e dove vengono decise le manovre usuraie nei confronti dei cittadini.
Uscire dall'ONU, una pagliacciata mangiasoldi, inutile e ipocrita. Sbarazzarsi dell'attuale classe politica, sia di maggioranza che di minoranza, spedendola a spaccare pietre a Perdasdefogu in Sardegna.
Questo e altro perché quello che ci aspetta è una dittatura, ma non negli stili e colori che già conosciamo, niente colonnelli o carri armati, ma una dittatura mercantile gestita dall'alta finanza mondialista che troverà nei vari governi nazionali i suoi ascari esecutori e guardiani. Tentare di contrastarla significa farsi dei nemici e si potrebbe fare la fine della Libia ma val la pena correre dei rischi piuttosto che rimanere servi per l'eternità.
Distinti Saluti
G. F. S.
Soragna (Parma)

1 commento:

Mandrake ha detto...

Sottoscrivo perfino la punteggiatura.

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