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domenica 22 maggio 2011

Le regole valgono per tutti ma non per "Re" Michele

Marcello de Angelis
Il problema della corretta informazione nel servizio pubblico non è più rinviabile. Un ulteriore rinvio c'è stato, proprio la settimana scorsa, quando la commissione di Vigilanza Rai ha deciso di far slittare al dopo ballottaggi l'esame dell'atto di indirizzo sul pluralismo, in attesa di un clima più sereno. Che non ci sarà mai, perché Santoro - che si comporta come fosse il padrone dell'azienda "pubblica" - non permetterà alcun intervento parlamentare volto a garantire l'apertura di maggiori spazi di dibattito politico nei palinsesti.
Santoro è un intoccabile, di cui anche l'opposizione ha paura, perché non risponde ad alcuna logica se non quella della preservazione dei propri privilegi. L'azienda nulla può contro Santoro, che ha fatto di Annozero una sorta di emittente privata trasmessa sul supporto pubblico.
Quando l'ultimo direttore generale Mauro Masi ha provato a richiamarlo alle regole con una circolare interna, Santoro lo ha sbeffeggiato in diretta mandandolo a quel paese.
Al'annuncio della nomina del nuovo dg Letizia Lei, le ha rivolto una sorta di "avvertimento" dicendo che spera che «vengano ripristinare le regole televisive, altrimenti saranno di nuovo i giudici a dover parlare». Le regole a cui fa riferimento sono quelle del suo contratto capestro e i giudici sono quelli del Tribunale che dispose il reintegro nel 2005 dopo il suo licenziamento dalla Rai. L'azienda pubblica dovette anche versargli un milione e 400mila euro.
Giovedì scorso, in barba ai regolamenti, Santoro ha usato la sua trasmissione per attaccare il governo sulla gestione dell'emergenza rifiuti, a pochi giorni dal secondo turno delle amministrative in quella città dove corre, per il posto di sindaco, il "suo" candidato, Luigi De Magistris.

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