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lunedì 24 gennaio 2011

Rogo di Primavalle e professionisti dell’impunità

di Gianluca Ferrari
rogo primavalle
21 gennaio 2011 - Roma 1973, sono le 3.00 del mattino di un 16 aprile e al terzo piano di una palazzina nel quartiere popolare di Primavalle, un intero  appartamento sta bruciando.
Litri di benzina versati sotto la porta e un ordigno esplosivo, hanno causato l’enorme incendio che in pochi minuti si è propagato nella casa, cogliendo nel sonno la famiglia. Alla finestra appare una sagoma completamente carbonizzata, ultimo atto di vita e disperato tentativo di salvezza di Virgilio Mattei, 22 anni, è rimasto intrappolato insieme al fratellino Stefano di 10 anni, moriranno entrambi.
Sono i figli di Mario Mattei, segretario della sezione Giarabub dell’M.S.I. locale. Per strada davanti al portone, un cartello di rivendicazione della Brigata Tanas annuncia l’esecuzione: “Morte ai fascisti – Giustizia proletaria è fatta”, e si è abbattuta contro una famiglia proletaria con 6 figli.
Non fu certamente il primo degli attentati contro esponenti di destra in quegli anni drammatici e non sarebbe stato l’ultimo, forse però il più sconcertante per l’efferatezza con cui fu compiuto, violando l’intimità e la sicurezza di una privata dimora, forse immaginando questa come una “specie di protesi della lotta politica, per citare Vendola.
È solo l’inizio di un calvario politico-giudiziario, condito da imbarazzanti connivenze, depistaggi, patti di silenzio e ambiguità.
Presto le indagini conducono a tre attivisti di Potere Operaio: Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo.Ma il 18 aprile del ‘73 solo Lollo sconterà 2 anni di carcerazione preventiva, in attesa del processo di primo grado celebratosi il 24 febbraio 1975, e conclusosi con assoluzione per insufficienza di prove per i reati di incendio doloso e omicidio colposo, nonostante la richiesta di ergastolo per reato di strage, avanzata dalla difesa della famiglia Mattei e dal PM.
In secondo grado arriva per tutti e tre la condanna a 18 anni di carcere per omicidio preterintenzionale, ma a questo punto Lollo, Grillo e Clavo sono già fuggiti all’estero con l’aiuto di Oreste Scalzone. La sentenza definitiva arriva solo 14 anni dopo, nel 1987, a confermare la pena a 18 anni per ciascuno dei colpevoli.
Il 28 gennaio 2005 avviene però l’inimmaginabile: condanne estinte per prescrizione, i tre attentatori possono tornare in Italia da liberi cittadini, Grillo e Clavo non hanno pagato per il loro reato nemmeno con un giorno di reclusione.
Un’intervista del Corriere della Sera sui fatti di quella notte squarcia però il silenzio, è Lollo a rilasciarla dalla sua casa a Rio de Janeiro. Il latitante, oltre ad ammettere la propria responsabilità e ai particolari logistici, chiama in causa, oltre ai precedenti, altri 3 compagni: Paolo Gaeta, Diana Perrone ed Elisabetta Lecco, anche loro presenti quella notte.
Nel corso dell’intervista, Lollo si preoccupa di chiarire, con tutte le forze,  la totale estraneità dei vertici di Potere Operaio nella vicenda, attribuendo la paternità dell’iniziativa ad un collettivo interno costituitosi per l’occasione.
Parla di una riunione di Potere Operaio, confermata da Franco Piperno e Valerio Morucci, avvenuta  nei giorni immediatamente successivi per avviare un’indagine che individuasse gli eventuali colpevoli. Proprio in seguito a questa, riferisce Lollo, i 6 strinsero tra loro il Silenzio Ideologico, un patto di reciproca reticenza al fine di proteggersi dagli attacchi politici e giudiziari.
Ma il 2005 è un anno di grandi sorprese, una giornalista consegna alla magistratura delle registrazioni contenenti informazioni importanti riguardanti il Rogo di Primavalle e altre vicende degli anni di piombo.La voce narrante è di Manlio Grillo, vuole scrivere un libro.
Le registrazioni, riprese in un articolo apparso su Repubblica, smentiscono completamente la versione dei fatti offerta da Lollo, sia in merito agli effettivi partecipanti (solo 3 secondo Grillo), sia per lemodalità di svolgimento. Ne viene fuori un particolare fino a quel momento trascurato: i mandanti occulti.
Grillo sostiene che non si tratterebbe di un’azione isolata condotta da una cellula intransigente, ma di un disegno più grande, orchestrato al fine di  valutare i requisiti di idoneità per l’arruolamento di nuovi membri nelle Brigate Rosse.
In particolare, fa riferimento ad una persona di cui non rivela il nome, il vero burattinaio, ma di cui parla con un tono ossequioso e riverente: <<È uno potente, adesso. Già allora era potente a livello politico, potente a ‘sti livelli qua, delle Br e compagnia bella. Poi, del caso Moro. Hanno parlato tutti. Duemila persone in galera, e di lui? Mai hanno fatto il nome suo. Era quello che organizzava questi movimenti proletari, Radio onda rossa, Radio proletaria, era un leader carismatico, molto popolare. Capisci? Quindi, evidentemente, per rispetto…. Non è mai ‘uscito’ mai. Se lui sapeva di Primavalle? … e come non lo sapeva, lì veramente c’è il progetto. Noi avevamo fatto 8 attentati. Ci siamo messi d’accordo con lui, faremo questo, questo, questo. Lui controllava, ci dava i soldi per comprare le cose. Era quello che mi dava i fiorini, marchi, faceva tutte le rapine. Anche adesso, nell’ambito della società, è rimasto proletario>>.
In effetti a guardare i casi di violenza politica successivi, un collegamento lo si trova, non è un caso infatti che molti militanti di Potere Operaio, come Valerio Morucci, in seguito allo scioglimento dell’organizzazione, passarono ad ingrossare le fila delle BR, come curioso risulta il caso della mitragliatrice Skorpion che sparò ad Acca Larentia, sparita dopo l’attentato, ricomparsa  per l’omicidio dell’economista Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Conti e del senatore Ruffilli, e poi improvvisamente ritrovata in un covo milanese delle Brigate Rosse.
Ma il mistero si infittisce. Sempre nel 2005 si riaprono le indagini sul Rogo di Primavalle, sull’onda delle  nuove e scottanti dichiarazioni di Achille Lollo. La Procura di Roma ipotizza questa volta il reato di strage, finalmente.
Nel maggio dello stesso anno, si espone un  parlamentare di Alleanza Nazionale e capogruppo della commissione Mitrokhin, è Enzo Fragalà ed inizia ad occuparsi attivamente del caso e ad annunciare l’invio di 2 rogatorie in Brasile e in Nicaragua per interrogare i latitanti Lollo e Grillo, che qui hanno vissuto dall’inizio della loro latitanza.
Anche questa inchiesta verrà tuttavia archiviata, le rogatorie risulteranno impossibili in seguito all’inesistenza di patti di assistenza giudiziaria tra i Paesi interessati. L’inchiesta si schianta per l’ennesima volta contro un muro di gomma, fatto di ostruzionismi, protezioni e violenza che avevano contraddistinto da sempre questa brutta storia.
Fin dall’inizio del procedimento negli anni ’70 infatti, gli inquirenti subirono una fitta campagna denigratoria e controinformativa da parte dell’intellighenzia che controllava i mezzi di comunicazione.Noti giornalisti, scrittori e attori, come Gian Maria Volontè, Dario Fo, Alberto Moravia e tanti altri, riuniti nel “Soccorso Rosso”, struttura che forniva supporto economico e lagale ai terroristi di estrema sinistra, esercitarono pressioni fortissime e sostennero la causa innocentista a favore degli imputati.
L’esempio pratico è fornito da  Franca Rame, che in una lettera del 28 aprile 1973 scriveva a Lollo: “ Ti ho inserito nel Soccorso rosso militante. Riceverai denaro dai compagni e lettere, così ti sentirai meno solo”.
I processi poi, si svolsero in un clima da guerra civile, caratterizzato da continui tafferugli tra extraparlamentari che chiedevano l’immediato rilascio degli imputati e la polizia; in uno di questi scontri, durante un assalto ad una sede romana dell’MSI, fu centrato in pieno volto da un proiettile,l’attivista greco del FUAN Mikis Mantakas.L’omicida,  oltre a non aver mai scontato un giorno dei 17 anni di carcere inflittigli, continuò la propria attività nelle BR (anche lui guarda caso) figurando anche tra i protagonisti del sequestro Moro.
Fragalà, nel corso delle sue indagini dichiarerà: <<Vi sono inoltre innegabili coincidenze e sovrapposizioni fra la rete di esfiltrazione di Potere Operaio utilizzata dagli assassini dei fratelli Mattei per sfuggire alla giustizia e rendersi latitanti, e quella del terrorismo internazionale gestita da alcuni uomini di Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos. L’interesse della Commissione Mitrokhin per la vicenda Primavalle dunque è, sotto questo profilo, ben comprensibile>>.
Continua Fragalà <<Le dichiarazioni di alcuni ex-esponenti di primo piano di Potere Operaio, così come alcune carte agli atti della Commissione (…) fanno capire che esisteva una vera e propria rete per aiutare i compagni in difficoltà, per farli fuggire, per dar loro nuove identità, attraverso passaporti falsi, per offrire alloggio e perfino lavoro. E questa rete, di cui ha parlato recentemente e apertamente Franco Piperno, ha imbarazzanti punti di contatto, soprattutto in Svizzera, con l’organizzazione “Separat” guidata da Carlos. (…)
È importante anche capire il vero ruolo di “Lavoro Illegale”, la struttura segreta e fuorilegge di Potere Operaio, sia nella vicenda della strage vera e propria, sia negli atti di violenza che si consumarono a più riprese in quel periodo da parte di Potere Operaio, sia nella sua gestione della rete di esfiltrazione, sia, infine, nell’approvvigionamento delle armi, soprattutto in Svizzera, e nei contatti con altre organizzazioni eversive.>>
Il 23 febbraio 2010, Enzo Fragalà sarà aggredito a bastonate nei pressi del suo studio legale a Palermo, morirà 3 giorni dopo. Ancora oggi restano sconosciute le ragioni dell’agguato e  l’identità degli aggressori. Esiste realmente un collegamento diretto tra POTOP e le Brigate Rosse? E queste a loro volta era coordinate dal terrorismo rosso internazionale legato a Carlos detto Lo Sciacallo?Quanto era potente e ramificato il sistema di protezione per i criminali politici? E che influenza aveva sulle indagini e sui mezzi di informazione?
E’ innegabile e va rilevato per dovere di cronaca come Francia e Brasile in particolare, si siano distinte negli anni per una politica di asilo che si prefiggeva di tutelare i rifugiati politici , da una politica eccessivamente repressiva come quella italiana (vedi Dottrina Mitterrand in Francia). Il clamoroso caso della mancata estradizione di Cesare Battisti ne è la prova. Emblematico risulta anche il ruolo di una scuola di lingue a Parigi, “Hyperion”, fondata da tre esponenti dell’estrema sinistra italiana collegati con i capi delle BR. Giovanni Pellegrino, che guidò la Commissione Stragi,  avanza il sospetto che Hyperion fosse un punto d’incrocio tra Servizi segreti dell’Ovest e dell’Est, assolutamente necessario nella logica del mantenimento degli equilibri di Yalta. In altre parole, uno strumento per operazioni comuni contro i nemici di Yalta. L’ipotesi, per quanto suggestiva, resta comunque un’ipotesi senza effettivi accertamenti.
L’ultimo colpo di scena sul caso avviene il 17 gennaio 2011, quando Achille Lollo rientrato in Italia (addirittura da alcuni mesi secondo alcune fonti), viene convocato dalla Procura di Roma per essere sentito dal magistrato Luca Tescaroli come “persona informata dei fatti”. Si  avvale però della facoltà di non rispondere, ultimo e degno atto per questa storia inquietante.

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