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sabato 9 ottobre 2010

I 70 anni di Lennon, nel cuore di tanti e "tradito" per business da Yoko Ono

Per celebrarlo la Emi pubblica una valanga di dischi 




di Simona Orlando

ROMA (8 ottobre) - Domani John Lennon compie 70 anni. E’ il caso di usare il presente per un artista verso il quale l’entusiasmo non accenna a spegnersi. Per celebrarlo la Emi pubblica una valanga di dischi, rimasterizzati da Yoko Ono e da una squadra di ingegneri del suono, in parte presso i mitici studi londinesi di Abbey Road. 


Power to the people: the hits raccoglie i suoi quindici brani più famosi (Instant karma, Jealous guy, Mind games, Imagine...), Gimme some truth è un box di quattro cd con oltre settanta canzoni divise per temi: le sue influenze rock ‘n’ roll (cover di Be-bop-a-lula, Stand by me...), i contenuti socio-politici (Working class hero, Sunday bloody sunday...), le canzoni d’amore (Jealous guy, I'm losing you, Beautiful boy) e esistenziali (Nobody told me, Scared, Watching the wheels...). Inoltre il cofanetto John Lennon signature box accorpa gli otto album da solista (venduti anche singolarmente) da John Lennon/ Plastic Ono Band del 1970 fino a Milk and honey del 1984, uscito postumo utilizzando incisioni incomplete risalenti alla lavorazione diDouble fantasy

Proprio Double fantasy era stato pubblicato due settimane prima della sua morte e sanciva il ritorno ufficiale dopo cinque anni di silenzio. L’8 dicembre 1980 Lennon ne autografò una copia al suo futuro assassino. Cinque ore più tardi, davanti allo stesso ingresso del Dakota Building di New York, dove alloggiava, il disturbato Mark David Chapman gli scaricò il revolver sulla schiena. Tre pallottole lo trapassarono, una gli recise l’aorta. 

«Non ero nessuno finché non ho ucciso il più grande qualcuno che esiste sulla terra», dichiarò Chapman, che oggi resta in prigione e si vede respinta l’ennesima richiesta di libertà vigilata. Chissà se ha capito che successo e fama sono cose distinte, essendo la seconda ottenibile per vie criminali.

Moriva così a soli quarant’anni il compositore, musicista, cantante, che ha regalato al pop la sua accezione migliore. Un comunicatore eccellente, che sapeva trascinare senza pontificare. Un pericolo pubblico, secondo il dossier dell’Fbi, perché mentre l’America scaricava napalm sul Vietnam lui cantava insieme a migliaia di ragazzi Give peace a chance

Lennon credeva nella reale forza politica del rock e avanzava spinto da una doppia energia; da una parte l’urgenza di esprimersi, dall’altra quasi il dovere di farlo. Da un lato la libertà personale, dall’altro la liberazione collettiva. Non voleva essere inscatolato, diventare merce di una società consumistica (fu uno dei motivi addotti alla separazione dai Beatles) eppure vendeva milioni di dischi ed era chiamato a trattare con il music business. 

Lennon riusciva ad essere dolce e cinico, visionario e concreto, voleva essere accettato ma odiava il conformismo, era interprete di una generazione ma rifiutava di essere mitizzato, desiderava che gli fosse riconosciuto il genio ma minimizzava le sue trovate ridicolizzando chi affibbiava un significato intellettuale ad alcuni suoi testi nonsense, ironici, basati sul semplice gioco di parole. Mentiva ai giornalisti e faceva grandi sparate nelle interviste, ma tornava sincero e semplice nelle canzoni. 

A differenza di ciò che cantava McCartney in Yesterday, Lennon non credeva nel passato, non nutriva verso di esso alcun romanticismo. In quest’ottica non avrebbe gradito l’iperattività post-mortem a cui la sua vedova e la sua etichetta discografica lo hanno costretto. Non avrebbe voluto essere vittima di decisioni altrui. 

Lo sfruttamento economico del suo nome era del tutto prevedibile, il suo maltrattamento no. Basti pensare al tributo a Los Angeles di qualche giorno fa, organizzato da Yoko Ono, che per ricordare uno dei più influenti artisti del Novecento ha eletto Lady Gaga a ospite d’onore, ovvero quanto di più distante dall’idea di musica che Lennon coltivava. Basti pensare alla mostra newyorkese del 2009 ideata dalla donna-drago (enigmatica figura orientale sempre al fianco di John), dove vennero esposti gli abiti che lui indossava al momento dell’omicidio: panni schiacciati nel sacchetto del Roosevelt Hospital e occhiali sporchi di sangue, come fossero oggetti di avanguardia. Yoko Ono ha anche prestato il volto dell’ex-Beatle alla pubblicità di una nota utilitaria francese, e dire che se fosse vivo e coerente, oggi lo vedremmo ecologista incallito che gira in bicicletta, magari capofila di una critical mass. 

Ancora lei ha chiesto alla Gibson, nota marca di chitarre, di festeggiare il prossimo compleanno di John Lennon con una produzione limitata di tre modelli acustici basati sulla J160E: 70 esemplari di colore bianco denominati "Imagine", 70 repliche della chitarra con la caricatura della coppia disegnata al lato, e 500 copie della chitarra con cui suonò nei Beatles fra il 1963 e il 1964. Costo: dai quattromila ai quindicimila dollari per uno strumento generalmente venduto a molto meno e non certo destinato agli “eroi della classe operaia”. Imagine no possessions. 

Oltre a ciò e alle derive fanatiche tipo l’acquisto del suo water (battuto all’asta per oltre 11.000 euro) o del suo ultimo disco autografato con tanto di impronte (venduto a 525.000 dollari), esistono in ogni nazione sane iniziative che si limitano a celebrare la sua carriera. Il 9 ottobre Liverpool, sua città natale, darà il via al “Lennon Remembered”, due mesi di concerti, esposizioni, film e poesie alla Echo Arena e al Cavern Club; a Central Park sarà proiettato il documentario "LennonNYC" (finalmente qualcosa di gratuito) e al Rock and Roll Hall of Fame and Museum di Cleveland l’intera opera lennoniana sarà chiusa in tre capsule del tempo che verranno riaperte il 9 ottobre 2040, per il centenario della nascita, davanti ai futuri sognatori.

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