Vogliamo giustizia!

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Giustizia per i morti di Bologna

Ultimissime del giorno da ADNKRONOS

sabato 29 maggio 2010

Buon 2 giugno!



ASSOCIAZIONE PER LA GIUSTIZIA E IL DIRITTO "ENZO TORTORA" – Onlus

Redazione di "Giustizia Giusta"
Viale Giulio Cesare, 59 -00192 Roma


COMUNICATO STAMPA




ANCORA UNA RIVOLTA "IDEALE" DELLA CASTA TOGATA: PER LA "CAGNOTTA".
E LA CASTA POLITICA ANCHE

I Magistrati, con alto senso del dovere ed in difesa della loro dignità "ideale", sono insorti con spudorata supponenza a contestare le scelte di Governo in riguardo ad un paventato taglio delle loro prebende, minacciando ancora una volta dure forme di protesta. E ciò accade in un momento di una catastrofica quanto annunciata congiuntura economica (davanti a noi la speculazione bancaria e dietro a noi la Grecia!) che vuole, tra l'altro, il blocco delle assunzioni, dei salari e delle pensioni e dure forme di pressione fiscale nei confronti del popolo detto sovrano.
Notoriamente gli appartenenti alla Casta Togata percepiscono stipendi da Travet e sono costretti da sempre a curare con parsimonia da indigenti la loro economia domestica…Ma nessuno va a controllare i loro ben remunerati incarichi extra-giudiziari. Nessuna anagrafe e nessuna proibizione.

Siamo alla solita "moina".
I magistrati gestiscono, come maggiordomi dei Groups (Tangentopoli docet) il potere ed i loro uomini sono inseriti tra i camerieri nelle istituzioni e nei posti che contano.
E per di più possono ricattare con la minaccia di inchiesta o di arresto chiunque, specie nell'appiattimento omologato della corruzione dilagante, potrebbe attentare alla loro "autonomia" (così è detto il loro strapotere), ribellandosi contro una sempre evocata e mai attuata separazione delle carriere od altra riforma dichiarata inaccettabile e – come nel caso della paventata riduzione del 10 per cento dei loro emolumenti – addirittura contra legem, come asserito dall'ANM che definisce gli interventi governativi "incostituzionali e palesemente punitivi nei confronti dei magistrati".

La stessa ribellione che la Casta Togata manifesta nei confronti dell'ancora non definita e non definibile legge sulle intercettazioni che andrebbe ad impedire di svolgere una qualsivoglia attività investigativa. "Come facimme 'e 'indagggini"?

E se i togati si ribellano non da meno fanno i politici. Che non possono scioperare contro se stessi ma possono condizionare l'iter e l'esito delle leggi.
Sprechi, debiti sommersi, enti, fondazioni inutili e parassitarie case in regalia, auto blu e tanto altro ancora non contano per gli "onorevoli" che non riescono a digerire il taglio alla propria "onorevole" busta paga. Si può fare tranquillamente a meno di mille euro al mese - spiega il parlamentare Osvaldo Napoli – ma c'è chi obietta di aver pianificato il pagamento di alcuni debiti". Leggasi mutui, investimenti e quant'altro. Ma in realtà i tagli costituiscono un' "onorevole" furbata, un trucco: l'indennità – la parte aurea della busta paga – rimane invariata. Non si tocca. Soltanto la cosiddetta "diaria" ( vale a dire i 4.003,11 euro netti per spese di soggiorno a Roma ) potrebbe divenire una variabile, legata al numero di presenze in aula. Tant'è che è stata nel Transatlantico ironicamente ribattezzata diaria "a punti"!
E per quanto riguarda le spese a dir poco esose di Senato e Camera non si toccano. Lo hanno deciso in un incontro di vertice Schifani e Fini. Quest'ultimo ha impudicamente affermato che le spese dei Palazzi non sono "eccessive e improduttive, trattandosi di costi essenziali per il funzionamento della democrazia"!

Buon 2 giugno popolo detto "sovrano" incravattato dai puttanieri delle Caste.
E sì, perché maggiordomi e camerieri, nel loro vergognoso e spudorato gioco delle parti in "moina", non verseranno lacrime e sangue. Ne lasceranno generosamente agli altri il versamento.

Paolo Signorelli

venerdì 28 maggio 2010

Il tornante della storia



 Il tornante della storia
di Marco Cedolin - 27/05/2010

 Fonte: Il Corrosivo di Marco Cedolin [scheda fonte]

 Ormai dagli anni 90 abbiamo iniziato ad entrare in confidenza con proclami che facendo leva sul sentimento di unità nazionale, imponevano sacrifici, duri ma necessari, tirate di cinghia dolorose ma non procastinabili, piccoli grandi "fioretti" da compiere necessariamente oggi, per stare meglio domani.

 
Prima si è trattato di un "castigo" volto a rifondere gli sperperi e la dissolutezza occorsi negli anni di tangentopoli.
Poi di un tributo da pagare per la costruzione di una grande Europa che ci avrebbe consentito di giocare la parte del leone nell'economia stravolta dalla globalizzazione.
Poi ancora di un investimento nel futuro, finalizzato alla creazione dell'euro, la moneta magica e definitiva in grado di farci vincere le sfide del nuovo millennio.
Poi ancora di lacrime e sangue indispensabili per fare recuperare al nostro paese ed al suo sistema industriale la competitività perduta.
Infine di quello che Giulio Tremonti molto pomposamente definisce un "tornante della storia" , necessario per salvare l'euro e la BCE, o se preferite per rispondere alle imperanti richieste dei mercati.

 
Il tornante della storia paventato da Tremonti altro non è che l'ultima puntata (o meglio il suo trailer) di una corsa del gambero ormai ventennale, nel corso della quale sempre più ampie risorse della collettività sono state alienate a favore del sistema finanziario e dell'economia di rapina ad esso correlata.
Creando progressivamente disoccupazione, riduzione del potere di acquisto di salari e pensioni, annientamento dei diritti, eliminazione di ogni prospettiva per le nuove generazioni.

 
Il tornante della storia attraverso il quale Tremonti, ligio alle direttive di Bruxelles più ancora che a quelle di partito dove serpeggia il terrore per la perdita dei consensi, tenterà di recuperare 24 miliardi di euro, ben sapendo che alla fine i miliardi dovranno essere almeno una sessantina, non spaventa per le misure contemplate nella manovra. Misure in larga parte confusionarie, raffazzonate, prive di qualsiasi visione in prospettiva e del tutto inadeguate ad ottenere i risultati prospettati.
E neppure spaventa per il fatto che la manovra, pur nascondendosi dietro una facciata populista che declama tagli agli emolumenti della classe politica e dei grandi manager, colpisca come sempre i soliti noti, aumentando di fatto la pressione fiscale e riducendo le prospettive occupazionali ed il potere di acquisto delle famiglie.

 
Il tornante della storia spaventa, poiché l'ennesima "mazzata" (di cui la manovra rappresenta solo una prima tranche) andrà a colpire un paese già in stato di profonda catatonia, assai lontano da quell'Italia in ripresa che non più tardi di un anno fa veniva "raccontata" sui giornali e in TV.
Un paese dove, a dispetto delle ridicole cifre fornite dall'Istat, un cittadino su due in età lavorativa non ha un lavoro degno di questo nome. Dove l'elenco delle imprese che chiudono i battenti ogni mese (gran parte delle quali per delocalizzare all'estero la produzione) somiglia per dimensioni a quello del telefono. Dove larga parte delle imprese che ancora restano in piedi o resistono alle sirene della delocalizzazione riescono a sopravvivere solo grazie al sussidio della cassa integrazione.
Dove milioni di giovani senza lavoro saranno costretti a vivere in famiglia a tempo indefinito, sperando che lo stipendio o la cassa integrazione dei genitori possano durare a lungo. Dove il piccolo commercio è stato da tempo annientato dalla grande distribuzione che adesso sta andando all'assalto degli ambulanti.
Dove la piccola impresa, strangolata dai mercati e dalle banche, è una categoria in via d'estinzione. Dove l'ammontare dei pignoramenti per insolvenza non viene reso noto, perché basterebbe esso solo a fiaccare ogni rigurgito di ottimismo.

 
Dietro al tornante non troveremo ad accoglierci altro che il precipizio e forse costituirebbe esercizio di eccessiva ingenuità sperare di riuscire a frenare in tempo, recuperando una qualche forma di sovranità monetaria, fermando l'emorragia della delocalizzazione, tentando di costruire prospettive occupazionali in nuovi settori magari legati alla riconversione industriale, trasferendo alle famiglie una parte della ricchezza indebitamente incamerata dai grandi poteri finanziari. Ma si tratterebbe comunque di un tentativo fondato sulla logica e con qualche prospettiva di successo.
Nella corsa del gambero prospettata da Tremonti non si manifesta alcuna volontà di frenare, via a tutta forza verso il burrone, entreremo probabilmente nella storia, ma come sempre dalla porta sbagliata.

Italia e dintorni.


Italia e dintorni.
di Franco Cardini - Michele De Feudis - 27/05/2010


Fonte: mirorenzaglia [scheda fonte]


 Seduto su una panchina davanti all'Università di Bari, Franco Cardini, storico e saggista dagli svariati interessi – da Federico II alla questione mediorientale – lancia uno sguardo schmittiano e realista sull'Italia travolta dagli scandali e dal malcostume, confermando la sua vocazione ad essere uno dei pochi "intellettuali disorganici" in servizio permanente effettivo.
L'appartamento con vista Colosseo di Scajola può rappresentare una metafora dell'etica degli attuali governanti?
Ormai dagli anni Ottanta in poi assistiamo ad un progressivo decadimento dei costumi, allineati ad una costante esaltazione edonistica.
Come mettere un freno a questa deriva?
È indispensabile un riscatto civile, possibile solo con una restaurazione radicale del senso dello Stato e della lealtà degli individui – e quindi anche dei politici – rispetto al bene comune ed alla cosa pubblica.
Mentre i giovani fanno mutui trentennali…
Trionfa il modello Scajola e il berlusconismo, inteso come forma mentis spregiudicata. Se fossero confermati gli addebiti delle inchieste su Denis Verdini, avremmo la riprova che intorno al premier si è coagulata una parte di Italia che punta a trarre vantaggi dalla propria pubblica funzione. E purtroppo l'altra metà del paese spesso è antiberlusconiana per invidia, perché vorrebbe avere le stesse possibilità del Cavaliere. Basta osservare la reazione da bulletto di Massimo D'Alema agli appunti ricevuti in tv.
Il patriottismo repubblicano?
È una definizione che non mi piace. Qui è necessaria una rinascita della coscienza civica che ponga un argine alla deriva aziendalista e tuteli la socialità.
Eppure c'è chi mette in discussione le conquiste del welfare.
In un editoriale di Ostellino sul Corriere della Sera si riaffermano le profezie del turbocapitalismo. In un periodo di crisi economica immaginare di ridurre gli spazi di solidarietà sociale è una prospettiva nefasta. Mentre aumenta la povertà e Obama compie una rivoluzione per allargare l'assistenza sanitaria negli Usa, da noi c'è chi mette in dubbio i capisaldi della comunità nazionale.
L'acqua deve restare in mani pubbliche?
Capitalismo e proprietà privata sono legittimi ma devono trovare un limite nel bene comune.
L'Italia è in lutto dopo l'attentato afghano e la morte di due alpini.
Sono nostri caduti, non vittime, come i talebani bombardati dagli americani durante una cerimonia nuziale. Il mio sentimento di pietas è profondo. Il Paese ha risposto con un lutto virile, non con un piagnisteo. Dovremmo però interrogarci se la partecipazione al contingente internazionale in quel territorio sia in linea con i nostri interessi nazionali.
La crisi economica sta attanagliando l'Europa. La Grecia è in ginocchio, la Spagna traballa.
Si sono rivelate sballate le previsioni di chi descriveva l'Ue come una immaginaria Eurolandia. Per questo torna di attualità l'obbiettivo di consolidare una unione che esprima autonomia politica e una propria statura militare, passaggio che sarebbe conseguente ad una ridefinizione degli obbiettivi dell'adesione al Patto Atlantico.
Le prossime celebrazioni dei centocinquant'anni dell'Unità d'Italia paradossalmente sono divenute un elemento di divisione. Lei dove si posiziona?
Oltre le trote e i tromboni, distante dalle provocazioni leghiste come dall'esaltazione acritica dei Mille, di Garibaldi. L'Unità avvenne per l'incontro degli interessi di Francia e Inghilterra, con quelli dei Savoia, e grazie all'ideologia neogiacobina. Non bisogna dimenticare che furono svuotate le casse del Regno delle Due Sicilie. Adesso l'Italia deve scoprire ragioni forti per restare coesa. Il filone di studi di Gioberti e Cattaneo, insieme alla valorizzazione della cultura regionale e dei campanili legata ad un respiro nazionale, offre un sentiero da percorrere fino in fondo.

giovedì 27 maggio 2010

Via la cricca dei parassiti e degli incapaci


La manovra del governo che penalizza come al solito le fasce più deboli della popolazione italiana, oltre ad essere iniqua e ingiusta, è profondamente sbagliata e non risolverà nessuno dei problemi economici che attanagliano il nostro paese. La manovra, fatta solo di tagli alla spesa, autentici e inutili palliativi, denota la mancanza di senso di reponsabilità di una classe politica fatta di parassiti e privilegiati e attesta altresì l'attaccamento di questi politicanti d'accatto ai dogmi del liberismo e del mercato giungla. A pagare saranno infatti ancora una volta i lavoratori del pubblico impiego, i professori delle scuole, tutti i lavoratori già tartassati e umiliati. E invece avrebbero dovuto essere colpiti gli evasori, le banche, la nomenklatura della casta politica. Cosa che ovviamente Tremonti e Berlusconi si sono ben guardati dal fare. Del resto che speranze può avere un paese che consente le importazioni selvagge dalla Cina e ha perso la concorrenza internazionale ? Un paese che non dispone più del signoraggio monetario e che continua ad indebitarsi con gli usurai dell'Alta Finanza ?? Nella manovra del governo non c'è una sola voce che parla di investimenti nel settore pubblico o di provvedimenti atti a tutelare il potere d'acquisto dei cittadini che vedono le buste paga sempre più decurtate. Non una parola su una indispensabile politica dei prezzi o sul rilancio della domanda interna. Non una parola sulle speculazioni nel settore immobiliare.



Per questo e mille altri motivi è arrivato il momento di impegnarsi a fondo per cacciare questa cricca di cialtroni che si fa le leggi su misura personale, che non tocca le fasce privilegiate, che impedisce il ricambio della classe dirigente, che sta rubando l'avvenire ai giovani del nostro paese, ridotti per la maggior parte a precari o a disoccupati cronici !



Via il governo del malaffare !

Via la cricca dei parassiti !

Via i politicanti al servizio delle banche e del capitalismo selvaggio.



Il MNP

Ufficio Politico

Roma

mercoledì 26 maggio 2010

Telecom, connessioni a 100 Mbit per gli utenti di Roma

Zeus News - Telecom, connessioni a 100 Mbit per gli utenti di Roma

UoL - il tuo 5 vale 1000 sorrisi :-)

 

 

Gentile lettore,ti ritrasmettiamo l'invito a destinare il Vs. 5 x 1000 a L'Uomo Libero onlus.Con la creazione del 5 x mille è stata data la possibilità di devolvere una quota delle imposte direttamente ad associazioni di volontariato. Come l'Uomo Libero che da oltre vent'anni è attivo nel sostegno di Popoli in difficoltà, non per ultimo il popolo Karen in Birmania (www.luomolibero.it).

Il 5xmille non sostituisce l'8xmille (destinato alle confessioni religiose) e non costa nulla al contribuente: è una quota di imposte a cui lo Stato rinuncia per destinarla alle organizzazioni no-profit.


Trasforma la tua dichiarazione dei redditi in una grande azione di concreta solidarietà.
Non ti costa nulla e aiuti chi da aiuto.


Nella tua dichiarazione (730, Unico, CUD) ecco come puoi fare:
1. Firma nel riquadro dedicato alle onlus
2. Riporta il codice fiscale de l'Uomo Libero:
00670160225
 

Grazie fin d'ora per quanto potrai fare!

 

l'Uomo Libero

 

 

clicca qui e diventa fan de l'Uomo Libero su Facebook

martedì 25 maggio 2010

Digitale terrestre e digital divide

Zeus News - Digitale terrestre e digital divide

Storia del novecento di nuovo in edicola

 DA VENERDI 28 MAGGIO STORIA DEL NOVECENTO SARÀ DI NUOVO IN EDICOLA.
Il numero di maggio 2010, completamente rinnovato nell'impaginazione e nei contenuti, tratterà i seguenti argomenti:   
 
Una delle bugie del XX secolo:
"1936: Hitler si è rifiutato di stringere la mano a Owens!"
 
Un prete con le stellette
Padre Luciano Usai
 
Un "libro-verita'" sullo sbarco di Nettunia
Il nuovo lavoro di Pietro Cappellari è a disposizione degli studiosi della Seconda Guerra mondiale
 
Un muro d'acciaio chiamato
"Hermann Göring"
 

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale nelle guerre italiane

 
Un paese distrutto dai "liberatori" americani per esigenze cinematografiche
Un crimine Alleato rimasto impunito
 
I caccia bi-fusoliera prodotti dall'industria italiana per la Regia Aeronautica
 
Morte di un uomo d'arme e di conoscenza
Pio Filippani Ronconi
 
Dal Transvaal ai monti dell'Irpinia
Ricostruita la tragica storia di un pilota della RAF sepolto a Salerno.
 
Al fine di agevolare e razionalizzare la distribuzione, si invitano, comunque, i lettori ad abbonarsi.
Dodici numeri, Euro 75.
Ad ogni nuovo abbonato, sarà fatto omaggio di uno dei volumi stampati dalla casa editrice MA.RO..
Animazioni GRATUITE per le tue e-mail - da IncrediMail! Fai clic qui!

domenica 23 maggio 2010

L’inferno dietro l’angolo


 


http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=32514
La Grecia e l'Unione europea: l'inferno dietro l'angolo
di Alain de Benoist - 21/05/2010


Fonte: Les Amis d'Alain de Benoist [scheda fonte]

E' stato sufficiente un quarto d'ora, al Parlamento francese, per approvare il piano di "salvataggio della Grecia" per 3,9 miliardi di euro proposto da Nicolas Sarkozy e dal suo ministro dell'Economia, Christine Lagarde. Su 577 deputati, una cinquantina (dal "sovranista" Nicolas Dupont-Aignan al comunista Jean-Pierre Brard) ha sfidato il governo che comunque si è assicurato il sostegno unanime del partito "socialista"  - il "socialista"  Jérôme Cahuzac, presidente della Commissione alle Finanze si è addirittura così espresso: "Proteggere la Grecia è proteggere l'euro e dunque il nostro denaro!".
Nessun parlamentare pare si sia chiesto chi si andasse ad aiutare in realtà
Fra gli economisti, qualche voce discordante si è intesa. Benché minoritaria, unanime: invece di cercare di riformare l'insieme del sistema finanziario, l'aiuto alla Grecia si è apparentato, così, alla nota "strategia delle Danaidi": si è cercato di riempire un secchio senza fondo.
Il piano di salvataggio della Grecia, messo a punto nel fine settimana tra l'8 e il 9 maggio per placare la febbre speculativa dei mercati, si sa, è pari a 750 miliardi di euro, dei quali 250 promessi dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi).
Una somma, in parte virtuale, che rappresenta un assetto monetario favoloso, oltre ogni precedente (il New Deal di Roosevelt costò l'equivalente di 50 miliardi di dollari odierni, il Piano Marshall l'equivalente di 100 miliardi), ma che rappresenta appena il 10 per cento del debito della zona euro, pari a 7000 miliardi.
Quel che si omette di dire, rimarcano gli economisti, è che la crisi attuale non è tanto la crisi di bilancio ellenica, ma una crisi bancaria (tra il 2005 e il 2010 il debito bancario greco è stato sottoscritto al 43 per cento dalle banche, al 22 per cento da fondi sociali e per il 15 per cento da fondi pensione). L'operazione di salvataggio non è dunque destinata alla Grecia ma, come all'indomani della crisi del 2008, alle banche che si vogliono salvare per impedire che il sistema bancario si avviti nella crescita dei tassi di interesse fermando mutui, agevolazioni, finanziamenti e investimenti.
In altri termini non si cerca di salvare gli Stati deboli della zona euro, ma chi li ha resi tali.
E poiché nulla è stato fatto per fermare l'usura, le banche potranno così continuare a manipolare i corsi delle loro speculazioni finanziarie come d'uso,  sapendo che in ogni caso  il "paracadute graziosamente offerto dall'Uem" provvederà a rimborsarle.
C'è chi nota come il 9 maggio sia una data storica: da quel giorno un ente soprannazionale non europeo, il Fmi, ha conquistato il diritto di ingerirsi negli affari dei Paesi europei in crisi per il debito.
Secondo l'economista Elie Cohen, il piano europeo non servirà altro che a calmierare temporaneamente la crisi: i "profitti speculativi" torneranno a battere cassa presto. Yves Marie Laulan, nel sottolineare che bisogna attendersi una crescita della protesta anti-Ue, dichiara: "questo piano non è regolato in profondità. Non si è mai visto guarire un eccesso di debito con un maggiore indebitamento… La scelta è tra la peste e il colera, il fallimento finanziario o il crollo economico". L'ex ministro Jean-Pierre Chevènement prevede l'adozione di una serie di piani di austerità dei quali la Germania, che esporta più del 60% del suo prodotto nell'Unione, sarà la prima a dover subire. "Il risultato sarà una recessione generalizzata, accelerata da una crisi sociale e politica senza precedenti e senza vie d'uscita".
Emmanuel Todd osserva che non esiste alcun modello serio europeo per uscire dalla crisi e si pronuncia in favore di un "ragionevole protezionismo europeo". Paragonando la crisi attuale a quella del 1929, Philippe Dessertine, docente a Nanterre, giunge a dire: "I tempi sono stretti se non si vuole evitare una vera e propria guerra".
Conclusione generale: si è voluto guadagnare del tempo. Ma non si sfuggirà alla discesa all'inferno.
Gli Stati si garantiscono reciprocamente nel momento in cui la loro solvibilità viene messa in discussione, ma il piano di salvataggio della Grecia diventa il garantire dei debiti sospetti con delle finanze pubbliche parimenti sospette. E' il metodo del "bootstrapping" descritto dall'economista eterodosso Frédéric Lordon, che evoca il modo con cui il barone di Münchhausen tentava di alzarsi in aria a cavalcioni delle palle di cannone. I Paesi europei vogliono continuare a offrire denaro che non hanno e così il sistema proseguirà la sua fuga in avanti. E si vede già profilarsi lo spettro di un "governo mondiale" che metterebbe sotto tutela i bilanci nazionali di tutti i Paesi membri dell'Unione europea, con un ulteriore attacco alla loro sovranità
Nel prendere la guida del movimento per "salvare la Grecia", Nicolas Sarkozy cerca evidentemente di reindossare il vestito da leader che si era fatto cucire al tempo della presidenza francese dell'Ue, nonché, all'indomani della sconfitta elettorale amministrativa interna, a ripristinare in qualche modo un po' della sua popolarità, ormai in caduta libera.
Quanto ai francesi, per i quali la Grecia è lontana, hanno per la gran parte rinunciato a comprendere cosa accada. Ma sanno che, dopo la sua elezione nel 2007, Sarkozy ha fatto lievitare il debito pubblico dal 2,7 all'8,2 per cento e che l'indebitamento della Francia, che rappresentava il 20 per cento del pil negli anni Sessanta, arriva oggi all'81. Ancora qualche mese e si dirà che non c'è più denaro per pagare le pensioni o per garantire il potere d'acquisto. Oggi vedono decine di miliardi di euro uscire virtualmente da un cassetto vuoto. E si annuncia loro che lo Stato andrà a farsi prestare dalle banche il denaro che Parigi… presterà alla Grecia, per permettere ad Atene di rimborsare… le banche.
Surreale. Incredibile.
Tante altre notizie su http://www.ariannaeditrice.it/

sabato 22 maggio 2010

Eurasia rivista di studi geopolitici


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  Gentile Lettore,
di seguito gli aggiornamenti al sito di "Eurasia" di questa settimana (15-21 Maggio c.a.):
Drang nach? La scelta geopolitica di Berlino
Ernst Sultanov, 21 maggio 2010 10:50
Il "si" di Berlino al fondo (che ammonta in complessivo a 750 bilioni di Euro) creato per salvare le economie europee è tentativo di guadagnare tempo. Tutti guardano la Germania in quanto paese più forte e più ricco dell'Europa. Però la decisione che verrà presa, pur nascendo nell'ambito economico, avrà impatto fondamentale anche sulla strategia geopolitica del governo federale.
Iraq: quale sarà il compromesso?
Chiara Felli, 20 maggio 2010 18:59
L'avvicinamento ad un vero sistema politico democratico è per l'Iraq un processo che da sempre ha visto la necessità di confrontarsi con le problematiche legate all'essenza stessa del Paese: la composizione settaria, etnica e tribale e fortemente confessionale ha influenzato le scelte politiche e tutt'oggi sembra non abbandonare il nuovo panorama sorto all'indomani delle elezioni politiche dello scorso marzo.
Uno sguardo al Myanmar in vista delle prossime elezioni politiche
Carla Pinna, 20 maggio 2010 06:54
Alla fine del 2010 si dovrebbero tenere le elezioni politiche nel Myanmar. Il condizionale è d'obbligo in quanto la data precisa non è ancora stata fissata (la giunta militare ha parlato di ottobre o novembre) e perciò ci potrebbero essere dei ripensamenti.
Iran, Brasile, Turchia: tutti "Stati canaglia"?
Aldo Braccio, 18 maggio 2010 08:21
L'accordo stipulato tra Iran, Brasile e Turchia per il trasporto in quest'ultimo Paese di uranio iraniano a basso arricchimento è tanto importante non solo perché rappresenta un passo decisivo per lo sgonfiamento del caso "nucleare iraniano" ma anche per le implicazioni strategiche e geopolitiche dell'accordo.
L'Arabia Saudita, l'Iran e la guerra fredda sulle sponde del Golfo
Giovanni Andriolo, 16 maggio 2010 18:19
Lungo le due sponde del Golfo che alcuni chiamano Arabico altri Persico si fronteggiano due colossi, la cui grandezza si misura non solo con l'estensione territoriale dei due Paesi, ma soprattutto con il peso economico, politico e culturale che entrambi esercitano sulla regione vicino-orientale.
E tanti altri articoli sono disponibili sul sito.
Le ricordiamo che è attualmente disponibile in libreria l'ultimo numero di "Eurasia" (1/2010) dedicato a La Russia e il sistema multipolare
Buona lettura!
  la Redazione

giovedì 20 maggio 2010

QR Code: che cosa sono e perché sono utili



Zeus News - QR Code: che cosa sono e perché sono utili

Michele Santoro: dalla trincea all'incasso






di Massimo Fini - 19/05/2010


Fonte: Come Don Chisciotte [scheda fonte]




Michele Santoro lascia la Rai, ma sigla un accordo milionario con l'azienda.
Per il giornalista, ci sarà una sorta di prepensionamento che gli dovrebbe fruttare, secondo voci che circolavano ieri in Viale Mazzini, una cifra tra i 2,5 e i 2,7 milioni di euro. L'azienda, comunque "continuerà ad avvalersi della collaborazione di Michele Santoro che, in questo modo, avrà la possibilità di sperimentare nuovi generi televisivi attraverso un ulteriore sviluppo del proprio percorso professionale". Un breve ritratto di Massimo Fini

 
Ci sono i carnefici, le vittime e le finte vittime. Queste sono le peggiori perché hanno l'apparenza delle seconde ma la sostanza dei primi. Alla categoria appartiene di diritto Michele Santoro, specialista nel darsela da martire rimanendo sempre a galla. Quando fu colpito, insieme a Luttazzi e a Biagi dall'"editto bulgaro" di Berlusconi, fece il ponte isterico e si atteggiò a san Sebastiano trafitto dalla protervia del Potere. Ma il meccanismo politico che lo escludeva momentaneamente dalla Rai era lo stesso che per quindici anni (Samarcanda è del 1987) gli aveva permesso di spadroneggiarvi indisturbato, in una posizione di monopolio, tanto nella Prima come nella Seconda Repubblica. Non perde occasione per dichiararsi "scomodo" e "autonomo dai partiti". Ma che autonomia ha, e può aver mai avuto, uno che, a compensazione della sua cacciata dalla Rai, si fa eleggere parlamentare europeo nella lista Uniti nell'ulivo e che poi, dopo la breve e lucrosa parentesi, rientra in Tv appena i suoi amichetti politici vi hanno rimesso piede?
 
In realtà Santoro è un doppelgänger di Vespa. Ma meno abile. Ha una tale belluina faziosità che anche quando ha ragione viene istintivamente la voglia di stare dall'altra parte. Non mi stupisce che a Mediaset lo trattassero "come un re", lo vezzeggiassero, lo coccolassero. Ha fatto guadagnare più consensi lui al Cavaliere di quanti gliene abbiano fatti perdere tutti insieme, con la loro lasciva laudatoria, Bondi, Schifani e Cicchetto. Se la tira da "duro e puro" ma è passato a Mediaset con un contratto miliardario ("non olet"), dopo aver per anni sparato a palle quadre su Berlusconi. Vi faceva la foglia di fico come Antonio Ricci che però ha almeno la scusante di essere lì da sempre. 
 
Ci sono scrittori che hanno lasciato la Mondadori per non essere accusati di criticare Berlusconi e di prendere i soldi da lui. L'ultra ottantenne Montanelli abbandonò il "Giornale". Altri sono entrati nella scuderia di Arcore, dove il mafioso Mangano, la faceva da stalliere, ma con la pretesa, dopo aver consumato questo stupro consenziente e generosamente pagato, d'esser rimasti vergini. Non è solo una questione di stile. Ma di palle. Di chi le ha e di chi le sventola senza averle. Santoro sembra sempre sul punto di azzannare il mondo intero, ma quando esce dalle denunce generiche e populiste, che sono la sua specialità, e ha a che fare con i potenti in carne e ossa, quelli che ti possono fare davvero del male, diventa uno specialista del dribbling. Una volta invitò Previti. Costui per difendersi da un'accusa più grave afferma testualmente: "Per quarantacinque o quarantasei volte l'avvocato Pacifico mi portò cinquecento milioni dalla Svizzera", A questo punto ci si sarebbe aspettati che il feroce conduttore dicesse: "Fermi tutti. Lasciamo stare per il momento il resto, che è incerto. Il certo, onorevole Previti, è che lei è stato un colossale trasgressore delle leggi fiscali in anni in cui gli italiani non potevano uscire dal paese, nemmeno per un viaggio di piacere, con più di 800 mila lire". Santoro fece finta di nulla, tirò dritto e tutto finì nella solita, inconcludente, confusione. Destituito di ogni ironia e autoironia, di qualsivoglia capacità autocritica, privo del senso del limite e dei limiti, soprattutto dei suoi, Michele Santoro è uno che si prende tremendamente sul serio, un "miles gloriosus" che confonde il proprio ombelico con quello del mondo.
  
Così racconta la sua giovinezza: "Ero molto popolare in città. Un capo vero. A Salerno ero adorato, avevo legioni di fan. Ai miei esami di maturità vennero centinaia di persone. Avevo il massimo di visibilità. Era facile avere tutte le donne che volevo. Come succede ai fenomeni popolari, ai cantanti, agli attori". A questa fama di sciupafemmine il conduttore di Annozero tiene moltissimo. Ma il vero scopatore, come ognun sa, è silenzioso. Del resto è un uomo dalla volgarità innata, accentuata dal fatto che si ostina a indossare abiti firmati che, antropologicamente, non gli appartengono (la volgarità, com'è noto, è un "non stare nei propri panni" e Santoro è perennemente fuori dai suoi, persino quando è nudo).
  
Il suo iter è un classico. Da giovane ha militato in Servire il popolo, uno dei gruppuscoli più estremisti e idioti della galassia extraparlamentare (il loro vangelo era il "libretto rosso" di Mao), così a sinistra da finire per confondersi con la destra. Caratteristica che il conduttore ha conservato. Laurea in filosofia con 110 e lode negli anni della contestazione quando il 30 non si rifiutava a nessuno. Poi funzionario del Pci, quando i comunisti erano all'apice. Quindi, come tutti i leader e i leaderini del Sessantotto, l'approdo nei media di regime. In realtà si tratta, come in molti altri casi simili, di due buone braccia sottratte all'agricoltura, dove avrebbe potuto far bene perché è robusto e anche, almeno a giudicare dall'odore, vagamente ferino. E forse non aveva tutti i torti l'ex presidente della Rai, il pur vile e servile Enzo Siciliano, che però un po' di cultura almeno la masticava, se non altro per aver bazzicato Pasolini e Moravia, quando, richiesto di un giudizio su "Michele", rispose: "Michele chi?".

lunedì 17 maggio 2010

Fantacalcio: 66°!

L'obiettivo era di entrare nei primi 50. E' sfumato di poco ma l'anno prossimo ci riproveremo.
Comunque sono nei primi 10 nella classifica delle sfide!
Profilo utente - FanLive Soccer

Via dall'Afghanistan. IMMEDIATAMENTE !



I nostri connazionali si trovavano all'interno di un blindato quando è esplosa una bomba

Afghanistan: uccisi 2 soldati italiani

Altri due feriti, ma non in pericolo di vita, in seguito ad un attacco nei pressi di Bala Murghab

Ancora due vittime italiane nelle guerre americane, ancora un tributo di sangue gratuito in una guerra nella quale gli italiani sono ridotti a servitori dei comandi statunitensi.
Che questo governo, sempre meno rappresentativo della pubblica opinione dica chiaramente che gli italiani sono al servizio dello straniero e dei suoi interessi economici. In Afghanistan, al di là dei paroloni e della solita propaganda, è in atto una guerra dell'oppio e per l'oppio da cui si ricava l'eroina riversata sul mercato mondiale per fare profitto e annientare decine di migliaia di giovani.
Le cosiddette missioni di pace che altro non sono se non guerre americane per interessi americani, costano agli italiani non solo il sangue dei propri eroici soldati ma anche 750 milioni di euro all'anno. Onde i tagli alla scuola, alla sanità e la supertassazione dei lavoratori a reddito fisso.Chiediamo il ritiro immediato da una guerra che non ci appartiene !!!

Via i soldati italiani dall'Afghanistan
Via le basi NATO dall'Italia
Lottiamo per l'indipendenza e la sovranità nazionale italiana
contro un governo di servi e di traditori degli interessi nazionali  !!!


Il Movimento Nazional Popolare
Ufficio Politico Roma

ADDIO BANDE NERE



ADDIO BANDE NEREPhilips Cinema 21:9
Odiate le barre nere orizzontali quando vedete un film? Ecco il televisore per voi puristi dell'home video. E' attualmente l'unico con un formato di 21:9, per vedere i film esattamente come li ha pensati il regista, senza più le bande nere sopra e sotto l'immagine. La visione in 3D sarà opzionale, grazie a un kit composto da occhialini con otturatori attivi e trasmettitore wireless. Se volete far bella figura con gli amici, parlategli pure della "Cinematic Viewing Experience" (è il nome del nuovo formato 21:9).
A.S.
Costo € 4.000 - http://newsletter.officinadelletecnologie.eu/frontend/track.aspx?idUser=496890&idnl=37&url=http://www.consumer.philips.com/c/cinema-21-9/24092/cat/it/

Grazie Roma.... to be continued


Roma, la vittoria più amara
I giallorossi battono 2-0 il Chievo, ma a fare festa è l'Inter

 


Datasport
La Roma vince 2-0 al Bentegodi contro il Chievo, ma lo scudetto va all'Inter. Il sogno scudetto della squadra di Ranieri dura dal 39' del primo tempo, minuto del gol di Vucinic, all'11' della ripresa, quando la rete di Milito, portando in vantaggio l'Inter a Siena, spegne ogni speranza giallorossa. La vittoria di Verona conta solo per le statistiche, gli uomini di Ranieri, protagonisti comunque di un ottimo campionato, devono accontentarsi del secondo posto. E' del Chievo la prima occasione: al 3' Bentivoglio calcia da distanza ravvicinata, Julio Sergio neutralizza. Poi la Roma cresce, e impone la propria supremazia territoriale. All'11' contropiede Vucinic-Totti contro il solo Yepes, ma il montenegrino sbaglia il passaggio al capitano e l'azione sfuma. Al 22' giallorossi vicinissimi al gol: un diagonale di Totti si stampa sul palo a Squizzi battuto.

 
Due minuti dopo il portiere clivense non trattiene un tiro-cross dello scatenato numero 10 romanista, Sardo libera in angolo. Al 26' doppia occasione ancora sui piedi di Totti: sul primo tiro Squizzi respinge di piede, sulla ribattuta il pallone esce di poco. Il Chievo tenta qualche sortita, ma la Roma ha un altro passo, e al 39' arriva il gol del meritato vantaggio giallorosso: lancio dalla destra di De Rossi per Vucinic: stop di petto in area e forte destro che batte Squizzi. E' il 14° gol del montenegrino in campionato, il 19° stagionale, e vale l'1-0.

 
Prima del riposo la squadra di Ranieri raddoppia: De Rossi da fuori area calcia fortissimo, e anche stavolta Squizzi non ci può arrivare. 2-0 Roma, e con l'Inter che sta pareggiando a Siena, Totti e compagni credono sempre più nello scudetto. La ripresa offre poco alla cronaca: la Roma, paga del risultato, attende buone notizie da Siena, il Chievo prova ad attaccare, ma a parte una conclusione di Ariatti dal limite, deviata in corner da Julio Sergio al 55', combina poco. La Roma sfiora il 3° gol al 66' con Vucinic che spreca calciando su Squizzi in uscita, ma ormai la notizia del vantaggio dell'Inter a Siena è già arrivata e l' entusiasmo, sia in campo che sugli spalti è già affievolito da qualche minuto. Si continua per onor di firma, con i veronesi alla ricerca del gol, senza troppa convinzione, e i giallorossi, senza più energie fisiche e mentali, che trotterellano in mezzo al campo a ritmi d'allenamento.

 
Vittorio Felugo


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mercoledì 12 maggio 2010

Quello del regalare gli eroi. di Pietrangelo Buttafuoco


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Quello del regalare gli eroi. di Pietrangelo Buttafuoco




 


Quello del regalare gli eroi agli altri è lo sport preferito della destra. Altrimenti non si capirebbe tutta questa fretta di buttare Roberto Saviano in quell'album lì, tra le figurine del pensiero dominante della sinistra, magari in compagnia di Daniele Luttazzi, cacca compresa. Passa sempre in automatico un'idea. E cioè che la lotta alla criminalità sia un tratto distintivo dell'essere di sinistra. Un riflesso condizionato sottaciuto e mai dichiarato convince tutti – quelli di destra, tra i primi – che, insomma, l'impegno contro la mafia sia una cosa da comunisti. Ancora peggio: una cosa da magistrati comunisti.Tutto questo nel frattempo che mai, mai una volta, qualcuno abbia detto che perfino i due più potenti tra gli eroi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non corrispondevano al clichè cui ci siamo abituati per quieta obbedienza al pensiero dominante. Si potrà o no dire una volta per tutte che Falcone, appunto Falcone, da vivo era un socialista quando socialista significava Claudio Martelli, Bettino Craxi, Hammamet compresa? Si potrà o no dire e spiegare bene che Borsellino, appunto Borsellino, da vivo era un missino e che lo slogan "meglio vivere un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino" è mutuato da un motto stupendamente fascista? Falcone e Borsellino morti hanno dovuto subire l'aggiustamento delle loro biografie ed è quasi da querela – si rischia la querela, oggi – ricordare come al funerale di Beppe Alfano, giornalista, ammazzato dalla mafia, c'era solo la fiamma tricolore. Quello dell'andare a fare la guerra alla mafia era l'istinto primo di ogni militante della destra, Angelo Nicosia, un valoroso deputato – e Giampaolo Pansa se lo ricorderà – all'alba della nascente Repubblica si prese le prime coltellate quando cominciò a stanarli i mafiosi tra i rimasugli ereditati dall'amministrazione d'occupazione anglo-americana. Ancora ieri, con odio sbruffone, nella sua Castelvetrano, il Matteo Messina Denaro, che è ancora oggi latitante tra i latitanti, durante le campagne elettorali faceva sapere ai suoi: "Per i fascisti mai". Brucia ancora il ricordo di Cesare Mori, il prefetto di ferro voluto da Benito Mussolini che fece fuoco e fiamme sulla viva carne della mafia, mas-sa-cran-do-la. Nel nome di Mori tanti scelsero magistratura, polizia, militanza politica, certo anche Saviano – nel nome di Mori – riconosce quella vena che a Destra faceva scegliere sempre e comunque lo Stato e non l'Anti-Stato, lo ha scritto tante volte ma, si sa, è più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che a destra qualcuno si fermi a leggere, siamo fatti così noi di destra, ci nutriamo solo di comizi scritti. E mai una volta che si scriva un comizio che corrisponda alla verità delle cose perché – chissà – passa sempre questa idea che andare contro la Mafia è un vantaggio dato ai comunisti.E così, di seguito, per li rami: ognuno che faccia il proprio dovere diventa, in automatico, uno di sinistra. Così vale per chi paga le tasse, per chi denuncia il pizzo, per chi sceglie le guardie e dice basta ai ladri. La stupidità congenita della destra, specie se dotata di microfono e di taccuino, è svelata in questo tic: regalare la battaglia di civiltà alla sinistra. La condanna della destra è tutta descritta in una scena: prendere le corna da terra – quelle degli evasori fiscali, quelle dei magnaccia, quelle degli assassini e quelle degli indifferenti – e mettersele in testa. E tutto questo mentre questo governo, con Roberto Maroni al Viminale, con decisioni sottoscritte da Silvio Berlusconi in persona, sta facendo piazza pulita della criminalità. Tutto questo mentre il mondo intero, con Gomorra sotto il braccio, trova in Roberto Saviano un esempio d'italiano mai visto fino ad oggi. Un italiano che non è, per come lo accusano da destra, un comunista con la barba di tre giorni ma, sempre che il termine non ci esponga alla querela, un patriota. Lui lo ha già scritto, lo ha già detto e lo ha già raccontato molte volte. Non c'è un angolo della vita di questo giovane scrittore che non sia stato svelato, anche al netto delle invidie e degli insulti. Furbizia compresa.E' solo uno cazzuto, uno che sa tenere una pistola in pugno, uno che sa sbrigarsela al modo dell'uomo vero, uno che è agli antipodi del fighetta, uno che non c'entra niente con tutti quelli che lo venerano, neppure con RaiTre che gli offre la tribuna, ma ancora meno c'entra con tutti quelli che vogliono togliere a lui e al suo libro i riflettori. Non c'entra con tutte le contumelie che gli lanciano addosso i suoi detrattori. Non assomiglia alle accuse che gli rivolgono, in una sola parola: tutto è tranne che un comunista. Tutto eccetto che un conformista, tutto fuorché un venerando somaro del pensiero dominante, sempre che si abbia la pazienza di leggerselo il suo pensiero, anche perché si rischia di perdersi ciò che può apparire balsamo alle meningi: come quando denuncia gli anni del saccheggio del centro-sinistra.Ha solo la barba di tre giorni e poi – è vero – s'è nutrito alla fonte della grande letteratura maledetta: da Ezra Pound a Louis Ferdinand Celine. Però va avanti, è generoso, cerca negli altri quello che lui stesso ha assaporato: la libertà di pensarla sempre fuori da ogni schema. Può non piacere ma è un eroe. Avrebbe perfino pietas di Sandokan, il suo nemico, così come ebbe una sovrana ironia al processo, guardando in faccia tutta la feccia. Basta vederlo nell'interezza della sua fisicità. Si muove come in scena, mette in scena la romantica sovrapposizione dell'arte su tutto. E' solo uno che sfida anche la sua stessa storia pur di fare l'unica rivoluzione necessaria: liberare il Sud dalla Mafia perché la Mafia c'è. E non è di destra. A meno che non si voglia farsela regalare. Giusto per fare a cambio con gli eroi.

libero

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martedì 11 maggio 2010

Perchè non sono democratico


Nicola Cospito, Perché non sono democratico, Ediz. Nuova Impronta, Roma 2010, euro 14,00.
Il libro, al costo di 14 euro + 2,50 di spese postali , può essere prenotato scrivendo a progettosociale1@libero.it o facendo il versamento sul cc, postale n. 75132001 intestato a  Cospito Nicola o un accredito bancario sulle coordinate  IBAN  IT79 J030 1503 2000 0000 4009379, sempre intestate a Nicola Cospito


 
In un epoca in cui la crisi partecipativa è sotto gli occhi di tutti e i cittadini si sentono sempre meno rappresentati dai partiti, l'aumento dell'astnsionismo in Italia ma non solo in Italia ne è una dimostrazione lampante, il libro di Cospito appare tempestivo e di grande attualità. Non solo. Cospito affronta e demolisce i miti della democrazia uno ad uno. Democrazia infatti non significa libertà ma governo del popolo. Un popolo che non solo non governa affatto, ma che viene preso ogni giorno per i fondelli da un manipolo di furbi che modifica le leggi elettorali a proprio piacimento e secondo la propria convenienza, al fine di perpetuare il proprio potere e impedire il rinnovamento della classe politica. La democrazia poi, nel fondarsi su una diffusa assenza di responsabilità, finisce per affossare i popoli, determinandone un imbarbarimento progressivo. Essa è infatti "una guerra di tutti contro tutti" nella quale ogni colpo, anche basso, è ammesso, secondo le migliori regole del liberismo che del sistema democratico è il fratello gemello. In democrazia l'economia non è un mezzo, ma il fine della vita degli uomini e il mercato, ridotto ad una giungla senza regole, è il dio ispiratore dell'agire umano. La democrazia, anche esportata a suon di bombe, è un dogma accettato in occidente e chi la mette in discussione viene considerato pazzo. Tanto il lavaggio dei cervelli ha prodotto ammazzando o vietando la capacità di riflettere. Ciò nonostante, bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno e cioè che la democrazia è il peggiore dei sistemi politici in quanto genera una classe di politicanti mediocri e incapaci. Per risalire la china, Cospito addita la conoscenza del pensiero antidemocratico attraverso i secoli: da Socrate che della democrazia fu vittima illustre, a Platone, da Machiavelli a Guicciardini, per arrivare fino all'antiparlamentarismo italiano dell' '800 e a scrittori come Pareto, Mosca e Michels che della democratica infezione dello spirito furono tra i maggiori fustigatori.

L’euro, la Grecia, la Merkel....


LA SITUAZIONE E' TRAGICA MA ASSAISSIMO POCO SERIA.


Questa volta mi sono quasi divertito. E siccome non sono un ipocrita, me la godo un mondo a verificare che quello che vado predicando, ululando, ringhiando da anni, puntualmente si avvera. La crisi che ha tentato di spaventare la gente europea, senza per altro riuscirci in pieno (siamo tutti più inquieti per il vulcano islandese e per la marea nera nel golfo del Messico, dimostrando di aver imboccato la strada verso la maturità), ci è costata 750 miliardi di Euro, poco meno di mille miliardi di sputtanatissimi dollari yankee. A chi andranno i settecento miliardi di rosse stille di sangue europeo? Ai soliti "maledetti": Goldman, Merryl, Morgan, e via ebreicizzando poteri forti. Come sempre, come tutte le volte. Il "premio Nobel per la pace" Barak Obama aveva già versato lo scorso anno 14.000 miliardi di Dollarastri ai …..soliti noti (vedi sopra). I quali, per ringraziamento, hanno scatenato l'attacco all'Euro, attraverso il solito famigerato ebreo Soros, lo stesso che negli anni ottanta attaccò la lira, portando la svalutazione al ventotto per cento. Tutto secondo la regola, sembrerebbe, con Tel Aviv a tirare di nascosto le fila delle trame degli gnomi dalle orecchie lunghe, dai nasi grifagni e dalle mani adunche.
Ma questa volta un segnale forte e squillante c'è stato, ben più preoccupante per i poteri forti di ogni altra cosa. Vi sarete chiesti perché la Cancelliera Tedesca fosse tanto riluttante a prestare soldi alla Grecia (i teutonici non si fidano dei Mediterranei: quando un po' di decenni or sono chiedemmo loro un prestito, dovemmo organizzare treni speciali per portare loro in pegno l'oro della Banca d'Italia; restituimmo il prestito, e ci fu restituito l'oro. Sai che bel film ci sarebbe scappato?…..). La Maerkel era riluttante perché, per somma sfiga, aveva le elezioni a breve. Regionali, ma sempre elezioni. E puntuale come i Tedeschi sono in grado di essere, è arrivala la bocciatura. Tradotto si legge: <<Noi tedeschi non intendiamo pagare gli errori, la corruzione, la disorganizzazione e la pigrizia di altri. Chi non si adegua agli standard europei, si tagli una fetta della sua fame e si accomodi>>. Duri, seri, sinceri. Europei. Come sempre. Grecia, Portogallo, Spagna devono tremare.
L'Italia un po' meno. E non per meriti berlusconiani, come l'arcorese spudoratamente cerca di far passare: il corvo si mise le penne del pavone, restando corvo, però. Il fatto che i nostri titoli di stato del debito pubblico sono in gran parte nei portafogli cinesi. Che sono tutto tranne che stupidi, sprovveduti e creduloni, e per noi questo fatto è un – immeritato, forse – argine di difesa dagli "speculatori". Che poi, a dirla tutta, proprio speculatori propriamente non sono, ma operano per un progetto loro, che, attraverso la globalizzazione, vuole (o vorrebbe) arrivare alla costruzione del terzo maledetto tempio di Salomone, quando tutti i popoli della terra saranno asserviti al popolo dell'alleanza. Ubbie, d'accordo, ma pericolose fino a che si crederà che il "valore economico" sia l'unico valore o per lo meno il più importante. Vivaddio ce ne sono altri: il valore del Sangue pesa mille volte di più.
E i tedeschi lo squillo lo hanno mandato.
E il bello è che si parla solo di carta straccia, di soldi fasulli, che hanno meno valore di quelli del monopoli. Non si tratta di economia vera, ma di economia virtuale, di quella economia (figlia inevitabile del capitalismo selvaggio) che premia gli impulsi elettronici, che crea denaro dal nulla, che specula sul lavoro di miliardi di persone, ridotte a tubi digerenti e consumistici, che pratica l'usura come bene sociale, che affama e distrugge identità, culture, popoli e razze. Che nostalgia di Paperon de'Paperonis, il vecchio, duro, egoista, eroico riccastro che nuotava beato e felice nei suoi tre ettari cubici di monete e banconote, con la sua palandrana ancora buona, dato che aveva solo ottanta anni. Il ricchissimo Paperone, fiero di essere ricco e non radical scic; il tirchio Paperone che, nato povero, sapeva quanto costa fatica e sudore guadagnare. Che nostalgia di sentimenti veri e non equivoci. E si alzi chi non rispettava il vecchio indistruttibile. Altro che consumismo sbracato e morto di fame.
Queste bande di cialtroni che abbiamo ai vari Governi che contano, oggi, non si rendono conto che lo tsunami si sta avvicinando. O se ne rendono conto, ma sessantacinque anni di vigliacca ignavia, di corrotta corsa al "posto", di svendita della dignità per un piatto di misere lenticchie storiche le hanno rese incapaci di opporsi alla marea montante. Si avvicina il giorno della resa dei conti. Si avvicina il giorno della rivincita del Sangue sull'oro. In Europa i segnali non sono più solamente segnali: sono ormai realtà che si affermano e si allargano.
In Italia no, per adesso. In Italia la casta serva e prona ai padroni di turno, non sa più neppure come si fa a rubare. Ne beccano a due a due finché son dispari, di destra, di sinistra, di sotto, di sopra. Per distrarci pompano il gossip più che possono, fin nelle camere da letto, rovinando anche quella piccola differenza biologica che rende piacevole la vita. Occhio però. Quando un Popolo si sveglia, poi non lo ferma più nessuno. Né avemarie, né gossip, né propaganda falsa e corruttrice.Ci siamo vicino, gente!Teniamo duro, che la va a pochi.




Martedì, 11 Maggio 2010.
Fabrizio 88 Belloni

Bavaglio alle idee



NESSUN TELEGIORNALE HA AVUTO IL PERMESSO DI DIFFONDERE QUESTA NOTIZIA

Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d.. L.733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia(UDC) identificato dall'articolo 50-bis: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet"; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera come articolo nr.60.

Questo senatore NON fa neanche parte della maggioranza al Governo...il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta.
In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o a ISTIGARE (cioè.. CRITICARE..??!) contro una legge che ritiene ingiusta, i providers DOVRANNO bloccarne il blog o il sito.

Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all'ESTERO; basta che il Ministro dell'Interno disponga con proprio decreto l'interruzione dell'attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da 50.000 a 250.000 euro.

Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'ODIO (!) fra le classi sociali. MORALE: questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta.
In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.

ITALIA: l'unico Paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.
Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini PREVENTIVI.

Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni dovrà presenterà al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" con leggi
di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare.

Un "bannato"

lunedì 10 maggio 2010

Salvate la "donna a raggi X" e i suoi occhi capaci di magie

Salvate la "donna a raggi X" e i suoi occhi capaci di magie - Repubblica.it

Eurasia rivista di studi geopolitici


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  Gentile Lettore,
di seguito gli aggiornamenti al sito di "Eurasia" di questa settimana:
Tra la Grecia e Obama
Gianni Duchini, 8 maggio 2010 07:49
Solo una "Politica" rivolta ad una modifica dei rapporti di dipendenza nei confronti del paese dominante, può garantire un riordino delle connessioni interne delle formazioni economiche sociali, che sottendono, come parti integranti, le peculiarità del dominio Usa creatosi.
Le necessarie prospettive della geopolitica europea
Alfredo Musto, 5 maggio 2010 11:23
L'indipendenza per l'Europa è vitale. Passa per la riappropriazione di basilari elementi di sovranità, fuori e dentro l'Unione Europea, dalle acque del mare nostrum alle steppe eurasiatiche. L'Europa o sarà potenza o non sarà.
Sudafrica: la "nazione arcobaleno" ed il difficile equilibrio interno
Roberto Sassi, 5 maggio 2010 08:19
I colori dell'arcobaleno presenti nella bandiera, rappresentanti le diverse etnie del paese, sono ancora la manifestazione di una differenza etnica più che di un cromatismo unificatore, ma a 16 anni dalla fine dell'apartheid non sono stati pochi i progressi compiuti dal Sudafrica.
Afghanistan, un conflitto senza fine
Silvia Bianchi, 3 maggio 2010 19:08
Le recenti notizie riportate dai media hanno messo ancora una volta in luce i difficili rapporti tra l'Afghanistan e la comunità internazionale. Il caso Emergency e il ritiro statunitense dalla provincia di Korengal sono due fatti che testimoniano una situazione divenuta ingovernabile e sono un riflesso dell'instabilità interna al Paese.
India e Pakistan verso il dialogo per la pace
Alessandro Lattanzio, 2 maggio 2010 12:45
Il primo ministro indiano Manmohan Singh e il primo ministro pakistano, Yousuf Raza Gilani, il 29 Aprile, si sono incontrati per 90 minuti a Thimphu, la capitale del Bhutan. Singh e Gilani si sono riuniti a margine del vertice del SAARC.
E tanti altri articoli sono disponibili sul sito.
Le ricordiamo che è attualmente disponibile in libreria l'ultimo numero di "Eurasia" (1/2010) dedicato a La Russia e il sistema multipolare
Buona lettura!
  la Redazione

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