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venerdì 31 dicembre 2010

Certi “intellettuali scemi” visti dallo scemo del mio paese



EUROPA INFORMAZIONI
antonino-amato800@alice.it
Certa “sinistra scema” vista dal “Corriere della Sera”.
Certi “intellettuali scemi” visti dallo scemo del mio paese
Da alcuni giorni vado almanaccando sulle condizioni politiche, economiche e sociali degli Italyani. Oggi mi sono deciso a “mettere ordine” nelle mie idee. E a fare ricorso alla saggezza di Jachinu, lo scemo del mio paese. Ma procediamo con ordine.
Ieri (29 dicembre 2010) è stato firmato “l’accordo di Pomigliano”: Da una parte la FIAT degli Agnelli/Elkann/Marchionne, dall’altra tutti i sindacati, tranne la FIOM-CGIL. L’accordo prevede la rinuncia ad alcune “guarentigie sindacali” in cambio di un investimento di 700 milioni di Euro. Confesso: io non mi sento di condannare i sindacati che hanno firmato, stretti com’erano dalla necessità di assicurare il lavoro agli operai da loro rappresentati. Nello stesso tempo non mi sento di lodare la FIOM-CGIL che ha rifiutato la firma e ve ne dirò le ragioni (1).
Su questi fatti Dario Di Vico, una penna brillante del “Corriere della Sera”, ci scrive una severa critica (2). Il brillante giornalista osserva:
i sindacalisti della FIOM-CGIL e certi politici di riferimento voltano il tutto in puttanata, paragonando Marchionne a Mussolini, i metodi della FIAT a un “fascismo che ritorna” e le ultime vicende sindacali ad una “resa della democrazia”;
in altri comparti la CGIL si è mostrata più “razionale” concordando con gli altri sindacati nel fare concessioni al padronato; ma, nel comparto metalmeccanico, la FIOM-CGIL cavalca la tigre di una “protesta a prescindere dal merito e dalle possibilità”.
L’analisi mi convince, ma.... Ma apre più dubbi di quanti ne chiuda. Ragione per cui, messi i giornali sottobraccio, vado a trovare Jachinu, lo scemo del mio paese. Jachinu è un illetterato perfetto (non sa leggere e scrivere); ma, appunto per questo, ragiona con la propria testa. Senza farsi influenzare dai tanti “intellettuali venduti al padrone”.
***
Essendo Jachinu illetterato, mi tocca leggergli l’articolo di Di Vico. Jachinu ascolta in silenzio e poi sbotta a ridere. Ed io gli chiedo: “Jachinu, perché ridi”? Jachinu risponde: “Concordo che i sindacalisti della FIOM-CGIL e i politici di riferimento sono degli scemi. Ma a me pare che questo Dario Di Vico, malgrado le sue arie di fine intellettuale, sia più scemo. A meno che non tratti da scemi i lettori del suo giornale”.
Trasecolo. E Jachinu recita a memoria: “La verità è che un pezzo importante della sinistra italiana fatica maledettamente a fare i conti con la società globale. Chiede che il lavoro torni al centro dell’agenda politica ma stenta a comporre una nuova mappa delle disuguaglianze, ha una conoscenza limitata della condizione lavorativa moderna e delle sue mille sfaccettature” (2). Ed aggiunge: “Certa sinistra, ribellandosi, fa dichiarazioni antifasciste. Di Vico, invece, mette il dito sulla piaga (la globalizzazione), ma non la condanna. Anzi la dichiara una situazione ineludibile ed ineluttabile. Quanto a Marchionne e alla FIAT, giudica sciocchi certi richiami a Mussolini e al Fascismo, ma si guarda bene dal chiarirne la natura. Dovrebbe parlare di “finanza apolide”, ma si guarda bene dal farlo”.
E continua: “Non è certamente un caso, infatti, la sottovalutazione che da anni la sinistra fa del caso Prato e più in generale della presenza cinese in Italia. Nella città toscana si scoprono a ritmo continuo laboratori clandestini in cui lavorano in condizioni di schiavitù cittadini asiatici che non sanno neppure di trovarsi a Prato. C’è stata una mobilitazione o anche solo un appello di intellettuali indignati? Non c’è traccia, tutto è stato lasciato alla destra...” (2). Ed aggiunge: “Su questo Di Vico sbaglia. In effetti la sinistra è schizofrenica: strilla e strepita per i milioni di Italyani disoccupati e/o sottoccupati; ma, contestualmente, strilla e strepita se il governo vara qualche leggina per regolamentare il flusso degli immigrati che vengono in Italia”.
***
Chiedo: “Ma allora per noi Italiani non c’è speranza?”. Jachinu risponde: “Io la vedo nera. Quando la finanza causò la crisi del 1929, in Italia c’era Mussolini e il Fascismo. Furono nazionalizzate le grandi banche, fu creato l’IRI per salvare l’industria, si varò il Corporativismo per imbrigliare l’economia che già si avviava ad essere apolide. Oggi, invece, perfino la Banca d’Italia è finita in mani private. E nessuno si ribella”.
Chiedo: “Possibile che nessuno si ribelli?”. E Jachinu risponde: “Ma chi si dovrebbe ribellare? Di Vico riceve un ricco stipendio per imbonire il suo pubblico. Altrettanto gli altri giornalisti. Perfino gli operai, che si vedono infilare l’ombrello in culo, anziché denunciare la finanza apolide preferiscono lanciare epiteti contro Mussolini e il Fascismo. E dire che proprio loro, vittime di questa situazione, dovrebbero invocare un Mussolini novello e un Fascismo novello. Ma se ne guardano bene”.
Concludo: Mussolini, nel 1914, scoprì che “bisognava coniugare Patria e Socialismo”. Oggi, nel 2010, chi si dice “paladino della classe operaia”, preferisce inveire contro Mussolini e il Fascismo. E non si avvede della finanza apolide che fa forza sull’ombrello perché penetri in profondità.
Mah! Eternamente ed irrimediabilmente cretini perché antifascisti. Ed antifascisti perché cretini.
Antonino Amato
(1) “FIAT, intesa su Pomigliano” in “Corriere della Sera” del 30 dicembre 2010, pagina 1;
(2) “Il Lavoro Cambia, la Sinistra No” in “Corriere della Sera” del 30 dicembre 2010, pagina 1.

RAIDO aggiornamenti di dicembre


Mistica: il blog!

Formarsi per agire



Fesa del Solstizio [recensione]

Come gli istanti precedenti il Solstizio sono attimi di tensione così, tornando la luce a trionfare sulle tenebre non si possono non vivere i momenti che seguono con estrema gioia. All'insegna di questo clima si è svolta, giovedì 23 dicembre, da Raido la "Festa del Solstizio", in occasione della quale sono convenuti decine di camerati dalle diverse realtà dell'ambiente.
L'evento, iniziato alle ore 19.30, con un piccolo aperitivo, è proseguito con birra e panini con la porchetta "a gogo" per cena e come colonna sonora le note degli Aurora, che oltre a presentare il loro ultimo album Sulle scogliere remote e suonare alcuni tra i loro pezzi più famosi, hanno eseguito diverse cover delle canzoni storiche della musica alternativa. Continua>>
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Quel fenomeno di padre

Inetto a imporsi un atteggiamento di attenzione e autocontrollo, ecco cosa deve fare un campione di calcio a livello mondiale pur di evitare di continuare a compiere "errori" (paternità impreviste).  Un "Fenomeno" non solo nel rettangolo verde ma putroppo anche nello sfornare bambini come fossero pizzette dal panettiere! Continua>>

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giovedì 30 dicembre 2010

Migliaia di SIM intestate a clienti ignari

Una ragazza di Catania si scopre intestataria di centinaia di SIM: emerge una truffa che coinvolte il "mercato nero" delle schede di telefonia mobile.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 29-12-2010]
Catania centinaia SIM intestate cliente ignara
Foto di Warren Goldswain
Aveva centinaia di SIM intestate a proprio nome ma non ne sapeva niente: è stata la Guardia di Finanza di Catania a svelarglielo a seguito di un'indagine sull'attivazione di utenze telefoniche multiple di telefonia mobile.
Così una ragazza siciliana ha sporto querela e sono state arrestate due donne, la titolare e la commessa di un negozio di telefonia, rispettivamente di 27 e 23 anni.
Le accuse sono sostituzione di persona e falsità in scrittura privata, e si aggiungono al pagamento di una sanzione amministrativa di 156.000 euro per violazione del codice sul trattamento dei dati personali comminata alla titolare del negozio.
Stando a quanto scoperto dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardi di Finanza, truffe di questo tipo sono tutt'altro che rare e portano a chi le compie almeno due vantaggi.
Il primo è l'incasso dei bonus promessi per l'attivazione di un certo numero di SIM: le schede intestate illecitamente (migliaia, secondo la Guardia di Finanza) risultano comunque attivate e la rete di vendita premia la "bravura" del negozio.
Le SIM rese operative in questo modo non restano nel cassetto: vengono vendute in una sorta di "mercato nero" della telefonia mobile a persone che per diversi motivi non possono o non vogliono risultare intestatarie di una scheda, e che per godere di questo privilegio sono disposte a pagare prezzi superiori a quelli normali.
Le SIM illecite finiscono dunque spesso in mano a malviventi e in particolare alla criminalità organizzata, ma anche agli immigrati clandestini: costoro sono agevolati nelle loro attività, mentre i problemi ricadono sugli intestatari "ufficiali" delle schede.

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mercoledì 29 dicembre 2010

La Cina chiude il rubinetto delle terre rare

Per il 2011 esportazioni ridotte dell'11%. Gli elementi chimici diventano un'arma economica e politica.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 28-12-2010]
Cina riduce esportazione terre rare 11,4% nel 2011
Le preoccupazioni di Europa e Stati Uniti circa le decisioni della Cina sull'esportazioni delle terre rare erano fondate.
Il maggior produttore al mondo degli elementi utilizzati negli apparecchi elettronici (dai telefonini ai computer passando per le auto ibride) nel 2011 taglierà la produzione dell'11,4% rispetto al 2010: 14.446 contro 16.304 tonnellata.
Già in quest'anno, i prezzi delle terre rare hanno fatto registrare aumenti pari anche a 10 volte, mentre negli anni scorsi erano scesi di molto a causa della vasta produzione cinese, che ha portato diversi impianti delle altre nazioni alla chiusura.
Le terre rare sono di fatto diventate un'arma di ricatto - politica ed economica - che la Cina può utilizzare a propria discrezione sventolandola di fronte agli altri Paesi.
Per evitare di dover piegare il capo di fronte a ogni richiesta della Cina si stanno tentando diverse vie: il Giappone, povero di queste materie, ha iniziato una politica di recupero delle terre rare dai rifiuti tecnologici; gli Stati Uniti hanno invece iniziato a riaprire le miniere.

martedì 28 dicembre 2010

Evo Morales riconosce lo Stato di Palestina

di Alessia Lai - 24/12/2010
Fonte: Rinascita [scheda fonte]
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Sembra un contagio: i Paesi dell’America Latina stanno riconoscendo, uno dopo l’altro, la Palestina come stato sovrano e indipendente entro i confini del ’67. Evo Morales aveva annunciato l’intenzione di riconoscere ufficialmente lo Stato palestinese lo scorso venerdì 17. Mercoledì, il presidente boliviano ha annunciato che La Paz riconosce lo Stato palestinese indipendente e sovrano nei confini antecedenti alla Guerra dei sei giorni, aggiungendosi così agli annunci fatti nelle precedenti settimane da Brasile e Argentina. “Come altri Paesi, come il Brasile (…) la Bolivia riconosce lo Stato palestinese, la sua indipendenza, la sua sovranità”, ha dichiarato il mandatario boliviano. Attraverso indagini fatte dal suo governo, ha affermato, La Paz ha preso coscienza dei “gravi problemi che ha la Palestina”, con gli Stati vicini e la “Bolivia non vuole continuare ad aspettare con le braccia incrociate”. Per questa ragione è arrivata la decisione di imitare quanto già fatto, ai primi di dicembre, da Brasilia e Buenos Aires. Il presidente Morales ha insistito sul fatto che il suo Paese non poteva spettare “di fronte ai problemi dei diritti umani, alle questioni territoriali, a quelli di sovranità” che la Palestina deve affrontare quotidianamente. “La Bolivia invierà una lettera al presidente palestinese riconoscendo lo Stato indipendente e sovrano”, ha ancora affermato Morales aggiungendo che “la prossima settimana, in modo ufficiale invieremo alle organizzazioni internazionali” la comunicazione della decisione di riconoscere le Palestina come uno dei nostri pari nella comunità internazionale. Israele “commette un genocidio” contro il popolo palestinese ha voluto sottolineare Morales, invitando le nazioni del mondo e “le organizzazioni internazionali ad assumersi le loro responsabilità” per mettere un freno al comportamento di Tel Aviv. Non ha mai avuto remore, Morales, nei confronti dei comportamenti criminali di Israele: nel gennaio del 2009 ruppe le relazioni diplomatiche con Tel Aviv in risposta all’offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza, la tristemente nota “Operazione Piombo Fuso”, iniziata a fine dicembre del 2008 e che fece centinaia di morti tra le donne e i bambini palestinesi. L’annuncio del mandatario boliviano è giunto nel corso di una riunione con i suoi pari di Uruguay, José Mujica e Paraguay, Fernando Lugo. Proprio l’Uruguay, solo pochi giorni dopo l’annuncio del riconoscimento fatto da Brasile e Argentina, rese nota la volontà di formalizzare le relazioni diplomatiche con lo Stato indipendente di Palestina agli inizi del 2011. una promessa alla quale si aggiunge la “dichiarazione d’intenti” cilena. Sempre ieri, infatti, Ena Von Baer, ministro portavoce del governo di Santiago, in una intervista online pubblicata dal quotidiano La Tercera ha affermato che il Cile appoggia la “creazione dello Stato palestinese sulla base del negoziato che si sta portando avanti tra le parti”. Von Baer ha spiegato che il sostegno cileno si inquadra nel processo dei negoziati tra Palestina e Israele. Con ogni probabilità si tratta di una risposta ufficiale ai parlamentari cileni di tutti gli schieramenti che di recente hanno chiesto al governo del presidente Sebastián Piñera di riconoscere l’esistenza dello Stato palestinese nelle frontiere anteriori al 1967. Non è un caso che più di 400 mila persone di origine palestinese vivano oggi in Cile, costituendo la più grande comunità palestinese fuori dal mondo arabo. Ma c’è ancora di più, la recente apertura di negoziati per la sigla di un trattato di libero commercio tra il Mercosur (l’area di libero scambio tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay alla quale a breve dovrebbe aggiungersi il Venezuela) e l’Anp suggella un rapporto che sembra farsi ogni giorno più stretto tra l’America Latina e il Vicino Oriente (si parla di un Tlc anche con la Siria) e soprattutto con il popolo palestinese. Mentre l’Ue continua a fare orecchie da mercante, affermando che riconoscerà la Palestina “a tempo debito”, quel tempo nel Continente latinoamericano è già arrivato.

lunedì 27 dicembre 2010

Improvvisa scomparsa del camerata Mario Trubiano


Con profondo rammarico vi partecipo la improvvisa scomparsa del Camerata Mario Trubiano,
stroncato ieri sera , 26 dicembre 2010, da una crisi cardiaca.
Mario Trubiano era conosciutissimo e molto apprezzato negli ambienti nazionalrivoluzionari italiani ed europei, essendo stato per molti anni il gestore della Libreria "Europa", facente capo al gruppo politico "Ordine Nuovo".
Ultimamente, dirigeva un'altra libreria "storica", la Libreria Romana di Via dei Prefetti,16 Roma.

Le esequie  si terranno domani, 29 dicembre 2010,   alle ore 11.00 AM nella 
Chiesa di San Giuseppe Cottolengo
Via di Valle Aurelia, 62, Roma. 

Ugo Cascella

'La disintegrazione del sistema'. V edizione, 2010

Adel Libreria Ar: servizio di informazione libraria e di vendita per corrispondenza.
Per ordinare: info@libreriaar.com - www.libreriaar.com - tel./fax: 0825 32239
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Franco G. Freda. La disintegrazione del sistema. A cura di Francesco Ingravalle. V edizione, 2010. Pp. 182 + una illustrazione di Curzio Vivarelli: Omaggio a Franco Giorgio Freda. Indice: La disintegrazione del sistema (contiene anche gli scritti, non presenti nella precedente edizione: ‘Intorno al terrorismo dei minimi termini’e ‘Appunto intorno all’idea del mondo di Moeller van den Bruck’); alienazioni e prospettive; per un radicalismo di Destra: ‘Cavalcare la tigre’; “Le fascisme, notre mal du siècle”; Gruppo tradizionalista di Ar; manifesto dell’Argo; l’Ordine di Sparta; il vero Stato secondo Platone; due lettere controcorrente; risguardo; Ordine dei Ranghi; il cattiverio e le beatitudini; lettera a un commilitone; la rievocazione di un Autore. Corollario: Spinozismo di destra, spinozismo di sinistra (Piero di Vona); un comunismo ‘dorico’ (Francesco Ingravalle); un libro ‘imperdonabile’ (Anna K. Valerio). Appendice: Su ‘La disintegrazione del sistema’ (Roberto Melchionda). Indice dei nomi. Exergo (Dudù). Edizionid di Ar. Euro 15,00

Questa quinta edizione de La disintegrazione del sistema è accresciuta di scritti dell’Autore assenti nelle precedenti e nuovi testi, tra cui un profilo biografico di Freda che riproduciamo:
“S’i fossi Freda arderei il mondo. Una vita tutta al superlativo. Bellissimo e dannatissimo, capelli bianchissimi, ribelle non per una stagione ma per tutta l’esistenza, accusato a gran voce non di aver ucciso un paio di persone in un reflusso di pathos ma di aver organizzato la strage di Piazza Fontana, madre di tutti i ‘sacrifici’ politici (e poi assolto, dopo un processo decennale che tenne l’Italia incollata ai telegiornali). Timbro di voce più che grave. Cercagli solo un capello non bianco, grigio chiaro, sulla sua testa e non lo trovi. E’ completamente candida, senza sfumature, senza sbavature. Contro lo stato al punto da non concederglisi nemmeno nel nome. Franco per l’anagrafe, per la legge e per i curiosi; Giorgio per sé e per tutti gli altri.
Anche se è da vedere, qui, come nella sapienziale e sorprendente chiusa dell’Eneide, chi arde e chi è arso, perché la sorte di Freda comincia a mandare vampe ben prima della sua nascita, con un trisnonno, notaro irpino e munifico sindaco antiborbonico (“i limiti del razzismo biologico” – chiosa l’epigono, di avviso completamente opposto…), finito nel mirino del brigante Crocco, che gli incendiò la biblioteca e gli affumicò i tomi di diritto pubblico e privato insieme a un po’ di carmi latini, postillati con grandi ghirigori ai tempi venerandi delle scuole ottocentesche.
“Studia, Michelangelo, che sennò ti tocca fare il pubblico ministero…” – diceva don Gennaro Freda. Mica con sprezzo: è che allora usava così; era un altro mondo in cui i pubblici ministeri venivano considerati come il due di picche. E il figlio, il bisnonno del nostro protagonista, studiava leggi e leggine, a Napoli, pur restando un ‘campatore’, amante della vita gratuita e voluttuosa. Altre vampe: il rosso dei capelli della postigliera di cui sussurrano conobbe le grazie, sottraendole agli altolocati sospiri del barone indigeno. Bocche di donne e paragrafi di pandette…
I cafoni se ne andarono e cominciò a tirare brutta aria, aria di ‘incivilezza’ in paese. I campi, senza braccia che li lavoravano, parvero, da infiniti che erano, raggrinzirsi e diventarono poco più che fazzoletti. Tutto era cambiato quando nacque, circa un secolo dopo, Franco Freda di Michelangelo, che il suo nome anagrafico lo apprese solo, con una certa perplessità, in prima elementare. Nacque aspramente, a Padova, in una fredda notte di guerra. Il padre, soldato, a obbedire al Duce, che lo spedì a combattere ai quattro angoli d’Europa. Nel febbraio del ’41, gli era appena morto un commilitone che si chiamava Franco. La levatrice fu così mandata a iscrivere il piccolo all’ufficio anagrafe con ordini confusi. Giorgio… Franco… Lei ricordò solo il secondo nome: Franco, e così dichiarò. Ditelo ai misteriologi che non c’entrano i nomi di battaglia.
Incendio numero uno: il covo di via Patriarcato nel centro storico di Padova, dove Freda riuniva la sua snella masnada e dove aveva aperto, nel ’68, una libreria dal nome odioso a Padova tutta, la Libreria Ezzelino. 1975. Forse un commando delle Brigate Rosse. Forse c’era con loro un noto ideologo scarlatto. Di sicuro, dentro i locali, c’erano due persone e un bambino di pochi mesi e, di sicuro, se non ci fosse stata l’uscita sul retro, si sarebbero tutti e tre cotti a puntino. Avevano buttato una molotov e chiuso la serranda, trasformando la libreria in un forno. Freda era già in galera da quattro anni e di anni ne aveva trentaquattro. I suoi maglioni col collo alto, i suoi zigomi alteri, la sua schiena dritta e le sue idee inconcepibili, sospese tra la Grecia di Eraclito e Platone, la scrivania di Nietzsche e il Terzo Reich, avevano già fatto il giro delle gazzette.
Incendio numero due. Via San Biagio (sempre in centro a Padova). Brucia l’ex studio di Freda adibito a deposito dei volumi di Ar, la sua casa editrice, fondata nel 1963. E giù altri libri affumicati, Celso, Porfirio, i Discorsi contro i galilei di Giuliano Imperatore. Siamo negli anni ‘90. L’Editore (così lo chiamano i suoi aficionados) è di nuovo in rotta con il diritto italiano per aver fondato, nel 1990, un movimento politico, il Fronte Nazionale, che voleva impedire l’ingresso massiccio di immigrati in Italia. Allora, se ne coglievano malcerte (ma per lui certissime, così come è stato) avvisaglie. Si trovava ancora in galera, Freda – sarà stato il 1987, poco prima della scarcerazione definitiva per Piazza Fontana – quando vide la prima immagine di un gruppo di vu’ cumprà all’ombra della madunina, sotto le spade celesti delle guglie del Duomo di Milano. O è un fotomontaggio o è un’indecenza – pensò. Non si concesse neanche due anni di congedo dalle cure politiche e, nel 1989, cominciò ad attraversare l’Italia per costituire il Fronte Nazionale, che il consiglio dei ministri disciolse, nel 2000, per le sue frizioni con la legge Mancino. Dieci anni di vita: quanto basta perché i balconi bombati dello studio di via San Biagio, davanti alla storica biblioteca universitaria, si annerissero, e non metaforicamente.
Mettiamoci anche le fiamme della guerra che il piccolo Giorgio conobbe nei suoi primi anni di vita. Mettiamoci gli urli delle sirene e il mormorio lento, inerzia e rassegnazione, dei rosari ascoltati nei rifugi. E mettiamoci il cielo che si rovesciò, un giorno, frantumando gli affreschi del Mantegna. Il filobus che si ferma di colpo. L’ululato della sirena. La gente che corre tentando di scappare dal cielo, che non finiva mai. E lui, Giorgio, attaccato al petto di un’amica della madre che se l’era portato con sé in giro per la città. Lei paralizzata; l’autista fuggito in barba a decenze e doveri e, all’improvviso, la lana dura del cappotto di un soldato tedesco, Alfred, che si era infilato il piccolo dentro il suo bavero e li trascinava entrambi al più vicino rifugio e poi, dopo una pausa interminabile, lo riportava a casa, dalla madre e dalla sorella, quando gli amici di Pippo, il tremendo bombardiere alleato, avevano finito le munizioni. “Noi sì morire, i bambini no” – disse il tedesco, umano troppo umano. Facile diventare nazisti. Ma non Giorgio, lui non sarebbe mai diventato nazista per questo, sull’onda del sentimento. Lui, se un po’ lo fu, è perché indotto dal suo Platone, compulsato tra il liceo e la laurea, e per un’innata sensibilità per lo stile. Per lui Alfred non è nazismo: è ancora folklore, seppur gradevole.
Come non è un ricordo fascio quest’altro, di quando i rossi cercarono di linciare suo padre nel giorno dell’attentato a Togliatti. Suo padre la guerra la fece fino in fondo, fascista fino alla fine, e provò la dolcezza delle bucce di patate nei campi di concentramento tedeschi, subito prima di fare lo scudiero di Mussolini nella Repubblica Sociale, e ritornò a casa senza stivali, lasciati come giusto pegno di guerra a un partigiano. Rabbia, amarezza, anche se lui fascista lo era solo perché era fascista lo stato, la sua nazione, e non fu mai come il figlio, ribelle e libero nella passione ideologica. Finita la guerra, Michelangelo Freda riprese il suo ruolo di servitore dello stato, direttore del più odioso degli uffici, l’ufficio imposte, e si portava la legna da casa per la stufa per non approfittare dello stato. Uomini ormai estinti anche loro, insieme allo stato che veneravano. Un po’ di rammarico politico gli era rimasto, però, un’ombra di nostalgia, e bastò per indurlo a diventare il segretario della sezione dell’Uomo Qualunque di Adria, città in cui risiedeva per lavoro, prima di trasferirsi a Piove di Sacco e infine a Padova. Nel giorno dell’attentato a Togliatti passeggiava insieme a suo figlio (fate voi il calcolo di quanti anni avesse), quando un nugolo di rossi gli fu addosso menando calci, pugni, ingiurie. Cosa volete, allora mancava il diversivo del “Grande Fratello” e la politica era passione.
Ma chi cercasse in Giorgio del rancore per quegli episodi, del risentimento mascherato da ideologia, non ne troverebbe un grammo. Per lui à la guerre comme à la guerre, per sé e per gli altri, e basta con le moralette, con i vittimismi, con il moccio al naso.
Insomma, ecco, tutto il contrario del neofascismo italiano retorico e bigotto, puntellato di labari e lacrime, di commemorazioni e sceneggiate. Tutto il contrario del “sangue-dei-vinti”, del “cuori-neri” style che ora impazza. Non parlate a Freda delle foibe, non parlategli delle cattiverie dei partigiani, dei massacri di Stalin, non pretendete che lui usi per l’Italia la parola patria (“sono italofono, non italiano” – precisa), non aspettatevi di vederlo commosso per le tredicenni violentate dopo il 25 aprile. Le uniche figure che muovono il suo cuore, al plauso, sono le due vendicatrici, Maria Pasquinelli, l’erinni che uccise, nel 1947, a Pola, il brigadiere generale W. De Winton (comandante della guarnigione britannica), e Alfa Giubelli che, nel ‘56, vendicando con la madre uccisa il fascismo, accoppò il sindaco comunista del paese, ex partigiano.
“Prima ci si vendica e poi si fa la pace” – pare abbia detto Freda al giovanotto Ventura che comiziava, nel 1967, di pacificazione necessaria. O lo scontro totale con l’inaccettabile – ai suoi occhi – ipocrisia postbellica, o la distanza assoluta, la monacalità. “Un monaco” – si definisce oggi, mentre cesella, con puntigliosità ‘imperdonabile’, le sue traduzioni da Nietzsche e da Spengler, mentre pensa alle nuove voci da aggiungere alla sinfonia antimoderna, antiumanistica, antiborghese e antisentimentale delle Edizioni di Ar, che va dagli Aurea carmina di Pitagora alla gaia erotica, a Nietzsche, a Evola, al Mein Kampf (ma in livrea bella e preziosa, mica con quei goffi grassetti pseudorunici da santino nostalgico).
Esserci, comunque, quando Freda duellava con D’Ambrosio agli albori del processo per Piazza Fontana. Esserci quando imponeva alle guardie di attendere che si potesse infilare i guanti prima di mettergli le manette o gli schiavettoni, che il ferro democratico non toccasse i suoi polsi. Esserci quando, giovanissimo, passando tra i tavoli del Pedrocchi, lo storico caffè padovano, indicava al suo seguito i reduci del fascismo, intenti a scordare nell’ebbrezza alcolica e nelle chiacchiere vacue i bei tempi, dicendo aspramente: “Guardateli, quelli che hanno perso la guerra”. Esserci, in via Patriarcato, ad ascoltare, nelle sere di sabato, le sue letture del Federico II di Kantorowicz, con quella voce e quella faccia fatte apposta per la recita di leggende anacronistiche. Esserci quando gabbò le guardie, a Catanzaro, e si “allontanò” (come preferisce dire) dal domicilio coatto prima di beccarsi l’ergastolo per strage (poi annullato con triplo sigillo), andando a passare quell’inverno esistenziale in Costarica. Esserci quando, durante il breve esilio, gliene succedevano di tutti i colori intorno – e non è uno che ami i romanzi. Esserci quando, ancora oggi, incanta agricoltori e impiegate delle poste, che potrebbe arruolarli di certo se gli interessasse fare la guerra. Esserci quando, nel 2000, citato come teste nel corso dell’ennesimo processo per Piazza Fontana, interruppe il pubblico ministero, che aveva cominciato a interrogarlo senza presentarsi, innescando una micidiale ‘sticomitia’:
“Chiedo scusa, signore, lei chi è?”
“Sono il pubblico ministero.”
“La riverisco.”
Un uomo inimmaginabile. Che appassiona o atterrisce. Che si venera istintivamente o si evita in toto. Da recitare tutta la “Marcia del coraggio” di Papini, prima di incontrarlo, ché, come minimo, ti farà vergognare di quello che hai appena detto, letto, non fatto, mangiato. Con il suo staffile letterario sempre pronto:
“Questo popolo di cialtroni, di carogne, di osti, di legulei, di traditori…” (dal pamphlet In alto le forche!)
Con i suoi giochi di etimi e radicali linguistici:
“Noi dobbiamo situarci sulla linea che segna il confine tra cielo e terra, in cui cielo e terra si confondono: in cui l’illuminante e l’illuminato danno vita al luminoso.” (da La disintegrazione del sistema)
Antimondano da spavento. Disgustato dai politicanti attuali. A un passo dal rinunciare alla lettura del quotidiano, di cui lo incuriosiscono appena le avventure della politica estera. Sobrio. Secco. Severo. Ma, a sentire le femmine che gli girano e giravano e sono sempre girate intorno, pure “seducente”. “Ammaliante”. “Affascinante”. Donne anche di sessanta, settant’anni che, ricordandolo, te lo dicono così, in un soffio, come adolescenti alla prima cotta: “affascinante”. Un ‘campatore’ al modo del bisnonno, ma più da proiettili che da pandette. “Bocche di donne e di fucili”…
Prima di accalorarsi per i trecento di Leonida, Freda ama Attilio Regolo, la cui fedeltà scordò ogni convenienza e ogni compiacimento. Vincere in questo mondo non gli preme, non gli importa nulla del successo mondano, ma se vincesse lui vorrebbe fare fuori “anche il cane di casa” dei nemici. Tranquilli, non c’è quel rischio. In una recente intervista (delle pochissimissime che concede), alla domanda: “Come pensa debba muoversi l’uomo ‘in ordine’?”, ha risposto con decisione: “Non deve muoversi. Deve stare fermo, raccolto in sé, concentrato in sé. Naturalmente, nel proprio miglior sé.”
S’i fossi Freda, in effetti, pensandoci bene, non lo arderei mica questo mondo, che poi col cavolo che si sopravvive con tutte le esalazioni chimiche nocive che si sprigionano. S’i fossi Freda, a questo punto, capito come funziona il fatuo giochino della modernità ragionevole e plurale, tollerante e pietosa, me ne starei ben trincerato nella mia torre d’avorio patriarcale, ad Avellino, tra il monte Terminio e il monte Partenio, grazie alla sorte pure dietro un paio di colonnuzze doriche, a tradurre e a tramandare. E questo fa infatti, l’editore più tabù d’Italia, candido e inafferrabile.
"Dudù”
omaggioafreda22
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domenica 26 dicembre 2010

Processo invalidato per colpa di Wikipedia

Un giurato che consulta Wikipedia minaccia il diritto dell'accusato ad affrontare un giusto processo.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 26-12-2010]
Wikipedia invalida processo
Durante lo svolgimento di un processo, negli USA, i giurati devono attenersi unicamente a quanto avviene in aula: non possono, per esempio, formarsi un'opinione sul caso leggendo i giornali o dai programmi televisivi.
Ora tra gli strumenti proibiti occorre inserire anche Wikipedia.
Durante un processo a carico di un agente di polizia della Florida (accusato di aver drogato e stuprato la propria figlia diciannovenne), la presidente della giuria Fay Mason ha consultato la voce di Wikipedia relativa alla sindrome di trauma da stupro, portando poi le informazioni così ottenute nella stanza della giuria il giorno in cui è stato deciso il verdetto di colpevolezza.
La donna non credeva di fare alcunché di male ma quando ha rivelato il "misfatto" il giudice Stanton Kaplan ha dovuto annullare il processo: conducendo ricerche per proprio conto sul caso e portandone il risultato a conoscenza degli altri giurati avrebbe compromesso il diritto dell'accusato a un giusto processo.
"So che non l'ha fatto di proposito" ha detto il giudice Kaplan rivolto alla signora Mason, che peraltro non dovrà subire alcuna conseguenza per le proprie azioni. Ora sarà necessario istruire un nuovo processo.

sabato 25 dicembre 2010

Liu Xiaobo e Horst Mahler: stessa battaglia

 

Horst-Mahler1
Il Presidente del Comitato del Nobel, il norvegese Thorbjoern Jagland, ha dichiarato il 10 dicembre scorso, assegnando il Nobel della Pace al cinese Liu Xiaobo: “Molti si chiederanno se malgrado la sua attuale potenza, la Cina non dimostri una certa debolezza nel ritenere necessario imprigionare un uomo per 11 anni per il solo fatto di aver espresso le sue opinioni[1]. Di fronte ad una tale dichiarazione, due tedeschi ben conosciuti in ambito revisionista, già condannati in passato proprio per aver espresso le loro opinioni, hanno scritto la lettera che segue in difesa del celebre avvocato revisionista Horst Mahler (foto), incarcerato dal 25 febbraio 2009, a 73 anni di età, e per 12 anni,anche luiper il solo fatto di aver espresso le sue opinioni”.
Al ministero federale della Giustizia
All’associazione tedesca dei magistrati
Alla Corte Suprema
Vlotho-Valdorf, 16 dicembre 2010
Oggetto: Il Premio Nobel della Pace 2010 fonda la revisione della condanna di Horst Mahler
Signore, Signori,
Liu Xiaobo ha ricevuto quest’anno il Premio Nobel della Pace per la sua coraggiosa critica dello Stato cinese e per il suo impegno senza riserve in favore delle legittime libertà dell’uomo.
La politica cinese ignora la libertà di espressione, la libertà di stampa e la libertà dell’arte, benché siano previste dalla Costituzione. Xiaobo non accetta questa contraddizione. Ma i dirigenti cinesi ritengono che abbia violato delle leggi dello Stato e che abbia diffamato quest’ultimo. È per questo che passa da criminale ed è stato condannato a undici anni di carcere.
Per questo, i governi e i media del mondo occidentale lo portano alle stelle. Ecco cosa dichiara il presidente del Comitato del Nobel, Thorbjoern Jagland, secondo un’informazione della Deutsche Presse-Agentur (dpa): “La costituzione cinese garantisce la libertà di stampa, la libertà di espressione e la libertà di riunione, oltre che la facoltà, per i cittadini, di criticare. Liu si è limitato a fare uso di questi diritti; deve essere liberato” (citazione tratta dal “Westfalen-Blatt di giovedì 11 dicembre 2010, p. 1).
Poiché i delitti imputati a Horst Mahler sono gli stessi, e cioè la critica nei confronti dello Stato – considerata, a quanto pare, una diffamazione della Repubblica Federale di Germania – e l’uso delle libertà legittime, il modo in cui viene pubblicamente presentato il caso Xiaobo non può che significare una cosa sola: la condanna di Horst Mahler a dodici anni di carcere è illegale.
La richiesta di revisione del suo processo è depositata da diverse settimane. Abbiamo motivo di sperare e di attenderci che dopo questa critica categorica, seppur indiretta, nei confronti della giustizia tedesca riguardo a Horst Mahler, questo giudizio vergognoso venga cancellato senza indugi.
Noi chiediamo alle istanze giuridiche menzionate in precedenza di intervenire energicamente in questo caso, soprattutto nel loro stesso interesse. Per ciò che concerne il trattamento inammissibile riservato ai detrattori del sistema, la Repubblica Federale non si comporta meglio della Cina.
Qualcuno potrebbe avere l’impressione che i responsabili politici della Repubblica Federale sono degli ipocriti, allorchè hanno già introdotto una dittatura alla cinese.
Bisogna dunque esigere la liberazione di Horst Mahler per il Nuovo Anno, senza grandi formalità. Ogni nuovo procedimento penale non farebbe che confermare i peggiori timori.
Distinti saluti,
Ursula Haverbeck
Rigolf Hennig
[1] http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/206346

giovedì 23 dicembre 2010

Noi "gente normale" e loro a farci la guerra.

Note a margine della scomparsa di Padoa-Schioppa
di Enrico Galoppini - 21/12/2010
Fonte: cpeurasia


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Dopo la scomparsa di Tommaso Padoa-Schioppa, come c’era da aspettarsi, tutti i media o quasi si sono profusi in elogi a non finire (“scompare un grande italiano”, “un uomo col senso dello Stato” e altre amenità). E chi non l’ha fatto ha risposto a logiche di schieramento, come è altrettanto prevedibile in un’Italia la cui vita politica è ridotta a pura tifoseria calcistica senza alcun interesse per il bene comune.
C’è un elemento, però, che non è stato tenuto nel minimo conto, né dai primi, maggioritari, né dai secondi, minoritari. Quelli come Padoa-Schioppa che cosa hanno in comune con noialtri “gente normale”?
La verità, che chiunque è in grado di realizzare se solo pensa alla differenza tra il suo arrabattarsi quotidiano (con l’incubo del futuro) e la bella vita di Lorsignori, è che gli individui come Padoa-Schioppa non hanno la benché minima cognizione di che cosa sia la vita della “gente normale”. Non che quella abbia l’aureola in testa, sia chiaro, perché al fondo al fondo ciascuno è responsabile della vita che fa. Chiunque, per esempio, stante una situazione che non è possibile modificare né votando né manifestando, può almeno decidere di lavorare meno, guadagnando certo meno, ma riappropriandosi della cosa più preziosa che questo sistema gli toglie: IL TEMPO, per dedicarlo a cose più essenziali – ad esempio la ricerca spirituale – che non necessitano forzatamente di denaro.
Ma la “gente normale” – compresa quella, maggioritaria, in preda alle sirene del “mondo moderno”, che non si dà una scossa di consapevolezza anche in mezzo a questa situazione a dir poco drammatica – a una cosa ha senz’altro diritto: quello di non vedersi rendere la vita sempre più impossibile! E la vita della “gente normale”, specialmente di quella che vive nelle città, è oggettivamente impossibile, tanto è faticosa ed estenuante, anche se la maggior parte di costoro non se ne rende conto (si pensi solo all’inquinamento dell’aria ed acustico, al degrado sociale urbano, al tempo che molti passano incolonnati in macchina o stipati nei bus eccetera eccetera). Anche se poi per quasi tutti arriva il ‘conto’: crisi nervose, scatti di violenza inaudita, perdita di senso della vita ecc., mentre, come affetti da una sindrome che porta a difendere le cause del malessere stesso, continuano a difendere per partito preso – perché ormai identificatisi totalmente per mancanza di altri orizzonti – le stesse ragioni del proprio malessere.

Mi sia concessa una parentesi, perché questo è il nodo irrisolto della politica (e non solo) italiana. L’unico governante che in 150 anni di “unità d’Italia” sapeva qual era la vita della gente “normale” (perché l’aveva sperimentata, né si montò la testa accumulando ricchezze quando assurse a responsabilità di governo) e conosceva le aspirazioni della “gente normale” (un lavoro sicuro, una casa senza dissanguarsi, una famiglia numerosa, una sanità e una previdenza, un’istruzione seria ed autorevole), lo sappiamo tutti chi è stato. Infatti è ancora l’unico che, a distanza di 70 anni (!), è ancora amato (e se è “odiato”, lo è perché in cuor suo chi lo odia lo ama, com’ebbe a dire egli stesso ai socialisti dai quali si separava – per realizzare il socialismo! – quando disse loro: “voi mi odiate perché mi amate ancora”). 
Ognuno lo ama/odia a suo modo, acquistando i dvd in edicola che vanno regolarmente a ruba (chi comprerebbe mai dei dvd su Berlinguer o De Gasperi, tanto per fare degli esempi di politici “democratici”?) o piazzandosi davanti alla tv per assistere a dei documentari zeppi di aggettivi denigratorii (è illogico ritenere che questi documentari di storia in prima serata siano visti da una maggioranza di persone che detestano il soggetto del documentario stesso). Basta infine leggere i benemeriti libri di Pennacchi per capire che Mussolini AMAVA l’Italia e gli italiani: e questo è il requisito prepolitico essenziale per una buona politica a beneficio di tutti.


Invece, di tutta la pletora di camerieri dei banchieri – i politici “democratici” – non resterà alcun ricordo e nessuna tv trasmetterà con successo, dopo 70 anni, alcun documentario su Fini, D’Alema o Casini. Resteranno – e ne paghiamo continuamente le conseguenze – solo i disastri che hanno fatto, che fanno e che faranno perché costoro NON AMANO il popolo italiano. Anzi, lo disprezzano e sono messi lì dal padrone straniero per fare la guerra a noi, scientificamente. 
La cosiddetta gente “normale”, per essi, che hanno fatto proprio il paradigma suprematista anglo-sionista, illusi come sono di far parte degli “eletti” per cooptazione e blandizie, è vista alla stregua di animali parlanti o poco più, che dovrebbero piuttosto ringraziare per questa “manna” che ancora gli viene concessa… Questo è con tutta evidenza il loro atteggiamento, la loro disposizione di base verso noialtri “gente normale”. Ed è logico che politiche attuate da chi parte da simili presupposti siano semplicemente nocive e disumane, tanto più se si considera che questi “politici” agiscono in un quadro nazionale (Italia) e sovranazionale (Europa) cui vige una pressoché totale assenza di sovranità (tranne pochi ambiti, come l’Eni, che infatti intendono smantellare a beneficio dei loro padroni).

mercoledì 22 dicembre 2010

Il primo gioco erotico per Kinect

Un'azienda americana svela il primo titolo per adulti che sfrutta il controller della Xbox. Microsoft si oppone, ma può fare ben poco.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 21-12-2010]
Microsoft Kinect sesso Thrixxx
L'idea di trasformare Kinect in un giocattolo sessuale è apparsa non appena ci si è resi conto che la periferica di Microsoft poteva essere usata indipendentemente da una Xbox.
Il breve tempo trascorso dall'arrivo sugli scaffali è stato sufficiente alla software house ThriXXX - specializzata in titoli dedicati agli adulti - per rilasciare un video dimostrativo di quanto sta realizzando.
Il filmato mostra un videogame in cui il giocatore ha la possibilità di utilizzare una mano per accarezzare - virtualmente - alcune ragazze poco vestite.

Al di là del video, ThriXXX non ha rilasciato ulteriori informazioni sul gioco, mentre Microsoft ha già espresso la propria assoluta contrarietà a questo tipo di applicazioni per Kinect.
"La Xbox è una console per famiglie e non permette che vengano riprodotti contenuti per soli adulti" ha fatto sapere l'azienda.
Nonostante le dichiarazioni d'intenti - che al massimo servono a informare gli utenti del fatto che non ci sarà mai un gioco per adulti su Xbox - Microsoft può tuttavia fare ben poco.
Il videogame di ThriXXX - sempre ammesso che esista davvero, naturalmente - è infatti stato creato non per Xbox ma per un PC conWindows 7, cui Kinect è stato collegato grazie ai driver open source che Microsoft stessa ha dichiarato di apprezzare.
Se quindi anche Microsoft riuscisse a impedire, tramite le vie legali, l'uso della propria tecnologia a ThriXXX, prepariamoci a vedere apparire in Rete molti prodotti equivalenti non sfornati da una software house che i legali di Redmond possano perseguire.

RAIDO – Solstizio d’Inverno

23 Dicembre – Concerto in Roma

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Anche quest’anno la Comunità Militante RAIDO a Roma saluta festosamente il Solstizio d’Inverno aprendo la sua sede ad una festa.
La consueta occasione nella quale scambiarsi gli auguri, alzare le coppe in un clima di rinnovato cameratismo.
L’appuntamento è per Giovedì 23 Dicembre, alle ore 19:00, presso la sede Raido in Via Scirè n.21.
Per l’occasione
AURORA LIVE ACUSTICI
oltre alle solite canzoni presenteranno il loro nuovo album
SULLE SCOGLIERE REMOTE!
…IL SOLE SI STA ALZANDO…
Per info: www.raido.it , www.azionetradizionale.com, http://www.facebook.com/event.php?eid=165173733517170

lunedì 20 dicembre 2010

Eugenio Scalfari scopre “l’acqua calda”. Con il “permesso dei superiori”



EUROPA INFORMAZIONI
antonino-amato800@alice.it

Eugenio Scalfari c’informa sulla speculazione che rischia di travolgerci, facendo scoppiare l’Euro. E, con esso, le Istituzioni europee (1).
Scrive Scalfari: “Il cervello sta al vertice del sistema bancario internazionale e vede insieme sia le grandi banche di credito sia le grandi banche d’affari americane, inglesi, svizzere, tedesche” (1). Ed aggiunge: “In un giorno fisso i capi delle nove banche principali si riuniscono..... Poi tirano le somme e decidono” (1). E conclude: “... fa una certa sensazione apprendere che, nonostante le apparenze, i liberi mercati sono in realtà guidati da un vero e proprio comitato di affari dotato di risorse pressoché illimitate” (1).
Vediamo di tradurre: esiste una congiura di alcuni “rapaci” che succhiano il sangue dei popoli. Costoro hanno “risorse illimitate” perché ottengono “carta stampata” sia dalla FED che dalla BCE a vilissimo interesse. Dopodiché prestano i soldi agli Stati ad interessi crescenti, ad interessi usurai.
***
Tutto vero. La “notizia” sta nel fatto che la dà Scalfari, non un fascistello impenitente. Ma, su questo, rassicuratevi: Scalfari non copia da me né da altri che, su queste cose, hanno scritto meglio di me. Scalfari attinge queste notizie dal “New York Times”. E, dunque, dà voce ai (suoi) superiori. Nessuna meraviglia, dunque, se l’analisi di Scalfari si conclude con il solito pistolotto contro Berlusconi. E dire.........
E dire che la soluzione del problema sarebbe semplice, se i politici europei avessero gli attributi. Domanda: perché la BCE stampa Euro e li presta alle Banche all’interesse dell’1%? Non potrebbe prestarli direttamente agli Stati, partecipando alle aste? Ed invece le banche prendono soldi all’1% dalla BCE e vanno a prestarli agli Stati ad interessi usurai. Perché? Perché i politici (di destra, di centro e di sinistra) sono dei pupazzi nelle mani delle banche.
Se vogliamo risolvere il problema, dobbiamo congedare i politici e nazionalizzare le banche. Se no, non ne usciamo.
Antonino Amato
(1) “Nove banche vogliono dividere l’Euro in due” in “la Repubblica” del 19 dicembre 2010, pagina 1.

domenica 19 dicembre 2010

Panettone amaro per i milanisti

Sabato da dimenticare per i milanisti: l'Inter vince la coppa e Borriello segna il goal dell'ex a San Siro!
E noi festeggiamo la Magica!!

sabato 18 dicembre 2010

Aggiornamenti EURASIA rivista di studi geopolitici

eurasia

Di seguito gli aggiornamenti al sito di "Eurasia" di questa settimana (11-17 Dicembre 2010):
VENERDÌ, 17 DICEMBRE
Turchia: Red Book e politica estera
Valentina Gentile

Il Governo turco ha nei giorni scorsi approvato la nuova versione del documento denominato “Red Book”.
Il “Libro Rosso”, la cui stesura è compito del Consiglio di Sicurezza Nazionale Turco (MGK), viene redatto ogni cinque anni ed il suo principale scopo è quello di identificare le potenziali minacce alla stabilità del Paese.

GIOVEDÌ, 16 DICEMBRE

L'agenda geopolitica di Wikileaks ed il South Stream
F. William Engdahl
Nei mesi scorsi la battaglia tra Nabucco e South Stream ha assunto le dimensioni delle vecchie contese energetiche tra USA e URSS, che infuriavano in Europa Occidentale durante l'era di Reagan. In gioco c'è molto più che gl'introiti finanziari derivanti dalla vendita di gas o dalla costruzione delle condotte. È coinvolto il nocciolo stesso del futuro dell'Europa Occidentale, ed il futuro della geopolitica eurasiatica.

MERCOLEDÌ, 15 DICEMBRE
Kosovo: lo scontro USA-Russia in un'Europa imbelle
Stefano Vernole

“Alla fine degli anni 90 il primo ministro del Kosovo Hashim Thaci era capo di un gruppo criminale in stile mafioso coinvolto in omicidi, pestaggi, traffico di organi e altri reati”: lo dice un rapporto all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa diffuso oggi.

MARTEDÌ, 14 DICEMBRE
Europa e Russia: gas-Ostpolitik
Alfredo Musto
Nella partita del gas ci sono diversi attori e schieramenti. Sembrano essere poche le strategie di massima e molte le iniziative bilaterali o multiple. Poche le converge e molte le divergenze. Particolarmente indicativa è la situazione in Europa.

LUNEDÌ, 13 DICEMBRE
Una nuova geopolitica indiana?
Daniele Grassi
Sono troppe le variabili in gioco per poter azzardare, al momento, previsioni circa le dinamiche geopolitiche che caratterizzeranno il futuro prossimo. Quel che però è certo è che in Asia si sta assistendo ad una netta ridefinizione degli equilibri di forza e nessuno degli attori coinvolti lascerà nulla di intentato per spuntarla sugli altri.
...E tanti altri articoli sono disponibili sul sito.
Le ricordiamo che è attualmente disponibile in libreria l'ultimo numero di "Eurasia" (2/2010) dedicato a l'Italia: 150 anni di una piccola grande potenza
Inoltre da oggi sino al 15 Gennaio 2011 a chi sottoscrive un abbonamento alla nostra rivista, "Eurasia" regala un libro fino a un massimo di 30 € complessivi di risparmio! La rimandiamo qui per ulteriori dettagli.
Buona lettura!
la Redazione
invPer consultare gli archivi della Lista di diffusione Eurasia {cliccare}
Per contattarci per email {cliccare}

venerdì 17 dicembre 2010

Stallman: Chrome OS è per gli stupidi

Il fondatore della FSF: "Il cloud computing serve solo a far perdere il controllo sui dati".
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 15-12-2010]
Richard Stallman contro Chrome OS careless computi
A Richard Stallman, il fondatore della Free Software Foundation prossimamente in Italia, il cloud computing non è mai piaciuto.
È quindi abbastanza ovvio che Chrome OS, il sistema operativo che Google sta creando principalmente per i netbook e che porta al massimo il paradigma del cloud computing, non incontri il suo favore.
Stallman spiega, però, anche i motivi di questa contrarietà: "Negli USA si perde ogni diritto legale se si conservano i propri dati sulle macchine di un'azienda anziché sulle proprie".
"La polizia" - continua Stallman - "deve esibire un mandato di perquisizione per ottenere i dati da un privato; ma se i dati sono conservati sul server di un'azienda, il privato potrà non saperne mai niente".
Il fatto che con Chrome OS tutti i dati si spostino sui server di Google non può quindi andare a genio a Stallman il quale, anziché di cloud computing, preferisce parlare di careless computing (computing negligente).
Chrome OS - e tutto il cloud computing - in definitiva è per gli stupidi."Immagino che molte persone continueranno a migrare verso il careless computing, perché ogni minuto nasce uno stupido. E il governo degli USA potrebbe incoraggiare la gente a mettere i propri dati laddove il governo stesso possa poi sequestrarli senza dover esibire un mandato".
L'unico lato positivo di Chrome OS, secondo Stallman, è che alla base ci sia GNU/Linux. "In sostanza, Chrome OS è il sistema operativo GNU/Linux. Ma è distribuito senza le solite applicazioni e manipolato in maniera tale da scoraggiare l'installazione di applicazioni".

Scrittrice critica la pirateria degli e-book ma scarica gli Mp3

Anne Ragde si scaglia contro chi le leva il pane piratando i suoi libri. Ma poi compra borse false e scarica musica.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 14-12-2010]
Anne Ragde Pirateria MP3 e-book
Anne Ragde
Anne B. Ragde è una scrittrice norvegese, autrice di libri per bambini e ragazzi.
Di recente ha avuto modo, tramite un'intervista concessa a un quotidiano, di dire la propria contro la pirateria, in particolare - ovviamente - contro quella dei libri elettronici.
"La pirateria mi fa una paura da morire. Non so che dire. Di notte non dormo a causa sua" ha dichiarato la scrittrice, precisando di aver calcolato di aver perso "mezzo milione di corone (circa 63.000 euro) per colpa della copie pirata dei miei libri, e forse di più".
Ci si aspetterebbe che una persona così atterrita dalla sola idea della pirateria abbia di conseguenza un comportamento integerrimo, tanto più se la stessa persona ha dichiarato "Non riesco nemmeno a concepire l'idea che qualcuno rubi qualcosa. Penso ai musicisti norvegesi che tengono concerti dal vivo. Non abbiamo altro su cui vivere se non i prodotti fisici".
Invece, Anne Ragde ha le proprie debolezze. Per esempio, nella stessa intervista ammette con una certa facilità di aver acquistato una falsa borsa di Prada. Perché? Perché l'originale costa troppo, il che è esattamente la stessa motivazione che accampa chi pirata gli e-book.
Le sorprese però non finiscono qui. Durante l'intervista, infatti, il figlio della scrittrice, Jo, viene per così dire in aiuto della memoria della madre, ricordandole senza mezzi termini: "Hai piratato una collezione di MP3. Abbiamo copiato le prime 1500 canzoni da un posto e altre 300 da un altro".
La povera paladina della legalità non ha potuto far altro che ammettere: Sì. C'era parecchia roba sull'iPod" che tiene nel cottage usato per le vacanze.
In seguito alla pubblicazione dell'intervista la Ragde ha cercato di correggere il tiro, spiegando che le sue affermazioni erano state riportate fuori contesto e che in realtà la colpa delle canzoni pirata doveva ricadere sul figlio, mentre lei aveva sempre combattuto la pirateria musicale.
"Quello che c'è sull'iPod non rappresenta la mia relazione con l'industria musicale e i prodotti che genera. Io pago per la mia musica" ha dichiarato la scrittrice, promettendo che a Natale cancellerà tutti i brani presenti sull'iPod.

giovedì 16 dicembre 2010

Nespoli racconterà su Twitter i sei mesi nello spazio

Paolo Nespoli sta per raggiungere la ISS. Ogni giorno invierà alla Terra un tweet e una foto.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 16-12-2010]
Paolo Nespoli ISS Twitter
Astro_paolo sta volando verso la Stazione Spaziale Internazionale all'interno di una capsula Soyuz e, a quanto dice l'ESA, tutto va per il meglio.
Astro_paolo è l'account su Twitter di Paolo Nespoli, l'astronauta italiano che passerà i prossimi sei mesisulla ISS, dove dovrebbe arrivare questa sera verso le 21.30.
Nespoli non taglierà i ponti con la Terra, però: ha promessoinfatti di "inviare a terra ogni giorno un twett e una foto", ispirandosi agli astronauti che l'anno preceduto anche nel nick.
"Su Twitter mi sto divertendo a giocare con le immagini e lo trovo molto interessante" ha spiegato Nespoli prima di partire " è un modo per avereun contatto diretto con chi è interessato allo spazio, o anche con chi è solo curioso e vuole saperne di più".
Oltre a comunicare con chi è rimasto sulla superficie del nostro pianeta, astro_paolo seguirà i 30 esperimenti in programma nei prossimi mesi e sarà il leader della parte non russa della Stazione Spaziale.
L'ultimo tweet di Nespoli, inviato ieri prima di decollare, diceva:"Volare, oh, oh, cantaree, oh, oh, oh, oh. Inseguiamo assieme i sogni! A presto...".
Qui sotto, un video in cui Paolo Nespoli parla dell'esperienza che lo attende sulla ISS.

COME SI ARRIVERA’ AL GIORNO...

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DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info
Come si arriverà al giorno in cui un commando di tre persone attende Mario Draghi all’uscita della sede del Financial Times a Londra e lo ammazza con due colpi alla testa?
Come si arriverà al giorno in cui una donna portoghese tornerà da un viaggio in Marocco e si farà saltare in aria nella hall della Banca Centrale Europea al passaggio di Angela Merkel e di Wolfgang Shauble?
Come si arriverà al giorno in cui Sergio Marchionne sarà accoltellato da un impiegato Fiat in un ristorante di Roma?
Come si arriverà al giorno in cui uno scrittore poserà le dita sulla sua tastiera e scriverà ciò che oggi ancora non si deve scrivere, e cioè che l’unico atto rimastoci per non morire da vermi, l’unico che ci è stato lasciato dal Potere, è di dare la nostra vita mentre spegniamo quella dei criminali di massa come Draghi, Merkel, Shauble, Marchionne, Cameron, Blankfein, Juncker, Amato, Alesina, Trichet, Attali, Barroso e i loro soci? Perché siamo vicini, molto vicini badate bene, al destino dei ribelli islamici che oggi conosciamo come irragionevoli folli sanguinari, e che invece sono come noi, cioè voci cui non fu lasciata altra voce se non quella di immolarsi in atti di cieca disperazione.
Questo fa il Potere, che si chiami Impero americano e sionista, o che si chiami Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea, Gruppo Bilderberg e mercati di capitali coi loro sacerdoti di cui sopra, esso ti schiaccia, ti tortura, ti dissangua, t’inganna, ti umilia, e ti prende per i fondelli con la menzogna dei mezzi di lotta democratici fino al punto in cui l’individuo si trova talmente senza voce, talmente disperato, talmente soffocato dai muri di gomma da prendere un’arma, un coltello, una cintura di esplosivi e reagire nell’unico modo che lo stesso Potere gli ha lasciato.
E quando questo accadrà, il Potere invertirà i ruoli di vittima e carnefice ed ecco che Hamas non è più l’erede brutale di 80 anni di sevizie assai più brutali a un intero popolo; Hamas è il terrorista. E i tre uomini che sparano a Draghi non sono più il  parto orrendo di un orrore ancora più grande, cioè milioni di persone spolpate vive per il profitto di un centinaio di miliardari; essi sono i terroristi.
La domanda rimane: come si arriverà a quei giorni? Leggete sotto come ci si arriverà.
Scrive il Prof. Robert E. Prasch, economista del Middlebury College, USA:
“L’Irlanda poteva semplicemente dichiarare il fallimento, rinegoziare il suo debito e far capire ai suoi creditori che l’alternativa era prendere o lasciare un’offerta unilaterale del governo di Dublino.
Ma il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la UE hanno intuito questa via d’uscita e hanno inserito nei termini per il ‘salvataggio’ dell’Irlanda la pretesa che il suo governo si giocasse come garanzia per gli investitori i soldi del Fondo di Riserva delle Pensioni Nazionali Irlandesi… detto in parole povere, la sopravvivenza dei pensionati d’Irlanda sarà ostaggio di questo accordo.”
E poi: “Non deve sorprendere venire a sapere che fra le condizioni del medesimo accordo di ‘salvataggio’ d’Irlanda ci siano dettagli inspiegabili come l’obbligo per le famiglie di dotare ogni casa di un contatore dell’acqua a unità separate, precondizione essenziale per la privatizzazione del servizio. O la riduzione dei già miseri stipendi minimi.
Cos’hanno a che fare i contatori dell’acqua e gli stipendi minimi con le frodi bancarie, le deregulation, e la condotta folle del governo che hanno creato e nutrito questa crisi?
Li hanno incastrati: il FMI, la UE e il governo di Dublino sono d’accordo che la via migliore è di smollare i rischi e i costi associati col salvataggio delle banche a coloro che non c’entrano nulla con quella frode e che ne hanno beneficiato zero.
” E ancora: “Gli appiopperanno più tasse e più alte, abbasseranno gli stipendi dei dipendenti pubblici, alzeranno le rette per gli studenti, crollerà l’assistenza ai poveri e ai disoccupati, saranno tagliati i benefici alle famiglie con bimbi piccoli, mentre saranno salvati i gruppi di ricchi, le corporations, quasi tutti i dirigenti di banca e gli speculatori stranieri.
” Infine: “Senza dubbio i banchieri e i burocrati del Fondo Monetario Internazionale e della UE hanno colto nella crisi irlandese un’opportunità eccezionale… di imporre agli irlandesi una politica economica decisa da un potere non eletto e fuori controllo, esattamente come sotto l’egemonia britannica dell’800… Il capitalismo della catastrofe è approdato in Irlanda.”
Per favore, rileggete, pensando che stiamo parlando di esseri umani come me e come te, che hanno una sola vita, e in questa sola vita si giocano tutta la già minima quota di speranza, di amore, di autostima, di bene per i propri figli, un poco di gioia magari ogni tanto, prima che una malattia o la sofferenza gli spengano le luci. Non avranno una seconda chance, questa vita è tutto ciò che hanno, ma cento uomini nelle stanze del loro potere hanno deciso, per profitto, che milioni di loro, e i loro figli, devono schiattare da vivi, piangere, sentire il degrado, la melma della precarietà alla gola sempre… e poi morire. Ci può essere una cosa più infame?
Per favore, rileggente, sapendo che arriveranno anche qui, perché il piano del colpo di Stato finanziario europeo lo prevede in termini certi. Funziona così, badate alla perversa frode con cui ci ammazzano: l’agenzia di rating Moody’s (dà le pagelle ai governi e chi sgarra sanguina) viene istruita di abbassare il voto dell’Italia;
immediatamente i titoli di Stato emessi dal nostro Tesoro dovranno pagare un tasso di interesse più alto perché chi li compra ha visto la bocciatura di Moody’s e non si fida più di noi, quindi per comprarli pretende di guadagnarci di più; poiché non abbiamo più moneta sovrana, cioè usiamo l’euro prendendolo in prestito dai mercati privati, pagare interessi più alti significa per noi doverci indebitare ancor di più; ma di nuovo i mercati si allarmano perché temono che facciamo bancarotta e questo significa per Roma “cadere vittima di una spirale di bocciature (da parte di Moody’s) che portano ad ancora meno fiducia dei mercati, che porta ad ulteriori bocciature, che portano a tassi sui titoli di Stato ancora più alti e così fino al collasso” (Financial Times). Non se ne esce, impossibile.
Nel panico da crash finanziario, il governo di Roma, come quello di Lisbona, Madrid, Atene ecc., deve accettare l’arrivo dei tecnici del FMI, e… la ricetta è quella di Dublino, sangue dei cittadini, pacchia per i manager e privatizzazioni selvagge del nostro bene pubblico nelle tasche degli speculatori.
Uno dei loro sicari, Barclay’s Capital, lo scrive nero su bianco: “(Lo Stato) evita di dover vendere questi titoli solo se accelera le privatizzazioni.”
Tutto questo orrore, che già ha soffocato un’enorme fetta di economia italiana - aziende, lavoro, posti pubblici, stipendi pubblici, servizi, istruzione, precari…-  e che nei prossimi 5 anni ci farà conoscere il più devastante attacco ai salari della Storia moderna, proviene, lo ricordo, da una pianificazione di 70 anni da parte delle elite finanziarie che è culminata con l’introduzione dell’euro come arma finale per lo sventramento di ogni residua sovranità dello Stato nel creare ricchezza per i propri cittadini (si legga Il Più Grande Crimine).
La realtà è che ogni singola parola spesa dai criminali che ho citato all’inizio e dai loro soci mira precisamente all’opposto di ciò che dichiarano, cioè mira a stringere ancora di più la spirale di collasso finanziario degli Stati descritta dal Financial Times poco sopra.
Ma intanto i media ci dicono che Wikileaks è la notizia! che Berlusconi è la crisi!, che Obama è la speranza!
Mario Draghi, in un inglese robotico, ha appena declamato in un’intervista video al massimo quotidiano finanziario della City di Londra che “… si devono rendere le regole già esistenti ancora più stingenti, più severe. Sanzioni, costi politici e sanzioni finanziarie devono diventare misure praticamente automatiche, così da dare alle nazioni con politiche deboli, incapaci di fare la cosa giusta, la forza per correggersi.
Draghi, criminale falsario, usa le parole vere: fare la cosa giusta come impegnare i soldi guadagnati in una vita di lavoro da milioni di pensionati per garantire i profitti degli speculatori che hanno ‘cucinato’ questa catastrofe economica mondiale con la complicità tua, di Moody’s, di Giuliano Amato, della Goldman Sachs di New York cui tu rispondi quotidianamente e che ti ha creato, e dove un infame uomo che risponde al nome di Lloyd Craig Blankfein ha detto, mentre milioni di esseri umani perdevano la casa, la salute, il futuro dei figli nella loro unica vita, che “Goldman Sachs fa il lavoro di Dio.
Fare la cosa giusta come illudere decine di migliaia di operai italiani che la Fiat li tutelerà, quando la Fiat del criminale Marchionne sa benissimo che si prospetta non solo il collasso dei salari di tutti gli operai europei, ma anche la dismissione totale del lavoro umano dalle catene di montaggio di tutti gli stabilimenti.
Fare la cosa giusta come impedire allo Stato dei diritti nato dal pensiero illuminista di usare la moneta sovrana per fare ciò che lo Stato deve fare: spendere a deficit per creare ricchezza nei cittadini, mentre tu e i tuoi soci criminali avete sottratto all’Italia di noi umani 457 miliardi di euro di ricchezza in 2 anni, e lo hai pubblicato tu nei tuoi bollettini di Banca d’Italia il 16 dicembre 2009. Fare la cosa giusta come sedere di fronte a una telecamera con la tua voce robotica che copre le mattine, le sere e le notti di milioni di vite spezzate per il tuo e per il vostro profitto. Criminali.
Mi chiedevo all’inizio come si arriverà al giorno in cui… Una cosa la so per certa Draghi: “… e in quanto a voi, sentite bene quel ch’io vi prometto. Verrà un giorno…”
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=199
16.12.2010

mercoledì 15 dicembre 2010

Paolo Signorelli e' stato cremato


Il giorno 11 dicembre 2010 è stata effettuata come da volontà la cremazione di Paolo Signorelli. Le sue ceneri sono state lasciate al vento sui resti del Tempio di Apollo in cima al Monte Soratte. I suoi milites e i suoi familiari l'hanno salutato con la seguente formula:
"Ecco là io vedo mio padre,
ecco là io vedo mia madre e le mie sorelle e i miei fratelli,
ecco là io vedo tutti i miei parenti defunti, dal principio alla fine.
Ecco, ora chiamano me,
mi invitano a prendere posto in mezzo a loro nella sala del Valhalla,
dove l'impavido può vivere per sempre".

In alto i cuori!

Openleaks, arriva l'emulo di Wikileaks

di Lorenzo Gennari

Openleaks, arriva l'emulo di Wikileaks

martedì 14 dicembre 2010
Il progetto OpenLeaks è quasi pronto. Sarà gestito dall'ex numero due di Wikileaks Daniel Domscheit-Berg e fornirà un luogo anonimo nel quale depositare informazioni scottanti per poi passarle ai media
Il concorrente interno a Wikileaks sta per aprire i battenti. Il progetto è nato dall'idea dei molti fuoriusciti dall'organizzazione di Assange, che lo accusavano di aver monopolizzato Wikileaks per farne sponsor della propria persona.
Gli scopi di OpenLeaks.org, questo il nome del sito, sono identici a quelli del suo predecessore, ma ad essere diversi saranno i metodi: OpenLeaks infatti permetterà sempre la pubblicazione di informazioni riservate, ma non direttamente e cioè, i suoi server saranno semplicemente a disposizione per la custodia del materiale, permettendo ad altri di prelevarlo e quindi di renderlo pubblico su ogni altro tipo di media.
Ad oggi, la home page del nuovo arrivato è ancora una pagina con un logo e una scritta "coming soon", ma non si tratta affatto di un progetto improvvisato poiché, già a fine ottobre, erano state poste le basi per la struttura del sito. Stando alle informazioni del quotidiano svedese Dagens Nyheter, che aveva messo le mani su un documento interno dell’organizzazione fondata da Domscheit-Berg, OpenLeaks.org avrebbe inoltre arruolato diversi volontari di Wikileaks, critici nei confronti dell'operato di Assange.
L'obiettivo della nuova organizzazione è infatti quello di operare come intermediario, in tutto e per tutto neutrale. In questo modo gli interessati riterrebbero di non dover subire la pressione politica cui è al momento sottoposta Wikileaks; per convincersene basti notare come la rabbia dei politici, attualmente, non sia indirizzata contro i giornali che hanno pubblicato il materiale di Wikileaks.
Intanto, Domscheit-Berg ha commentato le accuse di stupro in ragione delle quali la Svezia vuole ascoltare Assange. «Se predichi trasparenza agli altri, devi cercare di essere trasparente anche tu. Devi impegnarti a soddisfare gli stessi standard che ti aspetti dagli altri, ed è proprio su questo aspetto che filosoficamente la direzione mi sembra cambiata». Il portavoce di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, non ha voluto commentare i diverbi tra Assange e gli altri membri di Wikileaks, ma ha detto di considerare positivo il lancio di un nuovo sito, perché «più siamo e meglio è».

martedì 14 dicembre 2010

Berlusconi 1 - Fini 0

Pur nella mia più totale disistima dell'uomo ma, soprattutto, del politico Berlusconi e della totale avversione alla politica del Pdl, oggi sono veramente felice per lo "schiaffo" che ha preso il buon Gianfranco!

Giustizia.it, online vetrina prodotti dal carcere

Giustizia.it, online vetrina prodotti dal carcere
di Lorenzo Gennari

 

lunedì 13 dicembre 2010
Un esperimento di marketing da parte dell'amministrazione penitenziaria ha portato alla realizzazione di un vetrina online dei prodotti realizzati dai carcerati e in vendita tramite Internet o negli spacci delle case circondariali
Prodotti enogastronomici legati al territorio, con caratteristiche tipiche, come i formaggi e l'olio sardi, il vino di Velletri, i dolci di Siracusa; articoli di alta qualità artigianale, dalla pelletteria alla cartotecnica; oggettistica, borse e bijoux di ecodesign. Sono alcuni dei prodotti realizzati in vari istituti penitenziari e presenti in una vetrina online pubblicata sul sito del Ministero della giustizia, un primo esperimento di marketing per promuovere le produzioni di qualità create nelle carceri.
L’iniziativa ha interessato finora 36 istituti penitenziari, divisi in 27 case circondariali e 9 case di reclusione e l'ospedale psichiatrico giudiziale di Barcellona Pozzo di Gotto (ME). Nel sito, la produzione è mostrata divisa sia per categoria, sia per zona di provenienza. Nella vetrina sono indicati, oltre alle caratteristiche dei prodotti e al luogo di produzione, i punti vendita e le modalità per gli acquisti online.
L'attività finora svolta ha già dato vita a diverse linee di oggetti/accessori che, in alcuni casi, sono diventate addirittura dei marchi. Si tratta, ad esempio, di "Made in carcere" o di "Design in gabbia". Il primo coinvolge le donne detenute nel carcere di massima sicurezza di Borgo S. Nicola di Lecce, il secondo è un progetto finanziato dalla Regione Veneto per l'anno 2010 che si svolge all'interno della Casa Circondariale maschile di Santa Maria Maggiore a Venezia.
Tutti i nomi dei prodotti nella vetrina virtuale richiamano in qualche modo la condizione di reclusi nella quale si trovano questi speciali lavoratori. Pertanto si va dai vini "Il fuggiasco", "Valelapena", "Il Recluso Bianco", "Sette Mandate" o "Fresco di galera" alla Borsa "Rebibbia fashion" o le praline "Dolci libertà", dal formaggio "Galeghiotto" alle cartelle "Ora d'Aria".
La maggior parte dei prodotti può essere acquistata nei punti vendita delle case circondariali, mentre in alcuni casi è possibile anche l'acquisto online, sia tramite sito esterno, sia tramite ordine via email o telefonico. I prezzi sono generalmente nella media.

lunedì 13 dicembre 2010

Il client Torrent per un P2P decentrato

Non servono più tracker né motori di ricerca: con Tribler tutto avviene direttamente tra i client.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 12-12-2010]
Tribler BitTorrent decentrato
Foto via Fotolia
Nonostante da tempo i client che usano il protocollo BitTorrent si stiano muovendo verso soluzioni decentralizzate (con soluzioni come Peer Exchange - PXE - e Distributed Hash Tables - DHT) è ancora quasi indispensabile passare per un motore di ricerca dedicato, se si vogliono trovare i file da scaricare.
Con l'ultima versione di Tribler, la 5.3, anche questa necessità viene a cadere: tutto si svolge tra gli utenti del software, in maniera davvero decentrata poiché non esiste più la dipendenza da un singolo nodo per alcuna funzione.
Avviando Tribler il programma si connette alla Rete cercando altri Tribler in esecuzione: trovatili, vi si connette scambiando le informazioni sull'utente (l'avatar, la lista degli amici, la cronologia dei download - che l'utente può disabilitare) poiché l'intento dei suoi creatori è anche dare vita a una social community.
Compiuta questa fase riceve le informazioni sui file disponibili in rete, che possono così essere ricercati direttamente dall'interno del client.

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